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 2013  ottobre 10 Giovedì calendario

YELLEN AL TIMONE DELLA POLITICA MONETARIA


NEW YORK. Dal nostro corrispondente
Barack Obama è preoccupato, sa che la destra repubblicana è capace di tutto. Per questo ha nominato Janet Yellen alla guida della Fed a ridosso delle riunioni dell’Fmi. Potrà mostrare un volto rassicurante a un mondo altrettanto preoccupato dalle incertezze americane.
È vero che ci sono degli spiragli sul fronte tetto sul debito, li abbiamo segnalati nei giorni scorsi su queste pagine. Li abbiamo rivisti ieri, con le aperture di alcuni importanti politici repubblicani e con le pressioni di importanti uomini d’affari repubblicani su esponenti del Congresso, primi fra tutti i fratelli Koch.
Ma il dibattito per la soluzione del bilancio e per l’innalzamento del tetto sul debito resta aggrovigliato. Alcuni deputati repubblicani hanno persino detto di voler arrivare al rischio default per sfidare Obama che predica disastri e semina inutile panico. Justin Amash ad esempio, un deputato repubblicano del Michigan, sostiene che «anche senza rinnovo del tetto sul debito il 17 di ottobre non ci sara nessun fallimento, avremo sempre abbastanza danaro per pagare i nostri debiti».
Dal Fondo sono giunti messaggi inquietanti e opposti. I ministri dei paesi emergenti si trovano presi fra la fine degli acquisti di titoli sul mercato aperto da parte della Fed, il pericolo di un rallentamento dell’economia americana per lo shutdown e quello ancora più grave di un “meltdown” se non si rinnoverà il tetto sul debito. Da ogni parte si ascoltano attacchi alla leadership di Washington e alla qualità del suo credito per via delle incertezze politiche. Ecco dunque che Barack Obam sfoggia la Yellen, donna equilibrata, capelli bianchi a caschetto, sguardo deciso, che rappresenta la continuità con le politiche accomodanti di Ben Bernanke. La sua nomina è razionale, non a effetto, non parliamo di una improbabile Wonderwoman, ma di una tecnica lucida che risponde subito a una preoccupazione emersa ieri a Washington con la pubblicazione del Financial Stability Report del Fondo. Una manovra brusca nella decelerazione degli acquisti di titoli del Tesoro, dice il rapporto, un "tapering" troppo aggressivo insomma, potrebbe avere un impatto negativo sui paesi emergenti calcolato in addirittura 2.300 miliardi di dollari. Ma la nomina della Yellen dovrebbe diradare almeno quelle incertezze, almeno un “tormentone americano” (ricordiamo l’epico scontro con Larry Summers per la nomina alla Fed) è superato. Sul piano del tapering infatti la Yellen seguirà la linea morbida di Bernanke (Summers avrebbe voluto rafforzare il dollaro e procedere con un tapering brusco). La Yellen è non solo la prima donna aguidare la Fed, ma e’ la prima democratica alla guida della della Banca Centrale da quasi 30 anni. Eppure è in forte sintonia con il suo attuale capo repubblicano, Bernanke. Non solo, da sempre, e questo lo abbiamo letto anche nelle sue ricerche, nel doppio mandato della Fed, la Yellen è piu’ sensibile alla creazione di posti di lavoro in momenti difficili come questo che al rischio di generare inflazione. Queste, le sue prime parole da presidente designato: «La Fed deve aiutare tutti, perché ognuno abbia un’opportunità di trovare lavoro e avere una vita migliore». Dunque spingerà per la crescita. I pronostici dei principali centri studi sono a questo punto per un rientro molto graduale da qui al giugno dell’anno prossimo del QEIII e per tassi sui fed funds sui livelli attuali almeno fino al 2015. Un approccio graduale che comunque non sarà di facile attuazione, alla luce delle minute pubblicate ieri dell’ultima riunione del Comitato di politica monetaria: la decisione di non avviare la riduzione degli stimoli è stata presa con una maggioranza piuttosto risicata. La Yellen ha comunque dalla sua una conoscenza dettagliata delle dinamiche statistiche ed econometriche legate ai dati dell’economia americana.
È in grado dunque di formare con accuratezza pronostici sull’andamento dell’economia. E dà più garanzia questo che il metodo di Alan Greenspan quando diceva che un banchiere centrale deve affidarsi «all’istinto e leggere come nelle foglie di te le composizioni dei dati americani».
Una pausa dunque, e una pausa positiva nel continuo flusso di incertezze economiche in arrivo da Washington. Ma la vera incertezza la supereremo solo quando si sarà risolto il nodo del bilancio e rinnovato il tetto sul debito. Speriamo solo che abbia ragione Obama quando ha detto durante l’incontro con i democratici alla Camera: «So che i repubblicani faranno la cosa giusta». Li vedrà oggi, chissà che non gli diano ragione.