Stefano Montefiori, Corriere della Sera 09/10/2013, 9 ottobre 2013
VITA DORATA A PARIGI PER I CLAN DEI DITTATORI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Al numero 38 di avenue Foch, nel lussuoso Ovest parigino, Rifaat Assad — lo zio del dittatore siriano — possiede un palazzo del valore di 90 milioni di euro. I suoi vicini di casa sono Ali Bongo Ondimba (presidente del Gabon), il leader congolese Denis Sassou-Nguesso e Teodorín Obiang Mangué, figlio del presidente della Guinea Equatoriale, tutte personalità che amano alcuni aspetti dell’Occidente (per esempio il XVI arrondissement o le Rolls-Royce) tranne le elezioni. Purtroppo gli altri ex proprietari immobiliari Mobuto Sese Seko (appartamento di 800 metri quadrati) e il dittatore haitiano Jean-Claude «Baby Doc» Duvalier sono scomparsi ma avenue Foch, peraltro sede del venerabile Yacht Club de France, resta un bel concentrato di miliardari che apprezzano la democrazia a patto che stia lontana dai loro Paesi di origine.
La procura di Parigi ha aperto ora un’inchiesta preliminare sul patrimonio di Rifaat Assad, ex vicepresidente della Siria caduto in disgrazia ed esule dal 1984, oggi decisamente il più esposto dal punto di vista mediatico.
Il presidente francese François Hollande ripete da mesi che «il massacratore Bashar Assad se ne deve andare da Damasco», e il 31 agosto scorso aveva già deciso di lanciare i missili, fermato solo, poche ore dopo, dall’inattesa marcia indietro di Obama; intanto, un membro della famiglia Assad continua a godersi l’hôtel particulier di avenue Foch e pure una serie di appartamenti di lusso sul quai André-Citroën, in avenue Kennedy, un’ultima casa con vista in primo piano della Tour Eiffel (valore 40 milioni di euro) e una scuderia appena fuori città.
Poiché non si conosce l’attività professionale di Rifaat Assad benché viva a Parigi da trent’anni, è lecito supporre che questo tenore di vita principesco si fondi su biens mal acquis , categoria definita dalla Ong belga Cncd come «qualsiasi bene sottratto illegalmente dalla proprietà pubblica e che ha per effetto di impoverire il patrimonio dello Stato».
Due anni fa la polizia francese ha sequestrato al figlio del dittatore della Guinea Equatoriale, per esempio, una flotta di 11 auto di lusso (tra cui due Bugatti Veyron, una Ferrari, una Maserati, una Rolls-Royce scoperta, una Bentley, una Porsche Carrera Gt e una Maybach) vendute poi all’asta per 2,2 milioni di euro, mentre l’anno scorso la magistratura ha congelato le proprietà dell’ex presidente tunisino Ben Ali, che due mesi prima delle primavere arabe aveva comprato per 40 milioni di euro un palazzo del Seicento nel Marais. Associazioni come Sherpa , fondata dall’avvocato William Bourdon, contestano sempre di più la tradizionale tolleranza delle autorità francesi, che permise decenni fa all’imperatore centrafricano Jean Bédel Bokassa di comprarsi un intero castello con parco appena fuori Parigi.
Rifaat Assad è stato a capo della Guardia repubblicana siriana e a questo titolo è responsabile del massacro di Hama che nel 1982 fece 20 mila morti. Suo figlio Siwar però lo difende, dalle colonne di Libération : «Nel 1984 mio padre ha avuto uno scontro ideologico con suo fratello Hafez (l’allora leader della Siria e padre di Bashar, ndr )e fummo costretti a lasciare Damasco. Ci stabilimmo prima in Svizzera, poi il presidente Mitterrand ci invitò a Parigi. Da allora il nostro esilio è stato finanziato dai Paesi arabi e non dalla spoliazione del popolo siriano».
Nei giorni della massima tensione tra Francia e Siria, i palazzi parigini di Rifaat sono comunque imbarazzanti. Quasi quanto il ricordo di suo nipote Bashar Assad e della moglie Asma che erano habitués di Parigi e neanche tre anni fa — non ancora dediti alle armi chimiche — passeggiavano tranquillamente in boulevard Montparnasse per andare a cena alla Coupole.