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 2013  ottobre 09 Mercoledì calendario

LA SERBIA SULL’ORLO DEL CRAC CHIEDE AIUTO AGLI EMIRATI ARABI


LA CRISI
Non sono passati 15 anni dalla guerra fratricida balcanica che vide, tra gli altri, i serbi ortodossi contrapposti ai fronti musulmani bosniaci e kosovari. E se ancora è lunga la strada verso la pacificazione etnica dell’area, la crisi economica e gli sforzi di “normalizzazione” della nuova Serbia che guarda all’Ue consegnano risvolti inattesi delle relazioni di Belgrado con il mondo musulmano. Il vicepremier serbo, Aleksandar Vucic, ha infatti ufficializzato l’accordo raggiunto con gli Emirati Arabi Uniti per un credito di 2-3 miliardi di dollari che andrà a rimpinguare le disastrate casse dello stato balcanico da qui al 2014. Entro la fine del 2013 è atteso il primo miliardo e poi ulteriori crediti, fino ad arrivare all’ammontare stabilito. Non è un caso che l’ex nazionalista radicale Vucic, oggi rampollo della leadership riformista serba, si sia recato già oltre un anno fa negli Emirati. Visita puntualmente ricambiata dallo sceicco Bin Zayed, con il quale il giovane vicepremier vanta una «stretta amicizia personale». Rapporti nuovi, ma in linea con la tradizione “non allineata” della Jugoslavia di Tito e che, come allora, non mancano di portare frutto: è di agosto l’acquisizione da parte di Atihad Airways del 49% della Jat Airways, la compagnia di bandiera serba sull’orlo del fallimento.

LO SCAMBIO
In cambio dei nuovi prestiti annunciati Belgrado “sorvolerà” su gare d’appalto e concessioni, come prevede il regime di “lex specialis” entro cui si inquadrano le intese raggiunte con gli Emirati Arabi Uniti per investimenti a tutto campo, a partire dal settore agricolo. Ma non c’è scelta per le finanze serbe, come attesta il pacchetto di austerità varato ieri dal governo con tagli tra il 20 e il 25% dei salari pubblici e l’innalzamento dell’Iva dall’8 al 10%. Con un debito pubblico intorno al 60% del Pil, l’inflazione al 7% e la disoccupazione oltre il 24%, senza questi tagli «si rischia la bancarotta entro due anni», ha chiarito il ministro delle Finanze, Lazar Krstic. Ben vengano, dunque, i dollari arabi. Tanto più se prestati «a condizioni talmente buone da considerarli un dono», come riferito da Vucic. E a caval donato non si guarda in bocca.
Isotta Galloni