Andrea Sorrentino, la Repubblica 12/10/2013, 12 ottobre 2013
CALCIO, AMORE E FANTASIA LANCIANO SOGNA LA A “QUI SI VINCE COL LAVORO”
[Valentina Maio]
Le pallotte cace e oves frigolano nei pentoloni delle osterie, regalando gioie olfattive, dentro il borgo antico che si arrampica sul fianco della collina. Traffico placido, quieti rumori di sottofondo. Fuori città, vallate che bucolicamente grondano viti e ulivi, arrivando fino a Pescara. Nella poetica del piccolo centro, opposto al grande centro e per definizione condannato all’anonimato, c’è una turbativa improvvisa. Poco fuori dal borgo, allo stadio “Guido Biondi”, una squadra di calcio si allena con metodi moderni: giocatori in bilico sugli skateboard per migliorare la reattività delle caviglie, sedute di lavoro scrupolose, ore davanti al maxischermo per rivedere errori e correggere difetti. E’ il Lanciano di Marco Baroni, primo in B dopo 8 giornate, un budget da poco più di 5 milioni all’anno. Un sogno o un miracolo. «Ma quale miracolo. La nostra è cultura del lavoro», tuona Valentina Maio: è la presidentessa, nonché figlia di Franco il patron (industriale nel ramo dello smaltimento rifiuti, con annessi problemi e problemini), nonché sorella di Guglielmo che è l’ad, nonché moglie di Manuel Turchi che fa l’attaccante, nonché mamma di Francesco, 7 anni, che fa il raccattapalle. Lei ha 31 anni, due figli, è (quasi) bionda e bella e di gentile aspetto, esibisce look appariscenti e tatuaggi colorati, gira con un cagnolino al guinzaglio che ricorda tanto Dudù ma in realtà si chiama Dollaro, insomma fa parlare di sé in giro: «Ma il mondo del calcio è sempre stato carino con me. Dirigenti, giocatori, i tifosi delle altre squadre: mai una mancanza di rispetto. Per una donna carina è sempre tutto più difficile, devi dimostrare di essere anche brava e intelligente. Ma io credo nella meritocrazia, chi vale alla fine esce fuori».
Da quanto tempo la giostra gira, presidentessa Maio?
«Cinque anni. Il club stava fallendo. Abbiamo ascoltato il grido di dolore della città e ora la ringraziamo, perché gli abitanti di Lanciano sono il nostro valore aggiunto».
Il primo acquisto dei Maio fu Manuel Turchi, incidentalmente all’epoca il suo fidanzato...
«Ci eravamo conosciuti per caso. Il calcio non mi interessava, seguivo solo le partite di Manuel. Poi mio padre rilevò il Lanciano e Manuel si fece avanti... io non c’entro, il contratto lo firmò con mio fratello...».
Certo, ci crediamo. Scherzi a parte: a casa come va, con questo intreccio di ruoli?
«Fuori di casa lui è il giocatore e io il presidente, anche se a volte mi tocca discutere con lui anche dei premi; in casa io moglie e lui marito, o mamma e papà. Ma il calcio fatalmente entra anche lì: quando perdiamo, in casa non parla nessuno, tutti stanno per conto proprio... Se si vince però, tutti a cena fuori».
Lei che presidentessa è?
«Molto operativa, sempre vicina alla squadra. E’ una passione cresciuta col tempo. Mi piace instaurare un rapporto coi giocatori e con il tecnico: è gente che vive grandi emozioni e le sa trasmettere al pubblico, fanno il lavoro più bello del mondo. I miei punti di riferimento sono Valentina Mezzaroma e Rosella Sensi».
Dunque non è un miracolo, questo Lanciano?
«Macché. C’è dietro del lavoro, non siamo primi in classifica a caso. Baroni è un grande professionista, ha cultura del lavoro. Poi c’è un ds bravissimo come Luca Leone, che ha affiancato giovani di valore alla vecchia guardia: finché ci saranno i Maio ci sarà lui. In B ci sono club che investono il doppio di noi - papà ha imposto un budget perché qui non si buttano soldi - ma abbiamo progetti per il futuro, a cominciare dal nuovo stadio che potrebbe partire tra 6-8 mesi: l’architetto è lo stesso dello Juventus Stadium».
La serie A è un sogno o...?
«Lasciamo sognare i tifosi, noi dobbiamo rimanere coi piedi per terra e pensare per ora alla salvezza. Ma in serie A vorremmo andarci, perché se sei in ballo vuoi ballare e poi il prestigio personale ha la sua importanza: mica siamo come il presidente di quel film, l’Allenatore nel Pallone, che preferiva la B alla A...».
L’allenatore e il giocatore dei sogni?
«L’allenatore Marco Baroni e il giocatore... Manuel Turchi».
Non vale. Osi di più.
«Mi è molto simpatico Mourinho: acido se vuole esserlo, ma intelligentissimo e in totale controllo di tutto».
Dollaro abbaia, è ora di pranzo. E poi ci sono i bambini da andare a prendere a scuola. La presidentessa ci va in bicicletta, su e giù per il borgo. Viva il piccolo centro.