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 2013  ottobre 08 Martedì calendario

L’UOMO DI CARLOS VENNE PEDINATO MA NESSUNO LO FERMÒ ALLA STAZIONE

[Seconda parte]–

Perché Thomas Kram, uno dei «compagni» del terrorista venezuelano noto come Carlos», era a Bologna il giorno della strage alla stazione? Se lo chiedono in tanti, a cominciare dai magistrati che nel 2011 hanno indagato il tedesco. In quegli anni Kram militava nell’Ori (Organizzazione dei Rivoluzionari Internazionali), la formazione eversiva guidata da Ilich Ramirez Sanchez, noto appunto come Carlos «lo Sciacallo». Che nesso causale c’e tra la sua presenza a Bologna il 2 agosto 1980 e la bomba fatta esplodere alla stazione?
Vediamo. L’ex terrorista si è sempre dichiarato estraneo alla strage ma non ha mai voluto rispondere alle domande dei pubblici ministeri bolognesi. L’unica intervista l’ha rilasciata nel 2007 a «Il Manifesto» e poi, nella scorsa estate, ha depositato un memoriale succesivamente pubblicato sul sito dello stesso quotidiano. Di fronte ai documenti dei servizi dell’est comunista che lo inchiodano ai vertici dell’Ori, parla di scambio di persona. Kram sostiene poi che Bologna, città dove alloggiò la notte tra l’1 e il 2 agosto 1980, costituiva in realtà una tappa occasionale e imprevista tra un fallito appuntamento a Milano e una visita a Firenze programmata per il giorno successivo.
Anche se l’alibi contiene una serie di errori e di aggiustamenti progressivi così ampia da evidenziarne la falsità, il punto è un altro: oggi è possibile ricostruire con esattezza i movimenti di Kram a Bologna nelle ore fatidiche del 2 agosto 1980? Proviamoci.
Dal maggio 1980 Thomas Kram era stato inserito per effetto di una segnalazione dell’antiterrorismo tedesco – nella nostra rubrica di frontiera - con le formule «5 e 6R». Questa duplice iscrizione imponeva la severissima adozione, in caso d’ingresso in Italia di Kram, di due provvedimenti ben distinti. Il primo consisteva nella perquisizione alla dogana dell’estremista tedesco. Il secondo prevedeva la segnalazione dell’arrivo di Kram in Italia alle autorità tenute poi a tenerlo sotto «riservata vigilanza» durante gli spostamenti nel nostro Paese. Ciò significa che le forze dell’ordine avrebbero dovuto sottoporre a pedinamento Kram. È stato fatto? Nessuno lo sa, posto che quegli spostamenti nelle ore cruciali della strage di Bologna restano sconosciute. Malgrado le numerose interrogazioni parlamentari, dal 2005 ad oggi i vari governi hanno fornito risposte limitate solo alla perquisizione. È noto quindi che Kram giunse in treno a Chiasso, in Svizzera, alle 10.30 dell’1 agosto 1980. Varcò la frontiera italiana alle 12.08 dopo essere salito su un treno diretto a Milano. Le uniche informazioni diffuse sul conto di Kram non provengono da pedinamenti ma dalla lettura del registro dell’Hotel Centrale di Bologna dove l’uomo restò dall’1 agosto 1980 sino al mattino successivo. Non si conosce altro dei suoi spostamenti, neppure la data o il mezzo con cui l’uomo si allontanò poi dall’Italia.
Ma cosa ne fu della «riservata vigilanza»? La prima ipotesi è che il pedinamento di Kram in Italia fu regolarmente effettuato. In tal caso, dove sono finiti i rapporti stilati all’epoca dai pedinatori? La seconda è che Kram non fu seguito da nessuno, e allora va scoperto perché le nostre autorità ignorarono non solo la segnalazione ricevuta dall’antiterrorismo tedesco, ma anche il protocollo imposto dalla rubrica di frontiera. Dal telex inviato il primo agosto 1980 (che pubblichiamo a fianco) da Emanuele Marotta, dirigente dell’ufficio sicurezza di frontiera, si ricavano informazioni utili. Dopo aver sottoposto a perquisizione doganale Kram, Marotta segnalò l’ingresso del terrorista in Italia a Polinterni nonché a Polzona di Como e alle Questure di Como e Milano. L’interessamento di questi ultimi due uffici sembra collegato ai primi spostamenti nel suolo italiano di Kram, essendo giunto nel capoluogo lombardo in treno dopo essere transitato per il territorio provinciale comasco. Dunque la polizia di frontiera sembra aver posto in condizione le altre autorità competenti di effettuare la «riservata vigilanza» prevista.
Ma poi cosa avvenne? Kram fu seguito sino a Milano? Le nostre autorità controllarono i suoi movimenti a Bologna il giorno precedente la strage? E quelli della mattina della bomba? E se lo fecero, cosa fu visto? Nel 2000 Carlos, con parole all’apparenza incomprensibili (Kram era sconosciuto all’opinione pubblica) parlò di «un compagno» uscito dalla stazione ferroviaria di Bologna poco prima dell’esplosione. Successivamente identificò quella persona in Kram. Il fondatore dell’Ori dichiarò che quest’ultimo cercava di fuggire dopo essere stato «identificato». Il riferimento alla perquisizione di Chiasso appare evidente. Ma c’è un altro particolare che Carlos rivelò: nel momento in cui nella sala d’attesa esplose il terribile ordigno «qualcuno stava pedinando Kram». Chi?
( 2 - continua )