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 2013  ottobre 14 Lunedì calendario

«GIU’ LE MANI DA TROISI»

Tra pochi giorni inizieranno le riprese della fiction Ricomincio da me, prodotta da Pietro Valsecchi per Mediaset e dedicata a Massimo Troisi. Nel ruolo del compianto attore e regista, Fabio Troiano. Valsecchi ha dichiarato che tutti gli artisti vicini a Troisi hanno dato il loro contributo all’operazione con preziose testimonianze. Lello Arena (da domani in scena al Quirino, Arpagone nell’Avaro di Molière), carissimo amico di Troisi, in diversi film al suo fianco e, insieme con Enzo De Caro, partecipe della straordinaria avventura della Smorfia, nega di aver dato un qualsiasi contributo alla fiction. Non solo. Si dice assolutamente contrario a un «progetto inutile e pericoloso che vuole ridimensionare la vita entusiasmante di un uomo e di un artista che occupa un posto saldo nel cuore e nella memoria di tutti gli Italiani».
La fiction, quindi, non ha avuto la famosa «benedizione» degli amici e dei colleghi più vicini a Troisi?
«Io sono completamente estraneo. Quando ho parlato con Valsecchi, tempo fa, ho cercato persino di fargli capire che si tratta di un’operazione rischiosa da molti punti di vista. I film, il repertorio della Smorfia e tutto quello che Massimo ci ha lasciato già raccontano benissimo Troisi. La sua vita unica, piena di colpi di scena e di poesia, non merita di essere ridotta ad un prodotto che di certo ha scopi del tutto diversi da quello di celebrare un artista».
Nel film ci sarà anche un attore ad interpretare Lello Arena...
«Non posso far riferimento agli attori chiamati a ricoprire i vari ruoli. Posso però affermare con determinazione che Massimo è irrappresentabile».
Da domani sarà in scena con L’Avaro al Teatro Quirino. Perché Molière?
«Ci sono sempre molte buone ragioni per portare in scena un classico. Nonostante la drammaturgia contemporanea si dia molto da fare, spesso le grandi penne del passato sanno raccontarci chi siamo e sanno rispondere al presente meglio di chiunque. Ho già interpretato George Dandin, il marito cornificato che chiede dignità e riconoscimento sociale per le sue corna e Orgone nel Tartufo. L’Avaro è il mio terzo ruolo come lo è stato per Molière attore: a pensarci mi tremano i polsi...»
Una compagnia di giovani e una produzione indipendente.
«Potrei recitare da solo, ma quale sarebbe il messaggio? Oggi più che mai è necessario che operatori e artisti trovino una coesione per sostenere le nuove generazioni. Portare in scena un classico con una compagnia di interpreti giovani, che saranno i protagonisti di domani, ha per me una valenza sociale».
Nei primi tempi ha sostenuto gli occupanti del Teatro Valle, poi cosa è successo?
«Ho sostenuto il movimento di protesta fino all’estate scorsa. Me ne sono allontanato quando ho capito che il progetto aveva perso la sua missione iniziale. L’utopia può salvare il teatro da un pericolo immediato, ma qui la questione è diventata “occupo quindi è mio”. Non posso più essere d’accordo. Gli occupanti adesso devono solo lasciare che il Valle torni ad essere quel bene comune che è sempre stato».