Maurizio Stefanini, Libero 6/10/2013, 6 ottobre 2013
SALARIO DI 2MILA EURO GARANTITO LA SVIZZERA VERSO IL REFERENDUM
È stato un cavallo di battaglia del Movimento 5 stelle l’introduzione di un “reddito minimo di cittadinanza” garantito per tutti: ma Grillo aveva avvertito che non si sarebbe andato oltre gli 800-1000 euro, e che le risorse si sarebbero ricavate sforbiciando pensioni, burocrazia e imprese assistite. È invece di 2500 franchi svizzeri al mese, equivalenti a ben 2000 euro, la somma mensile che agli elvetici senza lavoro vogliono garantire fino alla morte i promotori di un referendum che ha appena raccolto le 100.000 firme necessarie. Nel contempo, scaricandole da un tir il comitato promotore ha depositato di fronte al Parlamento di Berna anche 8 milioni di monetine da 5 centesimi: simbolicamente, una per ogni persona che vive nella Confederazione. A significare che se si vuole i soldi si trovano.
Adesso spetterà al governo fissare entro due anni la data per la consultazione, che a differenza dell’Italia in Svizzera non ha solo carattere abrogativo ma anche propositivo: non si limita a cancellare una legge già esistente, ma può farne entrare in vigore una nuova. Da tener presente che non solo gli adulti senza lavoro si vedrebbero beneficati, ma secondo la proposta verrebbero assegnati 500 franchi, pari a 400 euro, anche a ogni minore dalla nascita fino al compimento della maggiore età, a 18 anni. Insomma, marito e moglie con due figli minorenni a carico senza lavorare incasserebbero 4800 euro ogni mese. Sostenibile? Secondo i promotori, sì. Stando ai loro calcoli, il tutto costerebbe 400 miliardi di franchi all’anno: circa 326 miliardi di euro. Basterebbe fare un prelievo sull’Iva e sulle assicurazioni sociali, spiegano, e si reperirebbero le risorse necessarie. Il clima che accompagna questa iniziativa è forse illustrato dal particolare che a marzo un altro referendum a obbligato le imprese pubbliche a ottenere il consenso esplicito degli azionisti per aumentare gli stipendi dei manager, e un terzo referendum che sarà votato il 24 novembre imporrebbe di tagliare gli stipendi dei dirigenti al livello di quanto guadagna in un anno il dipendente meno remunerato. In Svizzera, un realtà, esiste già un generoso sussidio di disoccupazione. Ma “subordinato a controlli avvilenti”, secondo quanti spiega Bernard Jörimann: il presidente del comitato B.I.E.N. - Suisse, all’origine dell’iniziativa. Oswald Sigg, un esponente del Partito Socialdemocratico che tra 2005 e 2009 è stato vicecancelliere e portavoce del governo, è uno dei più illustri sostenitori di quest’iniziati - va, che secondo lui “permetterebbe ai salariati di discutere con i datori di lavoro da pari a pari, senza essere più costretto a fare qualunque cosa per ragioni puramente finanziarie, ma scegliendo quello che vogliono veramente fare”. Una frase che si intende meglio nel contesto di un Paese tra i più ricchi del mondo dove da vari decenni la gran parte dei lavori sgradevoli e faticosi li fanno gli immigrati. Ma i sindacati temono che il reddito garantito peggiorerebbe invece la situazione dei lavoratori dipendenti. “Dovrebbero continuare a lavorare 40 ore a settimana ma per salari inferiori”, paventa il portavoce dell’Unione sindacale Svizzera Thomas Zimmermann.