Giuseppe Di Piazza, Oggi 9/10/2013, 9 ottobre 2013
MOGLI, AI MARITI NON SI DICE TUTTO!
Milano, ottobre
«La televisione dovrebbe essere BD, altro che HD. Bassa Definizione, come questo schermo attraverso cui stiamo parlando. Si vede così male che non è necessario truccarsi».
Luciana, tu non ne hai bisogno. In ogni caso, se proprio vuoi, dovresti ringraziare Skype... (L’intervista avviene faccia a faccia attraverso i nostri computer: lei – Luciana Littizzetto, 49 anni – è nella sua casa di Torino con un cagnolino che ogni tanto le abbaia intorno, io in redazione a Milano. Skype è uno dei software che rendono possibili tali magie, un po’ sgranate, ma pur sempre magie se pensate per un attimo ai gettoni telefonici).
Sei la protagonista di Aspirante vedovo, dove fai una imprenditrice di successo, una donna insopportabile che il marito, Fabio De Luigi, vorrebbe vedere morta. In realtà muori e poi resusciti in 24 ore...
«Sono una spietata che riesce a conciliare gli affari con un matrimonio rovinato, sempre in tailleur e con i tacchi, ben pettinata».
Un personaggio lontano da te.
«Mi sono dovuta forzare».
Casa non sopporti, nella vita reale?
«Non mi piacciono le persone perfette: non fanno ridere mai, non hanno ironia. Mi piacciono al contrario le imperfezioni».
(Squilla il suo cellulare, che è poggiato sulla poltrona rossa che si intravede alle sue spalle. «Sì. amore... Va bene... sto facendo un’intervista, ti richiamo. Baci anche a te»).
«Mi chiedevi che cosa non sopporto? Al telefono era mia figlia, mi chiamava dal treno solo per dirmi che intorno aveva persone molto scortesi. Capito? Scortesi. Ecco, io dico le parolacce per essere trasgressiva, ma a loro, ai miei figli, ho insegnato le cose come vanno insegnate. Non sopporto le scortesie e le disattenzioni verso gli altri».
La tua tesi di laurea era su La luna nel romanticismo. Era uno scritto umoristico o ami davvero il romanticismo?
«Mi sono laureata in storia del melodramma. Allora mi chiedevo: che cos’è il romanticismo? Per i tedeschi sturm und drang, per gli inglesi i vampiri, e per gli italiani? Portarsela a letto. Ecco, mi occupavo di questo».
Ma tu sei romantica?
«Non tanto. Né io, né il mio compagno. Quando gli dico ti amo, lui mi risponde idem».
Mi vuoi far credere che se un uomo ti dice «ti amerò per sempre» non ti scappa la lacrima?
«No, perché so che è una palla. È onesto chi ti dice: ti amerò finché posso».
Ho letto che agli inizi facevi la doppiatrice di soap. Quali?
Roba sudamericana, su Retequattro. Facevo le voci dei bambini, dei bambini maschi».
E ora doppi cartoni animati.
«Soprattutto animali: giraffe, zebre, iguana...».
Mi faresti la voce dell’iguana?
(Comincia a parlare con accento argentino: chiudo gli occhi, ed è Belen. Poi scoppiamo a ridere).
Com’era vent’anni fa lavorare con Chiambretti?
«Lui è geniale e strampalato. Ci divertivamo da matti a fare La hit parade di Lelio Luttazzi, ma lui non lo sa. Questo era il titolo. Io facevo la finta figlia di Nikka Costa. Per darti un’idea di com’è Piero, ascolta: un giorno nel centro Rai di Torino c’erano operai al lavoro, che gridavano tra loro: “Dai! Tira! No, tira di più! I cavi! Su che ce la facciamo!”. Piero li registra e poi li manda in onda dicendo che erano i rumori del trapianto di capelli di Berlusconi. Meraviglioso».
Hai nostalgia di quegli anni?
«Rimpiango il tempo perché passa, avevo vent’anni di meno, ma già mi facevo un mazzo... Ho nostalgia di certe libertà. Partecipai a Letti gemelli di Oreste De Fornari e Gloria De Antoni su Rai 3. Dicevo cose che se le dicessi oggi, in Rai mi caccerebbero a calci. L’Italia ora è un altro Paese, e non mi sembra migliorato».
Definisci alcuni tuoi partner. Cominciamo da Aldo, Giovanni e Giacomo con cui hai fatto Tre uomini e una gamba.
«Persone perbene, rispettose».
Gialappa’s.
«L’amore. Sognavo di partecipare a Mai dire gol e ci sono riuscita».
Te ne intendi di calcio?
«No, zero. Ma le riunioni lì erano uno show nello show: Gialappa’s, Bisio, Gioele Dix, Luttazzi...».
Parliamo di Claudio Bisio.
«Un artista eclettico, dove lo metti sta, e lo fa benissimo».
Luca e Paolo.
«Il mio ruolo nelle Iene mi stava stretto. Però con loro ho fatto il mio primo film, E allora Mambo!».
Poi sei finita in copertina su Max, facendo una linguaccia. Cos’è sexy per te?
«Valorizzare ciò che si ha, saper usare in modo intelligente il proprio corpo».
Hai valorizzato anche la tua penna. Il tuo libro Sola come un gambo di sedano vendette un milione di copie.
«Era il primo esempio di chick lit (traduzione: letteratura per pollastre)».
E intanto andavi al Maurizio Costanzo Show.
«Mi manca la sua trasmissione. La sera tornavi a casa e dicevi: vediamo chi c’è da Costanzo. Ora invece tutti questi talk show urlati... Andare da lui era per me un’emozione enorme. Anzi: avevo paura come agli esami all’università. Mi veniva ogni volta l’herpes appena mettevo piede sul palcoscenico. Ma lui ci accendeva e ci spegneva in modo perfetto. In quegli anni si diceva: quando ti chiamano al Costanzo, è fatta».
Condivido, Costanzo è stato il più grande talent scout dello spettacolo italiano contemporaneo.
«La mia consacrazione è avvenuta anche quando Marzullo ha chiesto di intervistarmi».
Tra te e Fabio Fazio qual è il segreto?
«Lui è un grande costruttore di trasmissioni, io una distruttrice. Lui è la tegola, io l’eccezione. Il segreto, quindi, è uno soltanto: la compensazione».
Hai voglia di parlare di matrimonio?
«Va bene».
«In un matrimonio, gli anni più difficili sono i primi 20-30. Poi tutto si aggiusta». È una battuta di Giancarlo Dotto.
«Ti rispondo con un proverbio di origine meridionale: al marito bisogna far vedere solo mezzo culo».
L’altro mezzo per chi è?
«Per te stessa. Bisogna tenere cose per sé. È una sciocchezza dire tutto, per esempio “Amore, stanotte ho sognato di baciare Brad Pitt”, come ha fatto Madonna. E poi una donna deve avere sempre un piano segreto, qualcosa che sia una lampadina per la propria anima: piccoli progetti, dall’epilazione definitiva a cambiare marito (ride). E poi si sa che l’amore dura tre anni...».
Ho visto il film, il solito ottimismo dei francesi.
«Guarda che se una donna non conserva per sé qualcosa, finisce con lui in pantofole e lei che fa il piccolo punto, e la sagra della porchetta sostituisce cinema e teatri...».
Sei pronta al nuovo Sanremo?
«No. Riprende Che tempo che fa, ho appena finito di girare una fiction, non abbiamo ancora pensato».
Della passata edizione conservi bei ricordi o un album degli orrori?
«Ero spaventata, è stato molto faticoso: io la presentatrice non l’avevo mai fatta. Ma Fabio è stato bravissimo, s’è messo in gioco, faceva imitazioni, faceva il cretino».
Momenti belli?
«La grande tenerezza nel vedere l’Armata Rossa che cantava “sono un italiano, un italiano vero” con Toto Cutugno».
E l’edizione 2014?
«Sarà quella dei 60 anni della tv italiana. In ogni caso, per quanto mi riguarda, non poTrà funzionare di nuovo la storia di Cenerentola che arriva a Sanremo».
Nel ’93 hai scritto un testo per il Festival di Sanremo. Ma alla Rai lo sapevano?
(ride) «Sei il primo che me lo chiede. Il testo si intitolava Naziskina e il ritornello diceva “skina, naziskina”, cioè vai via. (Ci ripensa) Forse io sono più adatta a Sanscemo che a Sanremo (e ride ancora).
Bacchetta magica: cinque cose da fare per migliorare l’Italia.
«Primo: parlare con quelli che progettano i bancomat e dirgli di non metterli più controsole. Secondo: fare una legge per decidere chi richiama quando cade la linea dei cellulari; non è possibile provare insieme per dieci minuti e non riuscire mai più a parlarsi: secondo me deve richiamare chi ha chiamato per primo, stabilito per legge. Terzo: una norma contro gli antifurti che suonano quando nessuno è entrato a casa tua. Quarto: dire all’Ikea che da noi i cuscini sono rettangolari, quindi di smetterla di vendere in Italia federe quadrate. Quinto: vietare gli spot dove si vedono gatti mangiare cibo su piatti di porcellana; sono animali, mica nobili decaduti».
Parliamo di uomini?
«Lavoro sempre con uomini che piacciono molto: Fabio De Luigi, Neri Marcorè, Rocco Papaleo... Sì, anche Rocco, che è orbo come una talpa; lui più che di una donna avrebbe bisogno di un cane lupo (e ride). La verità è però sempre la stessa: vedo ragazze belle che stanno con rospi e non vedo mai uomini belli che stanno con rospe. E poi l’avrai letto anche tu: la Pascale vuole sposare Berlusconi».
Anche se diventasse indigente.
«Sì, anche se diventasse indigente».
Giuseppe Di Piazza