Maria Giulia Minetti, La Stampa 08/10/2010, 8 ottobre 2010
UN ANNO DI SANTINI IGNOTI
In un’epoca dove le figurine religiose, i «santini» che venivano infilati come segnapagina nei libri di preghiera sono ricordi di una devozione che appare addirittura remota, l’idea di mettere insieme un repertorio di ritratti agiografici – uno per ogni data del calendario – col puntiglio, la fantasia, la comunicatività delle vecchie immagini popolari appare sconcertante. Ancora di più se quelle vignette (raccolte nel volume Un santo al giorno, Rizzoli, 30 euro) non sono state disegnate per qualche rivista religiosa, ma per un giornale on line, Linkiesta, «di area industrial-illuminata, da Guido Roberto Vitale a Piero Maranghi, per capirci», spiega il disegnatore Jean Blanchaert, che di persona, figura massiccia, enorme barba a ventaglio, evoca fantasmi marxiani, altro che liberali.
Linkiesta, 25 mila contatti quotidiani, nata due anni fa per la direzione di Jacopo Tondelli (che nel frattempo ha lasciato, lo sostituisce Marco Alfieri), invece di presentare ai suoi lettori la solita vignetta satirica, decise «per qualcosa di più originale», il santino giornaliero. Come mai? «Forse perché il direttore aveva studiato in seminario», azzarda Blanchaert.
In realtà l’impresa è meno anacronistica di quanto appaia, perché i santi scelti dal disegnatore («Ormai ce n’è una quindicina per ogni giorno dell’anno») sono in larga parte contemporanei, o comunque recenti, di ogni etnia e cultura, sicché si tratta di un’agiografia attuale e globalizzata, e uno magari va a cercarsi il proprio santo il giorno del proprio onomastico e resta sconcertato non soltanto dal non trovarlo, ma dal vederlo sostituito da un vietnamita, o un sioux, con nome e cognome, data di nascita, vita e opere assolutamente impreviste. Le fonti di Blanchaert? «Le stampe popolari dell’Ottocento, certo, ma anche l’iconografia tradizionale “alta” di ciascun santo. E per i santi moderni le foto, che ti permettono la somiglianza, l’attualità».
Le scritte fitte, esplicative, che percorrono tutti i disegni e integrano la narrazione iconografica; il tratto, che varia tanto in spessore da suggerire volume, colorazione quasi; un senso del racconto che fa di ogni vignetta un aneddoto, uno studio psicologico: i santi di Blanchaert sono un pozzo di dettagli, un incoraggiamento al divertimento, alla scoperta. «Lo spirito con cui mi muovo? L’inseguimento della meraviglia».