Francesca Basso, Corriere della Sera 12/10/2013, 12 ottobre 2013
TREMONTI: PIANI REALISTICI O APPROVEREMO UN’ALTRA FINANZIARIA-BANCOMAT
«Per due anni si è parlato solo di numeri, per un anno si sono fatte solo parole. Per due anni si è parlato di economia, da un anno solo di politica. Tra i due eccessi opposti sembrerebbe arrivato il momento dell’equilibrio». Ma per Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia nei governi Berlusconi, ora senatore nel gruppo Grandi Autonomie e Libertà, c’è il rischio che le parole continuino ad avere il sopravvento sui numeri: «Le parole – spiega – sono molli anche quando hanno la forma isterico-ultimativa di un diktat o l’impegno di un discorso solenne in Parlamento. Sono i fatti che sono duri e più duri ancora dei fatti sono i numeri».
Si riferisce ai numeri della legge di stabilità che sarà presentata martedì? Rappresenterà il punto di equilibrio?
«Se la stabilità è il fine di questa legge, c’è il rischio che non sia il mezzo sufficiente. Quella che si andrà a fare il 15 ottobre non sarà la legge di stabilità composta da sole tabelle come per legge, ma sarà il ritorno di una finanziaria stile Prima Repubblica. Dal 2008 in poi lo schema collaudato è stato decreto legge con fiducia prima dell’estate con le sole tabelle a seguire in autunno. Ma oggi sembra molto diverso, non c’è stato il decreto in giugno e siamo in ritardo anche sullo schema classico delle vecchie finanziarie, che si preparavano già in agosto e settembre. Ora tutto sembra caratterizzato da un alto tasso di ritardo e incertezza».
Quali sono i rischi?
«Stiamo parlando di una manovra – dare, avere, conservare, cambiare – che va verso i 20 miliardi e che dovrà essere definita entro martedì. Eppure non sono neppure chiari i contenuti del decretino da 1,6 miliardi licenziato nei giorni scorsi. Per inciso, non c’è solo da impostare la finanziaria 2014 ma ancora da chiudere il 2013. Considerando l’andamento avverso dell’economia, il brutto fabbisogno finanziario, la fallacia di parte delle manovrine fatte finora, è ragionevole pensare che non solo si debba scendere da un 3,3-3,4% tendenziale di deficit, ma che si debbano comunque aggiungere fondi per gli ammortizzatori sociali, per le voci “impreviste” tipiche dell’autunno e forse anche per la misteriosa copertura delle missioni. Infine c’è la seconda rata Imu. Il tutto cuba sui 5-6 miliardi da definire prima ancora della manovra 2014».
E per il 2014?
«Non ti siedi al tavolo di una legge di stabilità/finanziaria se non hai in tasca da 5 a 7 miliardi per il cosiddetto “quadro emergenziale”: dall’iva autotrasporto ai libri di testo, dal fondo disabili all’università, agli lsu scuola (lavori socialmente utili, ndr). Un lunghissimo elenco di voci relativamente piccole, ma è la somma che fa il totale. Poi si devono aggiungere le richieste dei ministeri a partire dalle Infrastrutture che hanno subito un taglio “provvisorio”. In aggiunta si apre un blocco di partite complicate: si rinnova quest’anno il patto per la salute. Va aggiustato il patto di stabilità interno dei governi locali, scade il blocco dei contratti del pubblico impiego. Vanno rifinanziati gli ammortizzatori sociali. È difficile che questo blocco sia gestito al risparmio, potrebbe fare 4-5 miliardi, forse un po’ meno».
E poi ci sono il taglio al cuneo fiscale e il nodo Imu.
«L’idea è giusta ma non è ancora chiaro come si finanzia. Si parla di aumento della benzina, di aumento delle aliquote Iva “sociali”: ho sentito fare ragionamenti del tipo “sul pane non lo nota più nessuno perché ci sono tanti tipi di pane”. Come Maria Antonietta con le brioches . In ogni caso non getta più di 2 miliardi e sarebbe comunque più che una partita di giro una partita di raggiro. La partita dell’Imu invece vale 4 miliardi. Toglierli come Imu e metterli come Service Tax o dintorni? Ci sono le sentinelle antitasse, dovrebbero stare attente a non addormentarsi! Di sicuro non si addormentano i cittadini contribuenti, non basta cambiare nome più o meno alla stessa tassa. Il tutto cuba più o meno 20 miliardi e non c’è molto tempo da qui a martedì».
Cosa aspettarsi?
«Ci sono oggettive complessità. Il mio primo auspicio è che il 15 ottobre ci sia un testo serio e strutturato, fatto da numeri definiti e realistici».
Ci sarà la discussione parlamentare?
«Spero che in Parlamento non si faccia la replica delle vecchie finanziarie quando c’era l’assalto della diligenza. Ora il rischio è piuttosto di un’ordinata coda di destra e sinistra insieme davanti al bancomat del governo».
Cosa prevede nei prossimi mesi?
«Ciò che spero è che questa finanziaria si chiuda in modo ordinato. Ciò che purtroppo è prevedibile è che non basti e che il 2014 renda necessari altri interventi».
Come giudica l’operazione Alitalia? È uno di quei casi in cui, come dice lei «il mercato finché si può, lo Stato quando è necessario»?
«Sì e con un’aggiunta. Nel 2001 quando dopo l’11 settembre l’Europa vietava gli aiuti di Stato alle aerolinee dichiarai in Consiglio:sono venuto dall’Italia volando sopra il continente alpino dove alberghi, ristoranti e negozi sono privati, sul mercato, ma i mezzi di risalita sono finanziati anche con aiuto pubblico. Per un’economia come la nostra, per il turismo, le aerolinee sono il nostro skilift».
Francesca Basso
@BassoFbasso