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 2013  ottobre 10 Giovedì calendario

VERDI SPIEGATO A UN RAGAZZO DI 15 ANNI

«Verdi ha fatto l’Italia». Ma l’Italia non fa Verdi. Alberto Mattioli, esperto di opera, corrispondente de La Stampa da Parigi e autore di Anche stasera. Come l’opera ti cambia la vita, definisce Giuseppe Verdi un “arcitaliano”. «Un grande raccontatore di vizi e virtù, figure e figuri, “tipi” costanti e nazionali. Uno degli intellettuali che ci hanno davvero raccontati per come siamo e non per come dovremmo essere». Ma, dice, «l’Italia fa poco le sue opere e le fa male».

«Non fatevi ingannare dal fatto che i suoi eroi siano vestiti da antichi egizi o da spagnoli del Cinquecento o da scozzesi del Medioevo. Sono solo i travestimenti, imposti dalle convenzioni dell’epoca, per l’unico vero soggetto delle opere di Verdi: gli italiani. Di ieri, di oggi e, si suppone, anche di domani».

Perché anche l’opera di Giuseppe Verdi, da popolare che era, è diventata elitaria come tutta l’opera in Italia?
Perché in Italia viene fatta male. Bisogna fare l’opera in modo da cercare quanto c’è di contemporaneo in queste cose all’apparenza antiche. L’oggetto del teatro di Verdi sono gli italiani. È un teatro eminentemente politico. Tolto l’aspetto obbligato dell’epoca con l’ambientazione in un passato favoloso, con i vestiti da egizi o spagnoli del Cinquecento, nelle opere di Verdi ci sono gli italiani di sempre, di ieri, di oggi e di domani.

Ad esempio?
Il primo quadro del Rigoletto con l’orgia altro non è che il bunga bunga berlusconiano. La Traviata altro non è che la storia di una escort di altri tempi. E ancora il Don Carlo racconta dello scontro generazionale tra i vecchi attaccati al potere e i giovani, proprio come avviene oggi in Italia. Certo, se continuiamo a fare l’opera solo per le vecchie impellicciate con i cappelli di pecora che si commuovono dopo la Traviata è normale che queste opere oggi non ci dicano niente.

Qual è la differenza tra l’Italia e gli altri Paesi?
L’opera è popolare nel mondo. In Italia no. L’Italia continua a maltrattare una forma teatrale che ha inventato. Equivale a maltrattare la pasta o la Ferrari. Dal primo gennaio 2013 al 31 dicembre 2013 circa 4.100 opere verdiane vengono rappresentate in tutto il mondo. Persino a Ulan Bator, capitale della Mongolia, o in Nuova Zelanda. Noi invece lo facciamo poco e anche male. Gli italiani uccidono l’opera per troppo amore.

Anche se quest’anno alla prima della Scala si farà proprio la Traviata.
Si farà la Traviata, ma non come storia consolatoria del passato. Sarà fatta da Dmitri Tcherniakov, che è un regista vero che fa del teatro. E il teatro come tale racconta storie contemporanee e politiche. La Traviata è la nostra Anna Karenina, la nostra Madame Bovary.

Allora cosa si può dire a un ragazzo di 15 anni per spiegargli Verdi?
Bisogna dirgli: “Adesso ti faccio vedere cosa sei”. Verdi è uno dei grandi antropologi italiani. Uno dei rarissimi intellettuali che hanno rappresentato gli italiani per come sono e non per come dovrebbero essere. È come Leopardi, Machiavelli, Gramsci, Fellini. Oggi non vedo in italia intellettuali di questo calibro. Verdi è una guida alla comprensione dell’Italia. Se vogliamo capire l’Italia dobbiamo sentire Verdi.