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 2010  ottobre 07 Giovedì calendario

CAMPANILISMO E LOTTE DI POTERE L’AVVENTURA DEI FUSI ORARI IN ITALIA


Nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre 1893 gli orologi delle amministrazioni ferroviarie e governative della Penisola venivano mandati avanti di 10 minuti per uniformare il battito del tempo a quello dell’Europa centrale. Così, 120 anni fa, anche l’Italia adottava il fuso orario internazionale secondo un Regio decreto firmato da Umberto I agli inizi d’agosto. La scelta era stata combattuta, come del resto negli altri Paesi, tutti refrattari a un cambiamento che abbatteva soprattutto l’idea del campanile. Il meridiano che per noi faceva da riferimento era, infatti, il quindicesimo, passante per Termoli-Etna, e la cittadina molisana era la «Greenwich italiana». Rispetto al meridiano britannico dove sorgeva l’osservatorio in cui si segnava il «tempo zero», noi avevamo un’ora di meno. Le polemiche avevano rallentato l’accettazione del nuovo orario anche se l’Italia era stata il primo Paese a proporlo. Entro il 1897, comunque, veniva adottato dalla quasi totalità delle nazioni. Faceva eccezione la Francia che compirà il passo ben più tardi, nel 1911, perché Parigi voleva essere lei la capitale di riferimento.
La prima proposta per l’introduzione dell’ora dell’Europa era stata presentata al governo italiano nel maggio 1890 accendendo nei due anni successivi un dibattito molto accademico slegato dalla realtà, tanto da non aver alcun impatto sul pubblico, fra coloro che ne reclamavano l’opportunità per ragioni economiche e i decisi avversari. Non a caso tra i sostenitori emergevano soprattutto la Società promotrice dell’industria nazionale di Torino, il Circolo industriale agricolo commerciale di Milano assieme ai giornali milanesi Perseveranza , Italia del Popolo e Corriere della Sera .
Tra i personaggi impegnati da anni su questo fronte c’era il capitano Isidoro Baroni direttore della rivista L’Astrofilo di Milano e il padre barnabita Cesare Tondini de’ Quarenghi che, con l’appoggio della Reale Accademia delle scienze di Bologna, aveva suggerito nel 1888 un’ora universale fondata sul meridiano passante per Gerusalemme. Ma la figura chiave che per prima propose alla comunità internazionale la necessità di un orario universale era lo scienziato e politico bolognese Quirico Filopanti di Budrio. Figlio di un modesto falegname (il nome vero era Giuseppe Barilli), geniale inventore e abile divulgatore astronomico, diventava professore di meccanica e idraulica all’Università di Bologna e nel 1849 deputato e segretario dell’Assemblea costituente romana. Il suo amore per la politica e le idee repubblicane gli rendeva la vita difficile e, alla caduta della Repubblica romana, doveva fuggire prima negli Stati Uniti e poi a Londra. Rientrando, nel 1859, rifiutava il giuramento al Re e quindi veniva subito rimosso dall’insegnamento, almeno formalmente perché, soprattutto per le insistenze degli studenti, conservava la docenza come «libero insegnante». Le traversie però continuavano, tanto da essere arrestato anche se poi, nel 1876, era eletto al Parlamento.
Proprio a Londra Filopanti pubblicava l’opera Miranda! in cui avanzava la proposta di suddividere la superficie del globo — tramite meridiani — in 24 zone, o fusi, cadenzati di un’ora uno dall’altro. Troppo coinvolto nella politica idealistica non si impegnava per materializzare il progetto, il quale, invece, maturava tra Londra e Washington per le necessità commerciali nei trasporti ferroviari e navali sempre più intensi, per i maggiori spostamenti delle persone e per le comunicazioni telegrafiche introdotte.
Non a caso colui che si batteva più di tutti per l’introduzione dei fusi orari era sir Sandford Fleming, il «signore del tempo», ingegnere capo della ferrovia Canadian-Pacific. Le sue pressioni portavano nel 1884 alla International Meridian Conference di Washington alla quale partecipavano 25 nazioni tra cui l’Italia. Qui si introducevano i fusi orari mettendo da parte le ore locali fino a quel momento regolate soprattutto guardando il Sole. E da allora meridiani e fusi orari meglio regolarono i movimenti della vita sulla Terra.