Varie, 8 ottobre 2013
Fila per Sette - Uno studio della psicologa americana della University of Chicago School of Business, Ayelet Fishbach, illustra i benefici del mettersi in fila
Fila per Sette - Uno studio della psicologa americana della University of Chicago School of Business, Ayelet Fishbach, illustra i benefici del mettersi in fila. Esperimento: tre gruppi di persone, a ognuno una ricompensa di diversa entità, da ottenere attendendo tempi differenti. Quelli che facevano la fila più lunga davano maggior valore alla ricompensa e miglioravano la qualità della loro pazienza, ottenendo alla fine maggior gratificazione. (Enrico Franceschini, la Repubblica 7/10) Si calcola che ogni anno si perdono 400 ore a fare file. La fila è nata in Inghilterra: si sarebbe sviluppata con la rivoluzione industriale, come effetto di una società più urbanizzata e ordinata. I britannici hanno acquisito la reputazione per le code ordinate durante la Seconda Guerra mondiale, quando saltarle era considerato contrario ai principi patriottici quanto profittare della borsa nera. (Enrico Franceschini, la Repubblica 7/10) Un sondaggio dice che secondo gli inglesi mettersi in fila è una loro caratteristica nazionale, insieme alle sbronze e ai dialoghi sul meteo. (Enrico Franceschini, la Repubblica 7/10) «Nel fare la fila gli inglesi sono imbattibili: ogni inglese è l’inizio di una fila» (l’umorista francese Pierre Daninos). «Un inglese, anche se è solo, forma una coda ordinata» (l’umorista ungherese George Mikes). La prima fila descritta nella storia è nella Genesi, quando Noè fa entrare gli animali nell’Arca: «Degli animali mondi e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè nell’arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè». Secondo l’antropologa di Oxford, Kate Fox, fare la fila è «una espressione di sentimento etico diventata arte». (Guido Santevecchi, Corriere della Sera 8/5/2007) Kate Fox, autrice di Watching the English, che stava per abbandonare i suoi studi sui comportamenti inglesi quando per esperimento ha dovuto saltare le file: «Ero davvero imbarazzata, stavo per rinunciare. Gli sguardi di disapprovazione morale sono una reazione dura da sostenere per un inglese». (Guido Santevecchi, Corriere della Sera 8/5/2007) L’espressione «mettersi in fila indiana» viene da una strategia di guerra usata dagli indiani d’America: camminavano uno dietro l’altro per non far capire al nemico quanti erano. Durante la guerra d’indipendenza l’esercito americano fece proprie molte strategie di guerra indiane, tra cui quella di spostarsi allineati, uno dietro l’altro. David Stewart-David, professore alla Business School di Newcastle, ha fatto duemila file in 92 giorni per osservare che gli inglesi in coda sono sempre meno pazienti. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera 8/5/2007) In Polonia hanno creato un gioco da tavolo chiamato “Kolejka” (coda), su iniziativa dell’Istitituto per la Memoria nazionale. Nel gioco ogni concorrente deve mettersi in coda per acquistare dieci articoli. Gli imprevisti: i furbi che saltano i posti e la possibilità di arrivare davanti al bancone quando ormai la merce è finita. Il gioco è stato inventato per mostrare ai giovani come si viveva nei Paesi dell’est fino agli anni Ottanta. (Alessandro Carlini, Libero 23/1/2011). Davanti ai negozi dei Paesi dell’Est c’era la compravendita dei posti in fila e certi per lavoro si alzavano all’alba e andavano ad accodarsi davanti a qualche bottega per poi vendere la loro posizione al miglior offerente. (Alessandro Carlini, Libero 23/1/2011) Quando una massaia sovietica vedeva la coda davanti a un negozio si rallegrava, perché ciò significava che c’era merce disponibile. (Gian Piero Piretto, La vita privata degli oggetti sovietici) Secondo l’Istat, nel 2012 il 50,8% dei pazienti in fila alla Asl ha atteso oltre 20 minuti. Rispetto al 2002 il tempo di attesa medio si è allungato dell’11,9 per cento. (Sergio Rizzo, Corriere della Sera 8/7/2013) Uqido, sistema inventato da Mattia Avesani e Alberto Silletti per per eliminare il problema delle code negli uffici. Basato su un algoritmo, è capace di calcolare con precisione il momento del nostro turno in fila: si riceve un sms che avverte quando è il momento di presentarsi allo sportello. Per combattere la cattiva abitudine dei cinesi a non rispettare le file, il governo nel 2008, in attesa delle Olimpiadi, stabilì che l’11 di ogni mese era «il giorno della coda». (Vanity Fair 8/3/2007). In Cina, nell’agosto del 2010, si formò sulla National Expressway 110 una fila di macchine lunga più di 100 chilometri. Gli automobilisti rimasero bloccati per una decina di giorni. In Italia il 1° agosto del 2009 sul Passante di Mestre si è creata una coda di oltre 32 chilometri. C’era gente che giocava a calcetto lungo la corsia d’emergenza e altre persone che organizzavano pic-nic e barbecue, mentre la protezione civile distribuiva panini e bottiglie d’acqua. Consiglio di bon ton di Lina Sotis: in fila al supermercato, lasciare passare chi è dietro e ha comprato poco. «Sarete un ricordo indimenticabile in un minuto». (Lina Sotis, Il nuovo bon ton, Rizzoli, 2005)