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 2013  ottobre 10 Giovedì calendario

LA SERIE A SI CONFESSA

«La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità», come nei telefilm americani. Le dichiarazioni dei calciatori sembrano spesso parole di plastica, utilissime per non disturbare la suscettibilità dei dirigenti, l’ego di compagni e allenatori. Il magazine FourFourTwo, in Inghilterra, a febbraio è andato oltre. Ha chiesto a 100 calciatori pro’ un parere anonimo su razzismo, depressione, omosessualità. Già che c’erano, hanno sparato alto, investigando su partite truccate e uso di droga. Il 78% ha dichiarato che la depressione è un problema, molti hanno confermato che uno spogliatoio può esonerare un allenatore (avete pensato a Di Canio? questa era facile), qualcuno ha raccontato di un presidente che comprava cocaina per i giocatori. Domanda ovvia: e in Italia? Questo sondaggio nasce così, con qualche differenza. Niente domande su partite truccate e droga, perché pretendere sincerità è utopico: se non puoi avere un quadro attendibile, meglio evitare. Le risposte sono state raccolte tra maggio e settembre con la collaborazione di alcuni club: alcuni quesiti sono stati superati dagli eventi, la maggior parte è stata inserita. I questionari sono 50 e ovviamente c’è chi ha preferito buttare il foglio nel cestino: a ciascuno vedere il bicchiere pieno o vuoto, la disponibilità o il silenzio corporativo.

Depressione «Calciatore depresso» sembra un ossimoro, come «ghiaccio bollente». Invece Buffon e Vieri hanno spiegato che si può essere in crisi con i milioni e una velina che dorme tra i tuoi cuscini. Petit, il biondo di Francia ’98, ha descritto i suoi incubi in un libro. Enke, portiere in Bundesliga, nel 2009 si è suicidato. In Italia se ne parla poco, ma qualche società già si attrezza, qualche calciatore chiede aiuto agli amici. Tra i nostri 50, 29 hanno detto che la depressione è un problema, 12 hanno messo la croce sul «sì» alla domanda: «Ti è successo di vivere la depressione?». Sono tanti e qualcuno potrebbe parlarne, per dare a una mano a chi oggi va a scuola, ma un domani giocherà contro la Juve.

Razzismo Il razzismo è d’attualità. Quattro curve di A sono state chiuse e l’Italia ha conosciuto la discriminazione territoriale. Le risposte del sondaggio sono nette. Il 36% ha sentito un commento razzista da un collega in A, percentuale troppo alta per essere casuale e non preoccupante. Solo due su 50, invece, ritengono che un nero faccia carriera più difficilmente. Come se la generazione anni Ottanta, quella che popola la Serie A, avesse fatto dei passi in avanti nell’integrazione – da qui la meritocrazia – ma conservasse una tendenza (ancora?) non superata per l’insulto razzista.

Omosessualità Stupiti da quel 4%? Se si parla di omosessualità, cambia tutto. Lippi, allora c.t., nel 2009 disse: «Credo non ci siano gay tra i calciatori, in 40 anni non ne ho conosciuti. Penso ci possa essere qualcuno che abbia qualche tendenza, ma non vada in giro a mettere i manifesti». Cassano nel 2012 parlò dell’omosessualità come di un problema, Tommasi nel 2011 sconsigliò il coming out. Le risposte in qualche modo gli danno ragione: il 34% dei «sondaggiati» pensa che un calciatore gay sarebbe trattato diversamente, e la sua carriera compromessa. L’ultima risposta, quantomeno, porta ossigeno al fuoco degli ottimisti. Tre calciatori su 50 hanno dichiarato di aver giocato con un compagno dichiaratamente gay. È vero, può essere successo in A come in un campionato Allievi, ma che importa?

Arbitri, allenatori, tifosi, calciatori Relax in fundo. Un giocatore su tre vorrebbe essere allenato da Conte, anche se la sua preparazione è da marine e il suo senso della gerarchia sviluppato. Montella sarà contento dei 9 voti, Zeman quasi commosso per la singola preferenza, l’Associazione Italiana Arbitri non entusiasta della quinta domanda. I giudici di porta vengono bocciati per direttissima: i calciatori vorrebbero la moviola in campo, e fa niente se il gioco si dovrebbe fermare per interrogare il monitor. Rizzoli, l’arbitro della finale Bayern-Borussia, era atteso alla voce «arbitro top», la curva del Toro molto meno negli exit poll sui tifosi più apprezzati: Milan, Juve e Inter raccolgono due voticini in tre e vengono trattati quasi peggio di Balotelli, clamoroso capolista tra i più sopravvalutati assieme a Icardi – all’Inter dopo mezza stagione di qualità – e a Schelotto, che in estate è stato ridimensionato anche dai suoi dirigenti. Dall’Inter giù giù, fino al Sassuolo.
P.s.: neanche la Gazzetta sa a chi appartengono i questionari, ma il giocatore del Pescara che ha risposto «io!» alla domanda sul re dei sopravvalutati è invitato a fare coming out. Il premio-autoironia è suo.