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 2013  ottobre 06 Domenica calendario

A Genova i conti del Comune sono in ordine, il consuntivo 2012 si è chiuso con un saldo positivo da 109 milioni e il preventivo è stato approvato il 1° agosto

A Genova i conti del Comune sono in ordine, il consuntivo 2012 si è chiuso con un saldo positivo da 109 milioni e il preventivo è stato approvato il 1° agosto. Tutto tranquillo, quindi? Nemmeno per sogno. Perché basta uscire dal perimetro del Comune e guardare i numeri delle società partecipate per vedere i fogli dei conti colorarsi di rosso. L’anno scorso la Corte dei conti ha messo in fila il rosario delle perdite nelle partecipate del Comune, dai 9,4 milioni di Sportingenova Spa ai 42mila euro bruciati dal Job Centre, con un saldo tra ricavi e costi che per il complesso delle partecipazioni è arrivato a sfiorare i 100 milioni di rosso. Il cuore del problema è l’Amt, l’azienda di trasporti "vedova" del partner francese Ratp, che l’ha lasciata nel 2011 ad affrontare un settore che in Italia è in crisi strutturale. Nel marzo del 2012 il piano di risanamento lancia un allarme circostanziato: la «perdita inerziale», senza correttivi, sarebbe stata di 35,2 milioni, il 20% abbondante del fatturato, cioè una cifra che «non permette la prosecuzione della gestione». Il Comune ha messo mano al portafoglio per ripianare le perdite e si è avviata la revisione della strategia, anche alla ricerca di un partner privato che non è arrivato. Nel 2013 è arrivata la cassa integrazione in deroga per circa 500 lavoratori, ma le contromisure tampone non mettono fuori pericolo la continuità aziendale che ha bisogno di nuovo capitale. Il trasporto pubblico, stretto fra finanziamenti incerti e costi in crescita, ha problemi ovunque, come mostrano i bilanci dell’Atac di Roma che ha cumulato un rosso da 700 milioni in tre anni (152 nel 2012). Ma anche in altri settori i Comuni azionisti danno pessima prova di sé. Per rendersene conto in pieno bisogna andare a Palermo, che nei giorni scorsi ha visto le strade riempirsi di nuovo dei dipendenti Gesip, la multiservizi che annaspa senza poter fallire (il Tribunale ha negato il fallimento) e conta più di 1.700 dipendenti appesi fino a dicembre a una cassa integrazione resa possibile da un protocollo ad hoc, siglato da Regione, Comune e Inps. Fallita è invece l’Amia, la municipalizzata dei rifiuti dove i dipendenti sono più di 2.300. A raccogliere i rifiuti a Palermo, tra mille intoppi, c’è ora la Rap, anch’essa comunale e invischiata nel passaggio di consegne con la vecchia società. Al punto che, secondo il sindaco, senza un cambio di passo da parte dei curatori anche la Rap seguirà presto l’Amia nel default. G.Tr.