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 2013  ottobre 06 Domenica calendario

QUALCUNO RICORDA LITVINENKO?


CARO FURIO COLOMBO, non ti sembra che questa fase conclusiva della saga Berlusconi meriti un minuto di raccoglimento anche per ricordare l’affare Litvinenko?
Aldo


LITVINENKO è un ex spia del Kgb ucciso con un potente veleno a Londra (era diventato cittadino inglese) nel novembre 2006, a cura di altri tre ex agenti dell’ex Kgb, anch’essi espatriati, per motivi che hanno indotto la giustizia inglese a dichiarare, alla fine di un’elaborata inchiesta: “Non si può emettere una sentenza per non compromettere la sicurezza dello Stato”. Strana e terribile conclusione perché Litvinenko aveva avuto a che fare anche con l’operosa Italia di Berlusconi e l’indefesso lavoro dei suoi principali dipendenti per servire il padrone nell’unico modo da essi conosciuto: screditare gli avversari che avevano mantenuto reputazione e fedina penale pulita, nel mondo dei reati grandi e vantati come una medaglia al merito. In quegli anni lontani e infelici (ovvero l’epoca stravolta che non si è ancora conclusa) erano in voga i Comitati parlamentari di inchiesta voluti dalla maggioranza (anomalia senza precedenti: i comitati di inchiesta nei Parlamenti sono sempre voluti dalle opposizioni) contro i più importanti leader avversari per poterli accusare di qualcosa e mostrare che, quanto a reati, siamo tutti uguali. La fantomatica Commissione Mitrokhin (dal nome di un ex funzionario sovietico che aveva stilato una sua lista di collaboratori dell’Urss durante la Guerra fredda) doveva dimostrare che Romano Prodi aveva lavorato per il Kgb. Si trattava di riequilibrare in qualche modo la lista di reati già pendente su Berlusconi, e non era facile neppure per chi, di mestiere, mente. Ma l’organo istituzionale del Parlamento italiano, che potremmo chiamare la commissione Berlusconi-Mitrokhin, ha fatto di più. Ha giocato col morto. Il suo teste più importante, divenuto nemico di Putin, è stato ucciso in modo crudelissimo mentre lavorava per il Comitato italiano. Ed è rimasto sul campo, subito incriminato, il principale consulente del Comitato Berlusconi-Mitrokhin, un certo Mario Sgaramella, che si faceva passare per un esperto di affari sovietici. Il tutto è narrato dal libro della moglie della spia uccisa, Marina (che ricorda i messaggi urgenti a suo marito da Roma affinché il povero Litvinenko si decidesse a fare il nome di Prodi). Ma c’è anche il nuovo libro “Londongrad” di Alan Cowell, edizioni Piemme, che racconta e conferma tutta la storia. Mentre stanno portando via la statua del piccolo e meschino uomo di Arcore e dei suoi adeguati collaboratori-clienti, serve ricordare eventi di questo genere, caso mai qualcuno provasse nostalgia.