Paolo Manzo, la Stampa 07/10/2010, 7 ottobre 2010
L’EDEN DELLE SPECIE CHE NON AVREBBERO DOVUTO ESISTERE
Dalla «rana cacao», battezzata così per il colore della pelle, che appartiene alla specie delle Hypsiboas e che ha emozionato tutti, al «maggiolino lillipuziano» di color rubino, un insetto che si fa quasi fatica a vedere dal momento che è lungo 2,3 millimetri, probabilmente il più piccolo al mondo del suo genere. Queste sono solo due delle 60 specie animali di cui fino a ieri s’ignorava l’esistenza e che sono state scoperte nel Suriname da un gruppo di 16 scienziati, membri dell’organizzazione ambientalista «Conservation International», che si batte per preservare la fauna e la flora terrestre.
La spedizione è stata organizzata lo scorso anno, ma i risultati sono stati divulgati solo ora per essere certi di divulgare in modo corretto tutte le scoperte. Tre settimane di marce tra i fiumi, le montagne e le foreste pluviali della parte sudorientale di questo piccolo Paese sudamericano: una fatica immane, per il team guidato dal biologo Trond Larsen, che si è spostato in aereo, in elicottero, a piedi e su canoe. Un’impresa scientifica, ma anche fisico-sportiva, resa possibile grazie una trentina di indigeni delle comunità locali, utilizzati sia per trasportare due tonnellate di cibo ed equipaggiamenti sia come guide.
Delle 1378 specie incontrate, di 60 sinora s’ignorava l’esistenza. Tra queste ben sei tipi di ranocchie, un serpente e 11 nuovi pesci, oltre, naturalmente, a decine di insetti, proprio come il «maggiolino lillipuziano», utilissimo all’ecosistema perché - spiega Larsen - «disperde nell’ambiente le sementi e ricicla componenti nutritivi essenziali per la crescita degli alberi».
Un paradiso terrestre nel senso più letterale del termine che, nonostante sia isolato, presenta nelle acque analizzate tracce di mercurio al di sopra dei livelli di sicurezza. «E’ stato trasportato probabilmente dai venti dai Paesi confinanti, dove si estraggono minerali: è la dimostrazione di come tutto il pianeta sia interconnesso e gli effetti dell’inquinamento si vedano ovunque. Nessun ambiente è protetto dall’essere umano», ammette Larsen che, oltre ad essere un biologo, è anche un ottimo fotografo (molte delle immagini che pubblichiamo le ha scattate lui stesso).
A sorprendere di più gli scienziati-esploratori di «Conservation International» è stato il grandissimo numero di rane. «Non ce l’aspettavamo proprio - conferma Larsen -: soprattutto perché oltre 100 specie di rane si sono estinte negli ultimi 30 e, invece, qui ne abbiamo trovate a iosa. Mi sono perfino emozionato».
Non è un caso che questo piccolo-grande Eden sia stato scoperto proprio in Suriname. Il Paese si trova infatti nel cuore del massiccio della Guiana, una vasta area inesplorata del Sud America che ospita oltre un quarto di tutta la foresta pluviale rimasta sul pianeta. Oltre ad essere scarsamente popolato - mezzo milione di abitanti, quasi tutti concentrati nella capitale Paramaribo - il Suriname ha conservato il 95% delle proprie foreste, garantendo una biodiversità davvero unica al mondo. Certo, le pressioni per aprire miniere e costruire strade o dighe anche qui non mancano, ma, fortunatamente, finora il governo ha seguito la strada dello sviluppo sostenibile, collaborando con associazioni ambientaliste come «Conservation International».
Che il governo del Suriname continui su questa strada virtuosa è la speranza di tutti, a cominciare dalla nuova specie di «pesce faro» scoperto dal team guidato da Larsen con grande fatica, dal momento che è praticamente trasparente. Hemigrammus aff. Ocellifer (questo il suo nome scientifico), oltre ad essere particolarmente apprezzato dagli amanti degli acquari, è molto sensibile alla presenza del mercurio nell’acqua.