Fulmini 14/10/2013, 14 ottobre 2013
PAGELLE
«Non sono mai stato un maniaco delle pagelle, le ho sempre lette con grande attenzione ma senza farmi condizionare. Di solito dopo una partita sapevo sempre come avevo giocato, un giocatore capisce da solo se ha fatto bene o male. Mi incuriosiva leggere quello che avevano scritto su di me e vedere se il giudizio dei giornalisti corrispondeva al mio» (Pippo Inzaghi).
UNIVERSITA’ «In Italia devi scegliere, o lo sport o lo studio. In America è diverso: per esempio puoi allenarti dalle 7 alle 9 poi vai a lezione dalle 9 alle 13, dalle 14 alle 16 torni ad allenarti e poi dalle 17 alle 19 torni a scuola. Insomma, le lezioni sono pensate anche per chi ha impegni sportivi agonistici. Qui mi alleno sei ore al giorno, dove trovo l’Università che mi aspetta?» (Tania Cagnotto).
FAMIGLIA «Mamma giocava a pallavolo e ha smesso quando aspettava me, mia sorella Linda è arrivata in A2, l’altra sorella Tania ha 9 anni ma promette nella ginnastica artistica. Papà ha giocato a calcio, esterno alto» (Daniele Baselli, centrale di centrocampo dell’Atalanta e dell’Under 21).
UOMINI VERI «Quando ero piccolo non avrei mai pensato di guidare un giorno una F1. La prima volta che ci sono salito mi sono detto: “Questa è roba per uomini veri, non per te”. È incredibile quanto è successo negli ultimi anni, ma io continuo ad amare le corse allo stesso modo, pensando solo a vincere la prossima» (Sebastian Vettel).
PROFESSIONISTI «In questo lavoro bisogna essere professionisti. Ho amato ogni minuto passato a Siena ma s’è aperto un nuovo capitolo della mia vita e della mia carriera. Ogni squadra ha bisogno di una buona chimica che va trovata il più in fretta possibile. Ci vuole volontà, voglia di arrivare e di difendere perché l’attacco va su e giù, è una variabile, ma se difendi forte hai sempre, contro chiunque, la possibilità di batterlo. Poi bisogna capire che ogni possesso e ogni azione difensiva contano, solo così limiti gli errori. Sono cose che tutte le squadre dicono di voler fare, ma bisogna farle» (David Moss, dopo aver vinto tre scudetti a Siena ora è all’Armani Milano).
URLARE «Adoro stoppare e spedire la palla nelle prime file, è una cosa che fa impazzire tutti! Mi piace anche urlare dopo una stoppata, così gli avversari non avranno voglia di tornare dalle mie parti» (Adrian Uter, centro di Cantù).