Gino Castaldo, la Repubblica 10/10/2013, 10 ottobre 2013
NAPOLI, NINO D’ANGELO TRA LE POLEMICHE “CANTERÒ AL SAN CARLO PER SERGIO BRUNI”
Nella sua irresistibile ascesa verso i piani alti della canzone, Nino D’Angelo approderà al San Carlo, il 21 ottobre, per quello che, come ha precisato Roberto De Simone, non sarà un omaggio a Sergio Bruni, ma un concerto di musica napoletana “per” Sergio Bruni, di cui quest’anno ricorre il decennale della morte. Non senza polemiche.
All’annuncio del concerto la città si è divisa in due, chi era contro, in nome di una presunta sacralità del teatro lirico, chi a favore. «Mi sembra che ogni volta che faccio una cosa nuova, è sempre o uno scandalo, o una gran cosa, a seconda di chi giudica», ammette sconsolato Nino D’Angelo. E il bello è che tra gli “oppositori” c’era anche De Simone, il quale come altri probabilmente non aveva tenuto conto del fatto che il San Carlo era stato già “profanato”, si fa per dire, dai concerti di Ligabue e Gino Paoli. E quindi perché non Nino D’Angelo? «Ma ormai le polemiche sono passate. La cosa più incredibile è successa dopo. Andai a far visita a De Simone, nel giorno del suo compleanno, e ovviamente parlammo della cosa. Lui mi disse: “ma tu te la senti di fare una cosa da San Carlo? Per farla devi essere come Edith Piaf”. Io risposi che non sapevo se ero all’altezza, ma se lo spettacolo l’avesse curato lui, probabilmente lo sarei stato. Mi chiamò qualche giorno dopo e mi fece vedere dei fogli con degli appunti. Durante la notte si era immaginato lo spettacolo. E così siamo partiti». D’Angelo è estasiato da questo nuovo rapporto. Il Maestro ha avuto la sua visione e ha concepito il recital con quattro “isole” musicali a fare da sostegno al cantante sul palco, un gruppo barocco, uno popolare, uno jazz, perfino uno di musica etnica di ascendenza balcanica, e il tutto verrà per così dire illustrato dalla scene, verosimilmente una rilettura delle luci delle feste popolari napoletane, di Mimmo Palladino. «In realtà De Simone mi spiegò che la sua contrarietà era solo formale, non aveva a che fare con me, e che anzi mi stimava molto, come la voce più autentica della tradizione napoletana. Ascoltarlo è un piacere, sto imparando cose che non sapevo, anche del mio modo di cantare. Devo dire che avrei pagato qualsiasi cifra per aver potuto assistere a un incontro tra De Simone e Eduardo, posso solo immaginare la bellezza di quello che si dicevano». Ovviamente da quello che doveva essere un semplice omaggio a Bruni, cosa che D’Angelo aveva già realizzato con un disco di qualche anno fa, sta diventando tutt’altro. «Non un omaggio, mi ha detto De Simone. E infatti alla fine sarà una specie di opera, in cui ovviamene ci saranno anche alcune delle canzoni che sono legate indissolubilmente all’interpretazione di Bruni, come I’ te voglio bene assaje». L’incontro con Palladino invece è più antico, risale a uno spettacolo che Lucio Dalla realizzò a Napoli insieme all’artista e nel quale vollero coinvolgere D’Angelo. «Lucio mi disse che voleva a tutti i costi conoscere Sergio Bruni. Il caso volle che stavamo passeggiando sul lungomare davanti all’hotel Vesuvio, dove spesso Bruni andava a chiacchierare e giocare a carte con gli amici. Lo vidi e allora ci avvicinammo. Gli dissi: “Maestro vorrei presentarle…” e indicai Lucio. Lui, imperterrito, alzò lo sguardo, lo squadrò e disse: “e lei è…?”. Non lo rconobbe, o fece finta non lo so. Sta di fatto che Lucio si fece piccolo piccolo, quasi intimorito. Ma Bruni era così. Un principe. Quando Mina interpretò una sua canzone, lui la chiamò a telefono e le disse: “signora lei in napolateno non sa cantare. La canzone napoletana è un’altra cosa”».