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 2013  ottobre 07 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL GOVERNO VUOLE INTERVENIRE SUL CUNEO FISCALE


ROMA - Archiviato il voto di fiducia al governo, al centro dei lavori parlamentari torna l’Imu. Le commissioni Bilancio e Finanze della Camera hanno bocciato 322 emendamenti dei 454 presentati al decreto legge Imu-cig-esodati. Dichiarato inammissibile "per estraneità di materia", tra gli altri, l’emendamento presentato dal Pd che prevedeva il pagamento della prima rata della tassa sulla casa per le abitazioni con rendita catastale superiore ai 750 euro, misura pensata per riportare l’Iva al 21%. I firmatari della proposta hanno presentato ricorso contro la bocciatura della modifica.

LEGGI: Iva, gettito a picco: -3,7 miliardi in 8 mesi

I presidenti delle Commissioni, il Pd Francesco Boccia e il Pdl Daniele Capezzone, hanno bocciato anche la proposta del Pd di tassare al 50% dell’irpef gli immobili non affittati e utilizzare le risorse per sconti alle imprese e agli inquilini. Entrambe le proposte del Pd erano considerate "critiche" e rischiavano di minare l’equilibrio del governo su un tema delicato come quello dell’Imu, in quanto miravano a ridurre la platea degli esenti, idea fortemente osteggiata dal Pdl.
Passa invece l’esame delle due Commissioni l’emendamento proposto dai deputati Pd Rughetti e Guerini. La modifica prevede un aumento dell’aliquota applicata agli immobili di banche e assicurazioni dal 7,6 all’8,6% e assimila alla prima casa le abitazioni date in comodato gratuito ai parenti di primo grado, genitori, figli, fratelli.
Polemico il Movimento 5 stelle, critico verso le bocciature arrivate dalle Commissioni, che insiste sull’incostituzionalità del decreto legge: "Perché nel decreto viene inserita la copertura da 600 milioni derivante dal contenzioso con le concessionarie dei giochi d’azzardo? - chiedono i deputati del movimento -. Sappiamo che finora l’adesione delle imprese del gioco alla transazione proposta dal fisco equivale a circa 13 mila euro, una briciola rispetto ai 600milioni in cui l’esecutivo spera. Cosa vuol dire? che anche il decreto è inammissibile? La Corte dei conti - ricordano gli attivisti - ha già fatto i propri rilievi critici e noi diciamo da tempo che il presidente Napolitano ha firmato un decreto incostituzionale".
Il decreto legge scade il 31 ottobre ed è atteso nell’aula di Montecitorio nel pomeriggio di mercoledì 9 ottobre, per poi passare all’esame del Senato.
(07 ottobre 2013)

L’IVA DIMINUISCE
MILANO - Gettito stabile per le casse dello Stato nei primi otto mesi dell’anno, nonostante la crisi economica da una parte e l’aumento di alcune voci dall’altra. Il primo elemento, cioè il rallentamento dell’economia, impatta in particolare su una voce come l’Iva. Nei primi otto mesi del 2013, invatti, l’imposta sui consumi ha visto diminuire il gettito del 5,2% (-3.724 milioni di euro). Riflette, spiega il Mef, la riduzione del gettito derivante dalla componente relativa agli scambi interni (-2,0%) e del prelievo sulle importazioni (-22,1%) che risentono fortemente dell’andamento del ciclo economico sfavorevole.
Guardando invece all’andamento delle imposte dirette, il Ministero sottolinea che complessivamente salgono del 2,4%, di 3,4 miliardi. Il gettito si riduce leggermente per l’Irpef, mentre l’Ires presenta una crescita del 7,5%. Tra le altre imposte dirette si registra un incremento dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale pari a +17,9% (+1.087 milioni di euro), dell’imposta sostitutiva sui redditi di capitale e sulle plusvalenze (+879 milioni di euro), dell’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione (+441 milioni di euro) e dell’imposta sostitutiva sulle riserve matematiche dei rami vita (+843 milioni di euro). Di fatto, sommando le imposte sui capitali e sul risparmio (dai fondi pensione alle riserve dei rami vita), si tempera il crollo dell’Iva.
Complessivamente, il gettito del periodo gennaio-agosto, "pur in presenza di una congiuntura economica negativa", risulta infatti sostanzialmente invariato rispetto allo stesso periodo 2012. Le entrate tributarie, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 267,9 miliardi (-722 milioni, -0,3%).
Qunto all’Imu, le Finanze spiegano che i versamenti dell’imposta municipale per la sola quota destinata all’Erario ammontano a 199 milioni di euro. Nel confronto delle entrate rispetto al gettito del 2012, si spiega nel bollettino "occorre tener conto delle modifiche normative intervenute nella disciplina dell’imposta". Rientra in questo discorso la sospensione del pagamento della prima rata per alcune tipologie di immobili (abitazione principale, unità immobiliari appartenenti alle cooperative edilizie a proprietà indivisa, terreni agricoli e fabbricati rurali). All’Erario è stata poi assegnata la porzione di imposta derivante dagli immobili ad uso produttivo classificati nel gruppo catastale D. Per quanto riguara i Comuni, il gettito del periodo ammonta a 7.624 milioni di euro (+1.930 milioni di euro, pari a +33,9%).
Altre voci significative sono quelle che riguardano i giochi e i tabacchi, che come ricorda il Mef "non sono direttamente legati alla congiuntura": le entrate relative ai giochi (8,5 miliardi) sono in tenuta (-0,5%), mentre quelle relative ai tabacchi cedono oltre 6 punti percentuali poco sotto quota 7 miliardi. Migliora invece la lotta all’evasione: le entrate derivanti "dall’attività di accertamento e controllo" risultano pari a 4.808 milioni di euro (+107 milioni di euro pari a +2,3%).
(07 ottobre 2013)

BEFERA FA IL PUNTO SULL’EVASIONE
MILANO - "Gli evasori sono dei parassiti" dice il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera a Radio 24 che pure ammette l’esistenza di quella evasione di sopravvivenza citata dal viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, pochi mesi fa: "Ci sono vari tipi di evasione - ha detto -, noi cerchiamo di combatterli tutti con la massima intensità. In Italia bisogna pagare le imposte e se non ci fosse Equitalia non le pagherebbe nessuno. Che l’evasore sia un parassita della società è un dato di fatto".

Di certo la pressione fiscale resta troppo alta. Anche Befera è convinto che abbassando le tasse "ci sarebbe meno evasione per carenze di liquidità. L’evasore ideale è Lionel Messi, magari fossero tutti così - ha scherzato - su 4 milioni di tasse contestate ne ha pagati 5".

Al centro dei pensieri del direttore di Equitalia c’è la lotta all’evasione fiscale internazionale e i progressi fatti: "Ci sono fatti concreti, c’è un movimento internazionale, stiamo cercando di portare a casa i quattrini che sono all’estero, e i segnali ci arrivano" da coloro che vogliono rimpatriare i capitali detenuti illegalmente all’estero. "Bisogna trattare, senza sconti particolari, bisogna smussare qualche angolo". Putroppo - aggiunto - "l’evasione fa ancora parte della cultura italiana, bisogna cambiarla. Evadere non è furbizia, bisogna insegnarlo alle nuove generazioni. Siamo un Belpaese di evasori, speriamo di cambiare, ma intanto qualcosa abbiamo recuperato. E’ abbattuta la forbice tra il reddito percepito e il reddito dichiarato".

GUIDO TABELLINI SU CUNEO FISCALE (IL SOLE DI IERI 6/10/2013)
Ora che ha superato l’emergenza politica, il governo può tornare a occuparsi di ciò che è davvero importante, l’emergenza economica. Per affrontarla, dovrebbe costruire il suo programma economico intorno a due idee guida.
Primo, è fondamentale cambiare le aspettative. L’uscita dalla crisi finora è stata ostacolata dalla mancanza di fiducia. Gli investitori esteri non hanno fiducia che l’Italia riesca a cambiare e a far fronte ai suoi impegni. E le famiglie e le imprese italiane non hanno fiducia nel futuro, e anche per questo non spendono e non investono.
Per riuscire a cambiare questi atteggiamenti, non basta identificare la priorità inderogabile, che può solo essere il rilancio della crescita nel rispetto del vincolo di bilancio. Occorre anche presentare un programma pluriennale, costruito intorno ad alcuni provvedimenti importanti e ben visibili, che diano il segnale di un forte cambiamento. In questo, i nuovi vincoli europei possono essere sfruttati per dare credibilità agli impegni del governo su provvedimenti e obiettivi identificati fin da ora, ma la cui realizzazione può essere differita nel tempo.
Secondo, gli interventi economici devono riguardare sia la domanda che l’offerta. Le riforme dell’offerta sono indispensabili per un Paese che non cresce da oltre un decennio. Ma da sole non bastano, perché la recessione è anche causata da una grave mancanza di domanda aggregata, indotta dalla stretta creditizia, dall’austerità fiscale e dall’incertezza sul futuro.
Queste premesse suggeriscono anche quali sono i provvedimenti concreti su cui dovrebbe essere incentrato il programma economico del governo. Al primo posto vi è la riduzione del cuneo fiscale. È questo il modo più veloce per riacquistare competitività e beneficiare della crescita della domanda estera, non potendo svalutare il cambio. L’Italia è l’unico Paese del Sud Europa che non è riuscito a ridurre il costo del lavoro per unità di prodotto da quanto è scoppiata la crisi dell’euro.
Ma non basta una riduzione selettiva per un importo intorno ai 5 miliardi di euro (è questo ciò di cui si parla in questi giorni). Per incidere davvero su aspettative e comportamenti, occorre un taglio generalizzato e molto più ampio, concentrato sugli oneri sociali, e dilazionato su più anni. Anche senza arrivare ai 50 miliardi su tre anni del progetto di Confindustria di alcuni mesi fa, per essere efficace l’entità di un taglio del cuneo fiscale deve essere misurata nelle decine di miliardi, non in unità.
Al secondo punto, come logica conseguenza, vi sono i tagli di spesa. Ma per raggiungere cifre adeguate, la spending review non è sufficiente. I conti sono presto fatti. Secondo i lavori delle commissioni che si sono succedute nel tempo, la spesa potenzialmente aggredibile con la spending review è di circa 80-100 miliardi (si tratta in gran parte di consumi intermedi). Anche una riduzione del 15%, che sarebbe già un grande successo, porterebbe a risparmi largamente insufficienti. Per finanziare una riduzione più consistente del cuneo fiscale, non si può rinunciare a intervenire anche sui grandi programmi di spesa, a partire dalle pensioni più elevate, e su altre voci come i trasferimenti alle imprese (che in parte rilevante sono agevolazioni sulla spesa per trasporti). Per rendere più credibile l’impegno pluriennale alla riduzione del cuneo fiscale, il governo dovrebbe identificare fin da subito anche i precisi tagli di spesa da realizzare su più anni.
Inoltre, è indispensabile allentare la stretta creditiza sulle imprese. Su questo il governo si è già impegnato, ma non abbastanza. Occorre togliere i disincentivi fiscali al riconoscimento delle perdite sui crediti delle banche, ampliare gli incentivi alla patrimonializzazione delle imprese, estendere i fondi di garanzia, accelerare ulteriormente i pagamenti dei crediti verso la PA, allentare la presa delle fondazioni sulle banche anche per facilitarne la ricapitalizzazione in vista dei nuovi stress tests europei. Da questo punto di vista, invece, la rivalutazione delle quote azionarie della Banca d’Italia possedute dalle banche è un inutile artificio contabile per fare contente le fondazioni, che non fa nulla per rinforzare il sistema bancario, ma anzi gli sottrae liquidità nella misura in cui dovranno essere pagate imposte sulle rivalutazioni.
L’elenco delle cose da fare potrebbe facilmente continuare, ed è ben noto. Ma se il governo annunciasse e poi davvero riuscisse a realizzare questi obiettivi, sarebbe una svolta determinante rispetto al passato. L’alternativa è limitarsi a gestire la routine, trovando il modo di rispettare i vincoli di bilancio con tanti piccoli accorgimenti che accontentano questa o quella parte politica, ma cambiano poco o nulla. In questo caso avremmo sprecato forse l’ultima finestra di opportunità che abbiamo prima di ricadere nell’emergenza finanziaria.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=182294
7/10/2013
Per ridurre il cuneo fiscale se ci fossero "8-10 miliardi sarebbe meglio". Lo sottolinea il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi alla luce delle ipotesi che indicherebbero da parte del Governo la destinazione di 4-5 miliardi. "Con un minimo di spending review si possono recuperare" ha aggiunto Squinzi.
Letta: benefici per gli stipendi già dal 2014
Il premier conferma che il taglio del cuneo fiscale porterà un beneficio concreto non solo alle imprese ma anche ai lavoratori. Quello che si potrebbe profilare è un intervento sull’Irpef, sulle detrazioni da lavoro, forse da concentrare in un’unica tranche. "Nel 2014 i lavoratori italiani avranno un beneficio in busta paga. Ne discuteremo con le parti sociali e ci saranno vantaggi anche per le imprese", ha annunciato Enrico Letta in un’intervista a Sky. "La legge di stabilità - ha ribadito -
avrà come cuore la riduzione del cuneo fiscale". Per le imprese la strada potrebbe essere quella di incentivare le aziende che assumono o che investono. Il primo appuntamento per verificare le linee di questo intervento sulla fiscalità sul lavoro, che
potrebbe valere 4-5 miliardi, è fissato per domani.
Appuntamento con i sindacati
Il governo incontrerà a Palazzo Chigi i sindacati e poi nei giorni successivi gli imprenditori. "Domani abbiamo un appuntamento con il governo, speriamo con la possibilità di avere un costruttivo confronto", ha detto Susanna Camusso, segretario
generale della Cgil.
Quanto potremmo trovare in più in busta paga
Calcolare i possibili benefici in busta paga del taglio del cuneo fiscale non è semplice ma, secondo fonti sindacali, per ogni miliardo di euro di spesa, mediamente, i
salari avrebbero un aumento di circa 100 euro. Ipotizzando che il governo metta in campo per il cuneo 5 miliardi e che la metà sia destinata ai lavoratori si può immaginare un bonus, sotto forma di aumento di detrazione, di 250-300 euro, da erogare in
un’unica tranche, magari la tredicesima 2014.
Casero: manterremo le promesse
"Il governo manterrà la promessa: il taglio del cuneo fiscale ci sarà nel 2014. Ma solo una prima parte dell’operazione, non la più cospicua, rientrerà nella legge di stabilità", aveva anticipato al Corriere della Sera il viceministro all’Economia, Luigi Casero (Pdl), secondo il quale per l’Imu nel 2013 non ci sarà nessun passo indietro.
Per l’intervento sul cuneo fiscale serve tempo, spiega, e "al momento non c’è modo di sapere quante risorse deriveranno dalla delega fiscale perché non è possibile prevedere quanto verrà dalla lotta all’evasione fiscale o dal disboscamento delle agevolazioni". Per questo "un primo intervento sarà possibile, ma non sarà finanziato con la delega. Dovremo trovare delle coperture legate a tagli di spesa pubblica". Se la cifra fosse
di 4-5 miliardi "è chiaro che non potrebbe che trattarsi solo di un primo intervento, e che potrebbe essere indirizzato ai più giovani".
Confindustria: si cerchino altre coperture
Secondo Squinzi, che ha parlato a margine dell’assemblea di Indicam, non dovrebbe essere invece un problema recuperare altri 4 miliardi nelle pieghe del bilancio: "Rimango
dell’opinione che per una pubblica amministrazione che spende annualmente oltre 800 miliardi, con un minimo di spending review si possano recuperare".