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 2013  ottobre 10 Giovedì calendario

UN BANCHIERE CENTRALE CON CERVELLO. E CUORE


Gli americani – diceva Churchill – prendono sempre la decisione giusta, dopo aver esaurito tutte le alternative possibili. Forse questo detto non si applica sempre al presidente Barack Obama, ma certamente vale per la sua scelta del nuovo presidente della Federal Reserve Bank. Dopo aver considerato molte alternative, alla fine ha fatto la scelta giusta: Janet Yellen. Janet Yellen non è stata scelta in quanto donna, ma in quanto la persona più qualificata oggi per quella posizione. Anche se la sua fede democratica è stato certamente un fattore importante, è difficile trovare anche tra i repubblicani una persona più qualificata. L’unica sorpresa è perché Obama ci abbia messo così tanto a decidere. Ma questo è un problema che ormai riguarda gli storici. Da un punto di vista economico la domanda più interessante è che tipo di banchiere centrale sarà Yellen (la conferma del Senato a maggioranza democratica è scontata). Janet Yellen differisce in molti aspetti dallo stereotipo del banchiere centrale. Innanzitutto, nelle apparenze. Non da duro banchiere con il sigaro, ma da nonna dolce che prepara la torta di mele per i nipotini. Ma la sua apparenza non deve trarre in inganno. Cresciuta professionalmente in un mondo tradizionalmente maschile (e un po’ maschilista) come quello degli economisti, Yellen è una lady di ferro che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Un mio collega – tra i più aggressivi in un’università famosa per la sua aggressività - mi ha confessato di essere stato umiliato intellettualmente da Janet Yellen in una conversazione sulla disoccupazione. Lei ne sapeva molto più di lui e, con gentilezza ma determinazione, gli ha spiegato come le sue conclusioni erano sbagliate perché non era abbastanza al corrente dei fatti. Questa fiducia nelle proprie capacità intellettuali, unita ad una apertura a idee diverse, sarà cruciale nei mesi a venire. La Fed deve sottrarre l’enorme liquidità che ha immesso nel sistema durante e dopo la crisi. Deve farlo abbastanza lentamente da non interrompere la fragile espansione americana, ma non così lentamente da creare pressioni inflazionistiche. Una manovra di queste proporzioni non ha precedenti e quindi esempi a cui rifarsi. Le pressioni da entrambi i lati saranno fortissime. Da qui l’importanza di un leader sicuro di sé, ma non arrogante, che riesca a creare un consenso all’interno della Fed e del Paese, senza lasciarsi traviare dalle varie pressioni. C’è bisogno di un leader che proietti al Paese e al mondo un’immagine di competenza e sicurezza. Penso che Janet Yellen possa essere questo leader. Janet Yellen differisce dallo stereotipo dei banchieri centrali anche nella sostanza: non solo ha un cervello, ma anche un cuore. Per lei il tasso di disoccupazione non è solo un’altra statistica, è una tragedia umana. Per questo sul fronte inflazionistico è sempre stata considerata una colomba. E in un certo senso questo è vero. Se deve errare in una direzione nell’uscire dal quantitative easing, Yellen errerà nella direzione di un’uscita troppo lenta, non una troppo veloce. Ma sarebbe sbagliato considerarla alla pari di Krugman una sostenitrice di una politica monetaria ultra accomodante. Nel 1996 si scontrò con l’allora presidente della Fed Allan Greenspan perché sosteneva un rialzo dei tassi di interesse per controbattere pressioni inflazionistiche. Greenspan non la ascoltò, favorendo così la bolla internet. Ma dove Yellen differisce di più dal tradizionale banchiere centrale è nella sua relazione con il mondo bancario e finanziario. In genere i banchieri centrali o vengono da quel mondo o ne sono affascinati intellettualmente. Quest’ultimo è il caso di Ben Bernanke, un macroeconomista che aveva fatto dell’importanza delle banche il centro della sua ricerca economica. Yellen non appartiene a nessuna di queste categorie. Da presidente della Fed di San Francisco durante la crisi si è resa conto di persona che le banche sono sottocapitalizzate e che i regolatori tendono ad intervenire sempre troppo tardi. Per questo vuole ridurre la leva finanziaria della banche americane ed introdurre dei meccanismi automatici di intervento, per evitare una nuova crisi. La sua influenza sulla Fed (di cui è già vicepresidente) si è già vista nell’innalzamento dei requisiti di capitale delle banche sistemiche al 6%, deciso lo scorso luglio. Con lei a capo delle Fed, il sistema bancario sarà un po’ più sicuro.