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 2013  ottobre 09 Mercoledì calendario

SORRISO

«Mi arriva alle spalle senza fare rumore. Avverto calore sul braccio, poi lo scorrere di qualcosa sulla pelle. Mi aveva pisciato addosso. Mi volto di scatto e vedo il suo sorriso: beffardo e compiaciuto. Solo quello, nient’altro: non un insulto, non una parola» (Carlton Myers ricorda il primo episodio di razzismo che ha subito, a 12 anni).

ANTIPATICO «La scusante dell’antipatia di Balotelli è una forma di ipocrisia. Un antipatico può essere disturbato in tanti modi. Il verso della scimmia è invece riconducibile solo alla sua pelle. Dunque è razzismo» (Lilian Thuram).

MODA «Attenzione a parlare di razzismo: a me sembra più una moda che un problema reale. Adesso non puoi dire niente a uno di colore che subito ti danno del razzista!» (Andrew Howe).

MASCOTTE «Ricordo che durante il campionato 1970-71 vinto in rimonta sul Milan c’inventammo un rito scaramantico: prima di scendere dal pullman toccavamo tutti prima un galletto giallo, poi il naso di Jair che rideva divertito! Era la nostra mascotte» (il ricordo dell’ex interista Tarcisio Burgnich).

POSTER/1 «In cameretta avevo il poster di Michael Jordan perché adoravo la pallacanestro, come tennista mi piaceva Andre Agassi, ma non ho mai fatto una malattia per nessuno. Forse perché ho sempre guardato poco la tv e non ho mai avuto idoli» (Sara Errani).

POSTER/2 «Paolo teneva a casa il poster della Juve e Boniperti era un suo gran tifoso, mi chiedeva sempre di lui. Ma è stato lui a scegliere il Milan. Quando mi sono accorto che ci sapeva fare, gli ho detto: Milan o Inter? Lui ha scelto il Milan» (Cesare Maldini).

SCUSA «Il più corretto che ho mai incontrato sul campo? Gasol. A un certo punto mi rifila un calcio involontario proprio nelle parti nobili. Tornando nella sua metà campo mi chiede scusa, mettendomi una mano sulla spalla: “Non l’ho fatto apposta, giuro”. Sono rimasto di sale, non me lo sarei mai aspettato» (il centro di Cantù e della Nazionale di basket Marco Cusin).

CORRETTO «Temo che voi europei non mi abbiate mai capito. Io mi sono sempre ritenuto molto corretto. Quando sorpassavo mi preoccupavo di non creare problemi agli altri, altrimenti stavo male. Ma, dopo anni di corse con gente che non si preoccupa di te, ho imparato anch’io a fare così» (Casey Stoner, due titoli mondiali in MotoGp, ora collaudatore Honda).