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 2013  ottobre 14 Lunedì calendario

DIAMO VOTI DA QUARANT’ANNI. E NEGLI ULTIMI VENTI IL RE È DI ROMA

Quarant’anni di pagelle, vagonate di voti, un paio di 10 e migliaia di 6 perché in medio stat la virtù del pagellista. E soprattutto: centinaia di maledizioni dei giocatori per un giudizio non condiviso, 43.362 imprecazioni (non confessate in chiesa, la religione del fantacalcio non ha luoghi di culto) per una partita persa di mezzo punto. In questo mare di voti, il talento è la vela più adatta alla navigazione. Totti si conferma al livello dei migliori di sempre: in carriera ha una media voto di 6,45, la migliore degli ultimi vent’anni. E Platini è proprietario della migliore stagione dal 1982 a oggi: nel 1983-84 girò a 6,94 di media, portando la Juve allo scudetto. Neanche Maradona ha mai fatto tanto.
Le pagelle sulla Gazzetta nascono in un lunedì di inizio ottobre del 1973: compaiono a fianco della partita, senza commenti, in un riquadro col contorno nero. Le ha inventate Milaninter, un settimanale distribuito allo stadio, ma è su carta rosa che diventano prima un’istituzione e poi un gioco. Al primo giorno di scuola, invece, si vede un po’ di tutto: diversi giocatori prendono 4 e solo otto si arrampicano fino all’8. Tra loro Dino Zoff, capoclasse per definizione. Zoff para, para ancora e gli anni Ottanta arrivano in fretta. Nella stagione 1982-83 per la prima volta si calcola una classifica per media voto. Vince per distacco Silvano Martina, portiere del Genoa e poi procuratore di Buffon, che ritaglia la Gazzetta e l’appende in ufficio: «In quella stagione stavamo raccolti in difesa e mi tiravano da tutte le parti - racconta oggi -. Ci sono campionati in cui vai oltre le tue possibilità e per me l’anno magico è stato il 1983».
In effetti erano anni d’oro per tutta la A: i giornalisti erano più generosi e di sicuro in Serie A arrivavano tutti i migliori giocatori del mondo. Platini, Maradona, Van Basten, Gullit, Matthäus. Il fantacalcio, poi diventato Magic Cup, ha fatto da transizione tra quell’era e l’epoca contemporanea, con Weah e Ibra, Ronaldo e Totti. Soprattutto Totti: i giocatori hanno sempre dichiarato di non leggere le pagelle (invece sbirciano dal mattino), i ragazzi sono diventati adulti facendo finta di litigare per una partita virtuale (intanto si divertono). Il 10 della Roma è stato una costante: sempre voti alti, un memorabile 9 in un Roma-Bari del 2009 e la sensazione che giocando negli anni Ottanta avrebbe avuto una media anche superiore all’attuale 6,45.
I personaggi Di certo, Totti non ha mai preso 1 come Rapaic, che nel ‘97 fu punito per aver ingannato l’arbitro Nicchi: mentì spudoratamente dichiarando che non aveva segnato di mano. Di certo, non ha mai pensato di vendicarsi su un giornalista come Careca, che perse 5-1 a Brema in Coppa Uefa e non gradì l’accoppiata votaccio più giudizio al veleno: «Careca 4. Coniglio imbelle». Roberto Baggio ha avuto alti e bassi - la media di carriera è «solo» di 6,27 - ma Totti no: costante. Come Javier Zanetti, che cinque anni fa andò vicino all’impresa del secolo, l’Everest del calciatore di Serie A: prendere 100 sufficienze di fila. Il capitano - numero 4 sulla maglia, non certo in pagella - prese almeno 6 per 99 volte di fila, poi crollò sullo striscione del traguardo: 5,5.
Il dolce in fondo. La Gazzetta in Serie A ha dato due 10. Uno regolare, in campionato: a Scarpi per aver salvato la vita a Grassadonia. L’altro nello spareggio Champions 2000: Inter batte Parma 3-1, e Baggio merita il massimo. Poi, le doppie cifre in partite internazionali: 10 a Buffon e Cannavaro nella finale mondiale 2006, 10 a Salenko per i cinque gol in Russia-Camerun a Usa ‘94, 10 a Lewandowski per i quattro gol al Real, addirittura 10+ a Milito nella finale di Champions 2010. Nessuno, però, ha una storia più strana di Francesco Grandolfo, due soli voti in carriera in Serie A. Il primo, ordinario: 6 in Bari-Lecce. Il secondo, irreale: 9 per la tripletta in Bologna-Bari 0-4. All’estero non sarebbe stato possibile. In Spagna As dà i voti da 1 a 3, in Inghilterra spesso i mezzi punti spariscono, in Francia i giudizi sono di un punto più basso e un 5 vuol dire sufficienza. Fosse scuola, sarebbe uno spasso.