VARIE 9/10/2013, 9 ottobre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - LA POLEMICA SULLE CARCERI
REPUBBLICA.IT
ROMA - E’ ancora la questione carceraria a infiammare il dibattito politico all’indomani del messaggio del capo dello Stato al Parlamento. "Amnistia e indulto vanno affrontati con grande cautela e non devono riguardare reati già esclusi in passato" - avverte Guglielmo Epifani. "Il Pd non trasformi ogni cosa in un dibattito su Berlusconi" - è la replica di Alfano. Mentre si registra una nuova puntata nella polemica tra M5S e Napolitano. "Non è super partes" - attacca Grillo. E sul sovraffollamento arriva anche la decisione della Consulta che dice no al rinvio della pena per "condizioni disumane". Ma avverte il Parlamento: "Pronti a intervenire se il legislatore è inerte".
L’intervento di Epifani. La discussione su eventuali provvedimenti di clemenza deve arrivare al termine di una serie di altri interventi e comunque deve "escludere i reati esclusi già in passato". Le prime parole di giornata sono quelle di Guglielmo Epifani che precisa la linea del Pd. "Servono prima altri interventi- dice il segretario dem - ad esempio sulla ex Cirielli, la legge Giovanardi e la Bossi-Fini. Perché il problema non è solo svuotare le carceri ma anche evitare con misure intelligenti che si riempiano di nuovo".
Dal segretario del Pd anche una difesa di Napolitano accusato dal M5S di voler salvare Berlusconi. "Ho trovato offensiva e volgare la polemica scatenata nei confronti del presidente della Repubblica". "Sono assurde e irricevibili le accuse che sono state lanciate al capo dello Stato - ha aggiunto Epifani - e le commistioni tra questo appello e la vicenda di Silvio Berlusconi che non c’entra adesso e non c’entrerà nemmeno per il futuro".
La replica di Alfano. Nel pomeriggio arriva la risposta di Angelino Alfano. "Invito il Pd anche per una serenità di giudizio a non trasformare tutto in un referendum su Berlusconi - avverte il vicepremier - che non può essere messo in discussione in cose che non lo riguardano, spero che il Pd non traduca le parole di Napolitano in norme contro una persona". Sul merito della questione Alfano ha aggiunto: "Noi ci prefiggiamo di essere il motore vero della riforma della giustizia". Primo passo alla Camera che ha deciso - nella commissione dei capigruppo - di assegnare la lettera del presidente della Repubblica alla commissione Giustizia per avviare un’istruttoria che porti a una relazione da sottoporre al voto dell’aula.
La decisione della Consulta. Intanto la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità sollevata dai tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano. I ricorrenti puntavano ad ottenere che il rinvio dell’esecuzione della pena - previsto dall’art. 147 del codice penale - potesse essere disposto anche per il sovraffollamento carcerario e le condizioni disumane di detenzione. "La Corte ha ritenuto di non potersi sostituire al legislatore essendo possibili una pluralità di soluzioni al grave problema sollevato dai rimettenti, cui lo stesso legislatore dovrà porre rimedio nel più breve tempo possibile". In caso di inerzia legislativa, tuttavia, la Corte Costituzionale "si riserva, in un eventuale successivo procedimento, di adottare le necessarie decisioni dirette a far cessare l’esecuzione della pena in condizioni contrarie al senso di umanità".
Grillo contro il capo dello Stato. Dopo il botta e risposta di ieri è ancora alta la tensione tra il MoVimento e il capo dello Stato. Contro il presidente della Repubblica, interviene direttamente Beppe Grillo. "Lei dovrebbe essere super partes e non lo è quando attacca il M5s che rappresenta otto milioni e mezzo di italiani- scrive sul suo blog in un post dal titolo "ccà nisciuno è fesso". "Si è vero- aggiunge il capo dei 5 stelle -, abbiamo un chiodo fisso, quello dell’onestà, e non lo baratteremo con nessuno. Su questo lei ha ragione, signor presidente. Noi non molleremo, si metta l’animo in pace. Ccà nisciuno è fesso".
L’affondo continua anche sul merito della questione carceraria. "Le lacrime napulitane versate per coloro che sono detenuti sono sospette da parte di chi è parte fondante di questa classe politica" - scrive Grillo che ricorda al capo dello Stato il piano carceri presentato a luglio dal M5S. "Nessuna risposta. C’erano le vacanze in Alto Adige, signor Presidente?". Posizione espressa in una conferenza stampa anche da deputati e senatori grillini. "E’ dal 5 agosto che esiste un nostro piano per risolvere il problema del sovraffollamento con soluzioni più efficaci dell’indulto e dell’amnistia" afferma la capogruppo al Senato, Paola Taverna.
Gli attacchi sul forum. Sempre sulla polemica con il Colle Grillo ha aperto, ieri sera, un forum sul suo sito. Eprimete il vostro pensiero in maniera corretta evitando il vilipendio al capo dello Stato. E’ questa l’avvertenza con la quale il leader dei 5 stelle ha invitato gli utenti a intervenire sulle parole di Giorgio Napolitano. Quasi duemila i commenti finora. Nonostante l’avvertimento di Grillo non mancano, però, i toni duri contro il capo dello Stato. "Il signor Giorgio Napolitano non è il mio presidente", scrive Giuseppe. Un commento che ritorna spesso. Come quello di Antonio che lo definisce "il peggior presidente che l’italia ha avuto". "Re Giorgio abdichi subito" - è l’invito di Sergio. "Ma farsi una briscola al bar dell’ospizio con annesso bicchierino di lambrusco, noo??" - si chiede Eposmail. "Non so se è peggio lui o Berlusconi" - ironizza Alberto. E ancora: "ma si goda la pensione d’oro e si tolga dalle scatole definitivamente".
PEZZO DI STAMATTINA DEL CORRIERE DELLA SERA
ROMA — Il suo primo messaggio formale alle Camere, in quasi otto anni di permanenza al Quirinale, Giorgio Napolitano l’ha voluto dedicare alla questione carceraria: «Questione scottante, da affrontare in tempi stretti», la sua stringente premessa, per «modificare le condizioni di vita dei carcerati», visto «il malfunzionamento cronico» del nostro sistema e la sua «mortificante incapacità» di garantirne i diritti. «Il sovraffollamento incide sul reinserimento» stesso delle persone: ecco perché è sempre più necessario intervenire.
Ma come? Anche con l’amnistia e l’indulto, «rimedi straordinari», così li definisce il capo dello Stato nel suo messaggio: combinando i due provvedimenti si avrebbe «l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria». Riguardo l’amnistia, avverte però il presidente, «la perimetrazione rientra nelle competenze esclusive del Parlamento». E comunque ne sarebbero esclusi i reati di particolare allarme sociale.
Un documento lungo dodici pagine, controfirmato dal premier Enrico Letta, che ieri pomeriggio i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno letto in simultanea a Montecitorio e a Palazzo Madama. Risolvere l’emergenza carceraria oggi è «un imperativo morale» e «le istituzioni e la nostra opinione pubblica non possono e non devono scivolare nell’indifferenza», il monito lanciato dal presidente della Repubblica. Napolitano nel suo messaggio indica in primis soluzioni alternative alla carcerazione, come la messa alla prova, i domiciliari, la riduzione dell’applicazione della custodia cautelare. Eppoi una decisa depenalizzazione. Per gli stranieri, inoltre, la possibilità di scontare la pena nei loro Paesi d’origine.
Ma è quel riferimento ad amnistia e indulto, visti come «rimedi straordinari», a scatenare quasi subito una polemica durissima con il Movimento. I 5 Stelle insorgono: sul profilo Twitter del gruppo alla Camera accusano il presidente della Repubblica di essere «il padrino di un salvacondotto per Berlusconi», parlano di «napolitanocrazia» e attaccano «l’amnistia di Napolitano per salvare il Caimano». La replica aspra del capo dello Stato, però, non si fa attendere. Napolitano da Cracovia li bacchetta con severità: «Hanno un pensiero fisso e se ne fregano degli altri problemi del Paese: quelli che fanno questo tipo di accostamento non sanno quale tragedia sia quella delle carceri. Non ho altro da aggiungere». Ma i Cinquestelle contrattaccano da Roma: «Indegno, si dimetta».
I dati forniti dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dap) sono allarmanti: i detenuti in Italia (al 30 settembre 2013) sono 64.758 a fronte dei 47.615 posti regolamentari disponibili. Napolitano, perciò, non ha dubbi: «Sottopongo all’attenzione del Parlamento l’inderogabile necessità di porre fine senza indugio a questo stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo». «L’intollerabile livello di congestione delle carceri dà all’Italia il primato di sovraffollamento tra gli Stati Ue con il 140,1 per cento, mentre la Grecia è al 136,5 per cento», rileva il capo dello Stato, che poi aggiunge:«Il governo e il Parlamento devono fare riforme strutturali» e questo si traduce «con il mettere mano a un’opera i cui tempi sono maturi, e cioè il rinnovamento dell’amministrazione della giustizia», considerata anche la «durata non ragionevole dei processi».
«Ampia condivisione» all’intervento di Napolitano esprime il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Critico, però, il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni:«Il problema del sovraffollamento si risolve costruendo nuove carceri e non rimettendo in libertà decine di migliaia di delinquenti». Fanno scudo al capo dello Stato, invece, la senatrice del Pd Anna Finocchiaro («Chi strumentalizza Napolitano falsifica la realtà»), Mario Marazziti di Scelta civica («Presidente coraggioso, ora amnistia») e il vicepresidente del Consiglio e segretario del Pdl Angelino Alfano («Sì alla riforma della giustizia, siamo pronti a fare la nostra parte») .
Fabrizio Caccia
DINO MARTIRANO SUL CORRIERE DI STAMATTINA
ROMA —Indulto vuol dire condono mentre l’amnistia, nell’etimologia greca, esprime il significato di una «dimenticanza». Il primo estingue in tutto o in parte la pena principale e non incide su quella accessoria (a meno che non sia specificato nella legge). La seconda estingue il reato e, se vi è già stata condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e delle pene accessorie. L’ultimo indulto è stato votato dal Parlamento nel 2006: tre anni di condono significarono circa 30 mila detenuti in uscita (per quasi tutti i reati, compresi quelli di sangue, la corruzione e la concussione) con un «crollo» delle presenze in carcere, da 68 mila a 38 mila. In 7 anni, dunque, l’effetto indulto è quasi evaporato visto che al 30 settembre 2013 i detenuti erano 64.758 a fronte di una capienza regolamentare di 47.615. L’ultima amnistia, invece, risale al 1990 quando ancora bastava la maggioranza semplice (e non i due terzi) per varare un atto di clemenza: «È concessa l’amnistia per ogni reato non finanziario per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a 4 anni...».
Ecco, tanto per prendere subito il toro per le corna, ha dunque ragione il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri quando dice che è «una falsa idea» quella che attribuisce all’amnistia un valore salvifico per Silvio Berlusconi già condannato a 4 anni per frode fiscale (pena massima 7 anni): «Decide il Parlamento quali reati toccare e non è mai successo che si occupasse di reati finanziari». Diverso il discorso per l’indulto: Berlusconi ha già usufruito di quello del 2006 (3 anni condonati) e potrebbe beneficiare «in parte» anche del nuovo atto di clemenza qualora, al momento del voto finale in Parlamento, stesse ancora «scontando» l’anno residuo ai «servizi sociali».
Giorgio Napolitano ha scritto alle Camere: tra i «rimedi straordinari» da considerare, «l’indulto è la prima misura che intendo richiamare all’attenzione del Parlamento» perché «può applicarsi a un ambito esteso di fattispecie penali (fatta eccezione per alcuni reati particolarmente odiosi). L’indulto di 3 anni, stima il capo dello Stato, inciderebbe sull’uscita dal carcere di almeno «24 mila detenuti condannati in via definitiva con pena detentiva residua non superiore ai tre anni».
Più delicati i calcoli sugli effetti dell’amnistia: tra i reati da escludere, Napolitano cita quelli di «rilevante gravità» come «i reati contro le donne» e rimanda comunque al Parlamento il compito di «perimetrare» la legge di clemenza. Nel 1990, il Parlamento pose il tetto a 4 anni ed escluse numerosi reati: quelli commessi in occasione di calamità naturali, quelli compiuti da pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, il peculato, la corruzione, la turbata libertà degli incanti, l’evasione, il commercio e la somministrazione di medicinali usati, le manovre speculative su merci, gli atti di libidine violenti, l’usura, il danneggiamento al patrimonio archeologico, ecc. Meno selettivo è, invece, il meccanismo dell’indulto. Spiega Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione Giustizia della Camera: «Se il messaggio del capo dello Stato parte dalla necessità di fornire una risposta alla Corte di Strasburgo sul numero dei detenuti, andiamo a vedere quali sono realmente i reati che producono il sovraffollamento come quelli previsti dalla legge Fini-Giovanardi sulle droghe». Patrizio Gonnella di «Antigone» stima che il 37% dei condannati e il 40% dei detenuti in attesa di giudizio debbano rispondere di un reato collegato alla Fini-Giovanardi.
Sui tempi per proporre un rimedio al sovraffollamento (l’indulto avrebbe effetto immediato), c’è tempo fino al 28 maggio 2014 quando la Corte, in mancanza di risposte, scongelerà 2.000 ricorsi di altrettanti detenuti che per l’Italia significherebbe un onere di 20 milioni di euro. Ma un segnale dovrà arrivare entro novembre quando la Commissione per gli interventi in materia penitenziaria, presieduta da Mauro Palma, dovrà fornire al Guardasigilli le linee guida di un «piano di rientro» credibile per i giudici di Strasburgo.
Dino Martirano