U. Man., il Messaggero 8/10/2013, 8 ottobre 2013
INTEGRAZIONE TRENO-AEREO E CONTI A POSTO LA TRATTATIVA SI BLOCCA SUI PALETTI DELLE FS
IL RETROSCENA
ROMA Un incontro a carte scoperte quello tra Mauro Moretti, alla guida delle Fs, e il premier Enrico Letta, prima del summit con le banche e i principali azionisti di Alitalia. Con il top manager, chiamato d’urgenza a dare una mano, che si è presentato all’incontro di Palazzo Chigi con delle richieste molto precise.
MANI LIBERE
Un piano ambizioso per tentare di rimettere in sesto la compagnia, ridare efficienza, integrare in un’unico sistema treni ed aerei. Un piano ritenuto dal governo troppo vincolante e per certi aspetti poco digeribile dagli azionisti. In sintesi, Moretti ha chiesto di aver mano libera nella gestione della compagnia, in cambio ovviamente di un intervento importante nel capitale. Per questo ha proposto l’azzeramento dei debiti e delle pendenze con i fornitori, la rinegoziazione completa dell’accordo con Air France, fino alla possibilità di poter scegliere i nuovi manager della compagnia. Una sorta di tabula rasa con il passato. Non solo. Nel piano si immagina anche l’esclusione di Air France, o comunque la sua marginalizzazione, in un ruolo di secondo piano. Per arrivare, sulla base di un percorso ben preciso, ad una completa integrazione tra treni e aerei, senza cannibalizzazione sulle tratte interne come la Roma-Milano. Secondo uno schema di gestione dei costi che avrebbe dovuto ricalcare quello già adottato con successo da Moretti alle Ferrovie. Nel dossier del manager - illustrato a Palazzo Chigi - tutta una serie di iniziative per sviluppare insieme ad Alitalia offerte commerciali in comune, piani per il turismo, taglio dei costi e razionalizzazioni. L’esecutivo ha ritenuto le idee di Moretti sulla carta molto interessanti, ma allo stesso tempo troppo vincolanti.
IL NO DI LUPI
Alla fine dell’incontro, proprio il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha in qualche modo preso ufficialmente le distanze dall’intervento delle Fs, che in passato aveva caldeggiato: «Non è il nostro piano». «Quello che si sta facendo - ha aggiunto «è verificare come salvaguardare un asset strategico. Abbiamo fatto un buon lavoro: ci siamo riconvocati per tirare le somme e per dare una prospettiva positiva a ciò che riteniamo essere fondamentale per un Paese che è un grande Paese industriale e che ha bisogno della sua compagnia di bandiera».
U. Man.