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 2013  ottobre 09 Mercoledì calendario

«PER ANNI SI È INDAGATO A SENSO UNICO LA PISTA PALESTINESE È QUELLA GIUSTA»

[Terza parte, rivelazioni dell’ex giudice istruttore Rosario Priore] –

«Sulla strage alla stazione non posso aderire, con tutta la buona volontà, alla soluzioni a cui è giunta la magistratura bolognese». Parola del giudice Rosario Priore, che negli anni 70, 80 e 90 si è occupato delle più importanti vicende di terrorismo che hanno insanguinato la Repubblica, anche se mai della strage del 2 agosto.
Almeno in due occasioni però, le sue attività si sono intersecate con le indagini bolognesi, purtroppo senza risultati. La prima circostanza riguarda l’arresto di Giovanni Senzani il 9 gennaio ’82 e il sequestro di un suo appunto olografo...

«Un arresto fondamentale, sia per la lotta contro il terrorismo interno, sia per le connessioni con il terrorismo internazionale. All’epoca esistevano più organizzazioni comuniste che predicavano e operavano per la rivoluzione. Ricordo che in quel torno di tempo esistevano ben cinque formazioni di un certo peso che si ispiravano a questi principi. Alcune meditavano periodi di lunga durata, altre invece si apprestavano a lotte armate per periodi limitati di tempo, in esito ai quali si sarebbero "parlamentarizzate" ovvero avrebbero presentato candidati al Parlamento. Quelle che emergevano erano due: il "centro" o i militaristi che avevano fatto capo a Moretti e quella nata da una costola del "centro": il fronte carceri, divenuto sempre di maggior peso per effetto delle dimensioni della questione carceraria, che faceva capo a Senzani. La prima conservò il nome di Organizzazione per la costruzione del Partito Comunista Combattente. La seconda, stimando fosse già avvenuto il salto al partito, si era definita Partito Guerriglia. Questa formazione si impose subito per l’efferatezza delle operazioni, tra cui non può dimenticarsi il sequestro del fratello di Peci e la sua uccisone. Questo "Partito" si dette una solida organizzazione; riprese i contatti internazionali e quindi con Parigi. Senzani era stato nella capitale francese nel dicembre del 1981, quando si tenne un’adunanza plenaria nel corso della quale assunse la qualità di relatore Abu Ayad, del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che illustrò l’intero scacchiere dell’insorgenza e della resistenza degli "oppressi". Di questa relazione Senzani fece un verbale dettagliato che conservò per sé. Proprio in quel momento stava attivando sul piano nazionale un progetto che da sempre era stato nutrito dalle Br fin dai tempi di Moro».
Quale?

«Quello di sequestrare un grande del mondo economico accoppiato a quello di un importante politico. Si parlò a lungo di un Pirelli o di un Agnelli, ma non se ne fece nulla. Senzani rispolverò il piano e puntò su Romiti. La notte tra l’8 e il 9 gennaio, il commando operativo era appostato nei pressi di Propaganda Fide, in corrispondenza di via Frattina dove abitava Romiti. Con le catture caddero numerose basi e tra di esse la più importante del Partito Guerriglia in via della Stazione di Tor Sapienza ove risiedeva il capo ed erano custoditi documenti di primaria importanza. Cominciarono le dissociazioni e le collaborazioni. Mille verbali, mille carte e tra quelle carte sequestrate il verbale del Forum parigino di dicembre. In quel documento, più noto come olografo di Senzani, spicca l’annotazione delle principali stragi dell’estate ’80: l’attentato a una sinagoga di Parigi, l’attentato certamente male inteso da Senzani all’Oktoberfest e infine "Bo", una sigla che richiama Bologna. Questo documento da me trasmesso tempestivamente ai magistrati bolognesi, non risulta sia stato mai preso nella dovuta considerazione. Sulla strage di Bologna s’è formato il giudicato. E il giudicato, va da sé, deve essere rispettato. Ma ciò non toglie che su di esso si discuta sulla base di evidenze nuove sul piano storico e politico».
La seconda circostanza riguarda l’arresto il 18 giugno ’82 di un membro del gruppo Carlos, Christa-Margot Fröhlich, e la mancata informazione che a Bologna un cameriere dell’hotel Jolly aveva riconosciuto nelle foto apparse sui giornali la tedesca con cui egli aveva parlato il 1° e il 2 agosto 1980. Non ci fu però un confronto all’americana tra i due.

«E questo è un esempio clamoroso delle mancate comunicazioni in ambito giudiziario. È vero: si sarebbe imposto un immediato confronto o ricognizioni personali sulla tedesca arrestata a Fiumicino, proveniente dal Medio Oriente con una valigia esplosiva e non un semplice carico di esplosivo, come ha rilevato Carlos dinanzi alla Corte d’Assise di Parigi. Le novità scaturite dalle dichiarazioni del cameriere dell’Hotel Jolly non furono comunicate a Roma, né Bologna si "ricordò" dello stato di detenzione della Fröhlich. E così si perdette una rilevante occasione».
Che idea si è fatta sulla strage del 2 agosto 1980?

«Certo, può sembrare assurdo che ci si pongano domande di questo genere a distanza di 33 anni dall’evento. Ma tant’è. Non sembra che si possa aderire, con tutta la buona volontà possibile, alle soluzioni a cui è giunta la magistratura di Bologna».