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 2013  ottobre 09 Mercoledì calendario

DATEMI UN LUCCHETTO

[Diego Abatantuono] –

L’ultimo piano, hotel romano, affaccio sul Cupolone. Da una parte una tavolata di milionari e uomini in cravatta, dall’altra cinque preti affamati. Fra il sacro e il profano, lui: abbronzato, esuberante di misure e di parole, disponibile a tutto tranne che a ordinare melanzane (una delle poche cose che non mangia) e a rispondere quando gli si chiede quanto pesa. Diego Abatantuono ha appena finito di girare Indovina chi viene a Natale?’di Fausto Brizzi: «Invece dei classici Natali a Miami o sul Nilo, a me è toccato in piena estate, con 50 gradi, il set a Sacrofano (provincia di Roma, ndr)». Poi, inizio 2014, lo vedremo nel film La gente che sta bene. Nel frattempo, dal 5 novembre a Vigevano, porta in tournée come regista Vengo a prenderti stasera, storia di un comico alle prese con la Morte. E, 1’8 ottobre, pubblica Ladri di cotolette (Mondadori, pagg. 144., euro 16.90) libro scritto con Giorgio Terruzzi che mescola ricordi di cinema con ricette apprese o applicate sui tanti set - una settantina abbondante - in cui ha lavorato. Alle prese con un cameriere che ribattezza Django per la velocità con cui gli riempie il bicchiere (bibitone di Prosecco e acqua frizzante), l’attore premette: «Non è un libro di cucina, ce ne sono troppi, come di trasmissioni con chef, rischiano di far ma- le». Più che cotolette, insomma, sono scenette: frammenti di ricordi e di risate.
Ma nel libro c’è anche una dose di malinconia: come mai?
«È inevitabile, col passare degli anni. I figli crescono, sulla parete della cucina ci sono le foto di quando erano bambini (oggi Marta ha 28 unni. Matteo 18 e Marco 16, ndr) e tu li pensi sempre piccoli, ricordi com’eri tu più giovane. Così, quando cucino con gli amici, continuiamo sì a ridere, che fa bene alla salute come un allenamento sportivo. Ma c’è anche tristezza».
Con gli amici continua a vedersi?
«Il mio sogno è sempre stato una grande casa di campagna dove trovarci tutti insieme. E ne ho fatte due, di case. Mentre altri si sono fatti la casetta solo per loro. Cosi a cena con me vengono gli amici che non hanno ville».
Qual è il piatto più socializzante?
«Anni fa, quando pesavo 82 chili, andavo periodicamente a Uscio, in Liguria, a fare diete. Una settimana di bibitoni e sofferenze, per perdere quei quattro chili. Ovviamente, avevo una fame mostruosa e miei sogni passavano dall’erotico - tema fisso, all’epoca - al culinario. Sognavo un’osteria in campagna con il pergolato, come quella dove mi portava mio nonno, con la musica, salame, pane e Lambrusco, che nel sogno riconosci subito perché ha la schiumetta. Era ora di pranzo, filtrava una luce ocra, e quel buon salame.. ».
Guardi che mi commuovo.
«D’altra parte, fino a dieci anni fa non c’era sera che non concludessi a tavola con una chitarra e cantando con gli amici».
E poi, che è successo?
«Con i figli, ci si è un po’ sgangherati».
I figli cambiano sempre la vita.
«Sì, ma io continuo a voler ricreare quella situazione. Anche se adesso non si canta più quando ci si trova, quelli delle nuove generazioni non lo fanno».
I suoi coetanei pero potevano essere perfidi. Lei racconta di una cena a fine riprese di Mediterraneo in cui si addormentò, e nessuno venne a svegliarla.
«Quella serata era la summa di ciò che più desidero al mondo: stare con gli altri, renderli felici, condividere la gioia. Mi hanno fatto girare veramente i coglioni: non era uno scherzo, ma una tragedia. Certo, possono esserci motivazioni, forse colpe mie».
Forse è troppo invadente, vuole sempre stare al centro dell’attenzione?
«È vero. ma vorrei che i miei amici me lo dicessero in faccia».
Ha a che fare con questo bisogno di affetto anche il fatto che quando è a cena con gli amici una delle cose che le piace di più è pagare il conto?
«Sì, e loro me lo fanno fare. Io penso: nella vita sono stato fortunato, a potermelo permettere. Di quelli con cui vado a cena magari uno arriva con la macchina nuova, l’orologio appena comprato. Il mio investimento invece sono le cene. e sono contento perché la macchina si rompe, a me i ricordi rimangono».
Economicamente, com’è oggi la vita dell’attore?
«Molto più povera di un tempo. Poi, io ho mogli, figli e case da mantenere».
Dopo la prima volta con Rita, da cui ha avuto Marta e che poi si è messa con Salvatores, si è sposato di nuovo, con Giulia, mamma di Matteo e Marco?
«Si. La prima volta i suoceri ci teneva- no, al matrimonio. Adesso invece l’ho fatto perché si avvicina la vecchiaia, pensi all’ospedale, al fatto che sia giusto che il tuo compagno di una vita possa entrare».
La sua famiglia vive a Bologna?
«No, sono tornati con me a Milano. Dal punto di vista del cibo, è devastante».
In che senso?
«Va così: finché ci si augura la buona notte, sono abbastanza misurato, magari bevo un po’ ma non eccedo. Poi, se mi trovo in albergo faccio vuotare il frigobar, se sono solo in casa tengo la dispensa vuota. Ma adesso, con i ragazzi, il cibo in casa c’e sempre. Così, quando tutti vanno a letto, ci fronteggiamo, io e il frigo. Una malattia».
C’è chi mette il lucchetto al frigorifero.
«Anch’io. e chiudo a chiave la credenza. Poi. consegno le chiavi a mia moglie e ai ragazzi, che le mettono sotto il cuscino. Ma ogni tanto si dimenticano, o mollano, ed è il disastro. Apro e ci sono lutti i resti delle cene con gli amici, tortellini brasati spezzatini pizze. Non importa riscaldarli, mi metto davanti al televisore e mangio. Ma prometto che cambierò».
Quando? Come?
«Per i 60 anni, ne mancano due, sarò un indossatore. Niente dieta, torno allo sport. Il tennis; gliela tarò vedere a Bisio. Salvatores tanto già lo batto a tutto, dal calciobalilla al ping-pong, al nuoto».
Lei ha lavorato anche con Ugo Tognazzi: come cucinava?
«Cucinava com’era il suo carattere, generoso, comitive a cena. alle volte strafaceva e sbagliava. Ma preferisco uno cosi a quello che ti ammannisce un pranzo salutare da 8 euro. E poi resta questo buco da riempire, il bisogno di avere intorno a sé gli amici. Il mio pranzo ideale, per esempio, e fatto di mezzi piatti, che tutti assaggiamo».
E il piatto più buono?
«Per anni ho detto le cotolette. Adesso non ne ho uno: orecchiette con cime di rapa, purea di fave con cicoria... A una certa età pensi a quello che ti fa meglio».
Tornerà a fare il regista cinematografico, dopo aver debuttato l’anno scorso con Area Paradiso?
«Si. ma non so quando. Anche perché in questo periodo lavoro molto».
Lei diceva di non voler fare il regista.
«Ho scoperto che mi diverto. Avendo in qualche modo “subito” le regie degli altri, so come non essere pesante: sul set ci vuole allegria, serenità, accomodamento».
Il regista lo ha fatto anche in teatro, con Vengo a prenderti stasera.
«Mi sono divertito come un pazzo. L’anno scorso ho fatto una settimana tutta esaurita a Milano. Però quest’anno il Manzoni non ci ha confermato. Mi è dispiaciuto».
Fine pranzo e intervista. Diego ordina un cane corretto rum: arrivano un espresso e un bicchierone di liquore. Esagerato, ma da la misura dell’entusiasmo con cui l’attore viene accolto. Prima di uscire però osserva i preti, che hanno terminato anche loro il pranzo: «Se adesso entrasse qui Papa Francesco e li vedesse in uno dei migliori alberghi di Roma, sa che strillo gli farebbe?». Ma sono sudamericani, forse Abatantuono non lo conoscono, sorridono e guardano San Pietro.