Alessia Meloni, La Stampa 08/10/2010, 8 ottobre 2010
CECCHI GORI, TERZA CONDANNA ALTRI 7 ANNI PER BANCAROTTA
Nuova condanna in primo grado per il 71enne imprenditore fiorentino Vittorio Cecchi Gori. I giudici del tribunale di Roma gli hanno inflitto 7 anni per il fallimento dalla società Finmavi spa.
Secondo il collegio, il produttore cinematografico deve essere ritenuto responsabile del reato di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della società considerata la cassaforte di famiglia del gruppo Cecchi Gori. Il crac fu sancito dal tribunale della capitale il 23 ottobre del 2006 con un passivo di 600 milioni di euro. Nel febbraio scorso (sempre al termine del processo di primo grado) gli erano stati inflitti sei anni di carcere per il fallimento da 24 milioni della Safin Cinematografica che fu dichiarato dal tribunale civile di Roma il 20 febbraio 2008. Condannato anche il braccio destro di Cecchi Gori, Luigi Barone: già condannato a 5 anni per il crac della Safin, il collegio gli ha inflitto cinque anni e mezzo di carcere per quello della Finmavi. Nel maggio 2012 è invece diventata definitiva la condanna inflitta al produttore per il fallimento della Fiorentina Calcio. Stando all’accusa, Cecchi Gori, in qualità di presidente del Cda e poi di amministratore, e Barone, componente in diversi periodi, a partire dal 1999, del consiglio di amministrazione della Finmavi, della Cecchi Gori Cinema e Spettacolo, e poi della Nous, della Vip e della Cecchi Gori Holding, avrebbero «distratto o comunque dissipato i beni facenti parte del patrimonio sociale» della stessa Finmavi «causando un passivo fallimentare pari a circa 600 milioni di euro, a fronte di un attivo indicato in sede di proposta di concordato in 120 milioni di euro circa, così determinando un elevato e ingiustificato disavanzo aziendale», attraverso diverse operazioni. In particolare si parla dell’erogazione negli anni di finanziamenti alla Cecchi Gori Holding per 115 milioni, alla Nous per 6 milioni, alla Cecchi Gori Usa per oltre 31 milioni, alla Cecchi Gori Media Holding per quasi 7 milioni, alla Cecchi Gori Pictures per un milione e mezzo. Otto milioni di euro sono poi finiti nelle casse della Vip 97, società proprietaria di Palazzo Borghese, uno degli immobili più prestigiosi di Roma (già abitazione del manager ed anche di Valeria Marini finché la loro relazione non è terminata) tra l’altro per acquistare ulteriori porzioni della struttura e farvi lavori di ristrutturazione. Nel procedimento risultano anche oltre tre milioni di euro a favore dell’ex presidente della Fiorentina per emolumenti e spese personali come ristoranti, pratiche legali, carburanti, fornitori di Palazzo Borghese. La residenza in cui abitò anche Paolina Bonaparte è stata di recente acquistata per circa 25 milioni di euro da Pietro Valsecchi.
Interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, Cecchi Gori e Barone, per i quali la Procura aveva chiesto condanne rispettivamente a 10 e 8 anni di carcere, sono stati assolti da un episodio di bancarotta per distrazione di quasi 7 milioni in relazione alla società Cecchi Gori Media Holding. L’ex patron della Fiorentina e il commercialista Barone sono stati inoltre condannati dal tribunale al risarcimento dei danni che saranno calcolati in sede civile a beneficio della Finmavi spa e della Cecchi Gori Group.
Il collegio ha, infine, ordinato la confisca, a garanzia dei creditori, delle quote sequestrate a suo tempo alla Cecchi Gori Cinema e Spettacolo e alla società Vip 97.