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 2013  ottobre 06 Domenica calendario

INPS, A FINE ANNO «ROSSO» OLTRE I 9 MILIARDI


Per i dati ufficiali occorrerà aspettare. Mancano ancora tre mesi alla chiusura dell’anno. Ma se le stime verranno confermate, l’Inps si avvia nel 2013 a chiudere il bilancio con un passivo di conto economico di 9,2 miliardi. Un bis quindi dopo le perdite per 9 miliardi registrate nel 2012. Le simulazioni sono contenute nella prima nota di variazione del preventivo di quest’anno approvate quest’estate dal Civ, il Consiglio di vigilanza dell’ente pensionistico. Il rischio è che quelle previsioni pecchino per difetto, dato che sono fatte su dati macro-economici, assai ottimistici del Def pre-aggiornamento. Visto il ciclo congiunturale è possibile che da qui a fine anno il risultato sia rivisto al ribasso. Non solo. Sempre il Civ stima perdite per 10 miliardi sia nel 2014 che nel 2015, quando la riforma Fornero dovrebbe dispiegare appieno i suoi effetti positivi sull’equilbrio economico dell’ente. Ed è proprio la forbice tra entrate e uscite, ormai strutturali, a pesare sui conti dell’Inps. Basti pensare che le entrate contributive per il 2013 sono stimate in 213 miliardi, mentre le uscite per le sole prestazioni pensionistiche saranno di 266 miliardi.
Il buco attuale dell’Inps, al di là delle ragioni strutturali di disequilibrio tra entrate e uscite, si è creato per l’incorporazione dell’Inpdap nell’Inps. La cassa dei dipendenti pubblici è stata fusa nell’ente a inzio del 2012 e ha portato un virus dentro le casse dell’istituto. Il virus è il deficit permanente della ex cassa delle pensioni pubbliche che perde a rotta di collo da anni ed è stata portata nell’Inps per evitarne la bancarotta. Ebbene il passivo di bilancio dell’ex Inpdap è di 7,6 miliardi con un buco patrimoniale per 23 miliardi. Ora con la fusione nell’Inps le perdite e i disavanzi patrimoniali sono stati trasferiti e hanno provocato la maxi-perdita del 2012. E provocheranno anche le perdite future.
La storia dell’Inpdap è una lunga teoria di perdite. Negli ultimi 20 anni almeno il saldo tra contributi e prestazioni non è mai stato positivo. Nel 2010 e 2009 il deficit è stato rispettivamente di 16 e 14 miliardi. Al netto del contributo dello Stato come datore di lavoro, il deficit si riduce a circa 7 miliardi. Meno. Ma sempre perdite sono. La ragione è che i contributi non sono mai stati sufficienti a coprire le spese per pensioni che, tra l’altro rispetto al comparto privato, sono assai più elevate come importo. Il boomerang del costoso e iniquo sistema di calcolo retibutivo è ben descritto dalla gestione dei dipendenti pubblici. Prestazioni che salgono a una velocità ben maggiore della crescita dei contributi. Un dato aggravato dalla crisi economica e dal taglio del numero dei dipendenti pubblici. L’Inpdap ha aperto la voragine apportando il suo deficit strutturale, ma è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Molte gestioni confluite negli anni nell’Inps sono perennemente in perdita. Eccole.
Il fondo degli ex dirigenti d’azienda, l’Inpdai, ritornato sotto le ali pubbliche pena il fallimento presenta un disavanzo di ben 3,7 miliardi; l’ex fondo telefonici è in deficit per 1,2 miliardi; quello degli ex lavoratori elettrici è in rosso per 1,9 miliardi. Infine l’ex fondo trasporti perde 1 miliardo. In totale il deficit dei quattro fondi sfiora gli 8 miliardi. Poi sono in rosso anche le gestioni degli artigiani per 5,6 miliardi e quella dei coltivatori diretti per 5,5 miliardi. Tra i pochi fondi in attivo c’è quello dei lavoratori parasubordinati, i giovani essenzialmente che versano contributi e non riscuotono dato che la loro età non è da pensione. Ebbene il saldo attivo è di 8,7 miliardi. Una cifra che copre l’intero disavanzo dei fondi dei dirigenti d’azienda; e degli altri fondi speciali in rosso cronico.
Senza l’apporto dei contributi dei giovani lavoratori per l’Inps la campanella d’allarme sarebbe suonata ben prima.
Un paradosso, ma non più di tanto in un sistema che per anni ha premiato non gli effettivi contributi versati, ma solo la dinamica delle retribuzioni.