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 2013  ottobre 10 Giovedì calendario

IL MERCATO DELLE VERGINI NELLA CAPITALE DEI NARCOTRAFFICANTI


Chi si avventura nei sobborghi di Medellin adagiati sulle colline, sente spesso ripetere una frase che è diventato un tormentone: “Attenzione a tua figlia se non vuoi che se la vendano”. L’avvertimento o la minaccia – dipende dall’interlocutore - va preso alla lettera. Le bande che spadroneggiano nei sobborghi individuano le ragazze vergini tra i 10 e i 15 anni di età e mettono all’asta la loro verginità a beneficio dei signori della droga o dei turisti.
Le ragazzine vengono scelte ovviamente per il loro aspetto fisico e avvicinate da membri della banda o da ragazze che lavorano per loro e che hanno il compito di convincerle e di piegare la loro comprensibile resistenza. “Le attirano mostrando loro il miraggio della bella vita, dei vestiti di lusso, delle auto sportive”, dice Luis Pardo, direttore di un’ong che da oltre un anno indaga sul fenomeno e che si chiama C3. “Gli regalano qualche bel vestito, le portano a cena in un ristorante alla moda, gli offrono un tiro di coca e le ragazzine finiscono per cadere nella trappola”.
Una volta entrate nel giro della banda, le ragazzine non hanno più scelta. “Quando decidono che una deve essere messa all’asta, nessuno la può più toccare, nessuno può infastidirla, corteggiarla o, tanto meno, attentare alla sua verginità”, dice Pardo.

La frase-tormentone: “Attenzione a tua figlia se non vuoi che se la vendano”
Anche le famiglie delle malcapitate sono in una trappola infernale. Se accettano senza protestare, ricevono in cambio del denaro prezioso per cercare di migliorare la loro condizione di vita. Se rifiutano vengono a trovarsi dinanzi ad un bivio: andarsene ingrossando le fila dei senzatetto o rimanere nella loro casa in attesa del giorno in cui una moto di passaggio o uno sconosciuto alla porta li ammazzerà senza pietà.
Rivolgersi alla polizia è impensabile. Nei sobborghi poveri, detti “comunas”, l’autorità è rappresentata dalle bande e non dallo Stato. Le bande non solo controllano le attività criminali, ma disciplinano la vita quotidiana, amministrano la giustizia e riscuotono le tasse. Una sorta di pizzo quotidiano o settimanale che chiamano “vaccinazione”.
Le bande sono in un certo senso la fanteria della criminalità organizzata in quanto controllano il territorio per conto di uno dei due cartelli in guerra tra loro: ciò che resta dell’impero criminale di Pablo Escobar, una organizzazione che va sotto il nome di “Oficina de Envigado”, e l’organizzazione paramilitare di narcotrafficanti nota con il nome di “Urabenos”. Grazie all’azione delle bande che sono radicate sul territorio, è più facile per i narcos infiltrare le forze dell’ordine, per altro notoriamente corrotte. Le bande, grazie ai loro contatti, rendono più agevole spostare le ragazze e garantiscono il silenzio delle vittime.
“La gente ha paura di denunciare quanto avviene e persino di parlarne”, dice un operatore sociale che ha visto sparire numerose ragazzine e che non vuole dire come si chiama per paura di rappresaglie. “Il silenzio è diventato alleato della criminalità”.
Le ragazzine contattate hanno detto che dopo le rivelazioni contenute nel rapporto della Ong C3, le bande le avevano minacciate di morte se avessero parlato della loro esperienza. Con le famiglie impossibilitate ad intervenire in loro difesa, le ragazzine vengono preparate per le aste.
Alcune malcapitate vengono cedute ai signori della droga e ai pezzi grossi della malavita colombiana per le loro orge private secondo una tradizione iniziata da Pablo Escobar che aveva una smodata passione per le giovani vergini. Una volta vendute, pochissime fanno ritorno a casa.

Nell’impero della coca “Il silenzio è diventato alleato della criminalità”
“Pensate che si tratta di ragazzine alla prima esperienza sessuale”, racconta Pardo. “Passano dalle mani di un boss a quelle di un altro boss e finiscono per diventare prostitute da strada”. Molte vengono vendute ai turisti stranieri. I progressi compiuti negli ultimi dieci anni in materia di sicurezza hanno trasformato Medellin, almeno in apparenza, da luogo infestato da criminali e da cui tenersi alla larga in una città cosmopolita che attira il turismo.
La città è famosa per la bellezza delle sue donne e le leggi poco severe in materia di prostituzione – considerata legale se la prostituta è maggiorenne e se fa il suo mestiere senza sfruttatori fatto esplodere il turismo sessuale.
Quando il numero degli omicidi è diminuito, sono sorte immediatamente le reti che controllano il turismo sessuale molte delle quali gestite da stranieri che fanno fare ai turisti il giro dei bordelli e dei quartieri a luci rosse. Il traffico sessuale è controllato dalle organizzazioni criminali più grandi o direttamente dai narcos.
Secondo quanto accertato dalla Ong C3, i clienti fidati vengono contattati tramite queste reti e vengono offerti i cataloghi, in carta stampata o su dischetto, con le foto delle ragazzine che verranno messe all’asta. Ad ogni asta vengono vendute circa 60 ragazzine. Ai clienti viene comunicato un Pin segreto che permette l’accesso al sito sul quale avrà luogo l’asta. Durante l’asta i clienti fanno le loro offerte e, sempre stando a quanto dichiarato dalla Ong C3, si sono registrate offerte di 5 milioni di pesos (circa 2.000 euro) per comprarsi il diritto di fare l’amore con una vergine. Una volta completata l’asta, il sito viene oscurato e i cataloghi distrutti. Dopo questa esperienza capita molto raramente che le ragazzine facciano ritorno in famiglia. È più probabile che finiscano per rimanere nel mondo della malavita di Medellin.
“Il fatto è che le ragazze, che vengono da famiglie poverissime, cominciano a maneggiare del denaro, a fare una vita diversa e a fare uso di droga”, spiega un operatore sociale. “Spesso si mettono con ragazzi delle bande criminali e la loro vita subisce una trasformazione profonda che le allontana definitivamente dalla famiglia”.
Il reclutamento e la vendita all’asta della verginità di queste ragazzine da parte delle bande, non è solo un problema di sicurezza, ma è anche – secondo Clara Ines, direttrice dell’ong “Vamos Mujer” che si occupa di tutela dei diritti delle donne – un problema culturale. “In una situazione di “narcotizzazione” della società e di violenza, le donne da oggetti sessuali che erano, sono diventate merce”, spiega Clara. “Le donne sono diventate spoglie di guerra”.

Donne di famosa bellezza e blande leggi sulla prostituzione: solo un’ong combatte la tratta
Le autorità di Medellin non ignorano il fenomeno, ma non sono in grado di debellarlo. Inoltre – così si giustificano – molte ragazzine accettano volontariamente di essere messe all’asta attratte dalla possibilità di uscire dalla miseria in cui sono cresciute. “Fin da piccolissime la considerano una cosa normale”, dice Jesus Sanchez, responsabile dei diritti umani per il Comune di Medellin. “Ci sono casi in cui i genitori chiedono allo Stato, alla polizia, alle autorità di intervenire, ma la ragazzina si rifiuta di accettare il programma di protezione perché preferisce continuare a fare la vita che fa”. Tuttavia la maggior parte degli operatori sociali che si occupano del problema, dicono che la risposta delle autorità è inadeguata.
“Il fenomeno esiste e peggiora ogni giorno che passa, ma la polizia e lo Stato stanno con le mani in mano”, aggiunge Pardo. Pardo è persuaso che la situazione sia il chiaro esempio del crescente divario che esiste tra l’immagine di facciata che Medellin offre al mondo e la realtà di povertà e di violenza che ancora domina le “comunas” dove la prostituzione infantile e le aste delle vergini sono uno dei tanti orrori della vita quotidiana.

© The Independent
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto