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 2013  ottobre 06 Domenica calendario

NELLE GRANDI CITTÀ I CONTI NON TORNANO


[scheda alla fine]

A Roma il bilancio è un problema con tante incognite e un solo dato, gli 864 milioni di euro di squilibrio da recuperare in extremis; a Milano si è un po’ più avanti, perché la Giunta ha già presentato la proposta sui conti 2013, ma il dislivello da superare vale mezzo miliardo e la cura delle tasse spacca la maggioranza. A Genova il preventivo è stato approvato a inizio agosto tra manifestazioni di piazza e cariche della polizia, Catania invece si aggancia alla scialuppa degli aiuti statali anti-dissesto, imboccando lo stesso percorso su cui si è avviata Napoli lo scorso anno. A Palermo, intanto, dopo qualche mese di calma riesplodono le proteste dei dipendenti Gesip, la maxi-società del Comune con quasi 2mila persone in organico, appese al filo di una cassa integrazione che per ora non guarda oltre il 31 dicembre. Che sta succedendo ai grandi Comuni italiani?
Ogni città ha una storia a sé, ma la girandola di rinvii, proroghe e correttivi che ha travolto ogni aspetto della finanza locale, dall’Imu alla Tares, dalle liberalizzazioni alle privatizzazioni, rischia di far esplodere tutte insieme le tante mine malcelate nei conti comunali. Nel 2012, un assegno da più di mezzo miliardo di aiuti statali per avviare il fondo anti-dissesto ha spento gli incendi più gravi (Napoli in primis), allontanando il rischio sistemico di default a catena. La "rotazione" del fondo, però, che dovrebbe essere alimentata dalle restituzioni da parte dei Comuni interessati, fatica a partire, e dalle città in crisi tornano a risuonare le richieste di aiuto allo Stato.
La più forte arriva direttamente dalla Capitale, dove si spera in un «salva-Roma» per cercare di far quadrare un bilancio che pare restio a ogni cura ma all’Economia la richiesta per ora non fa breccia. Da recuperare ci sono 864 milioni, nati secondo l’amministrazione dalla gestione «in dodicesimi» attuata fin qui in attesa del preventivo. In amministrazione straordinaria, i Comuni possono impegnare ogni mese un dodicesimo degli stanziamenti dell’anno precedente, ma nel 2013 i fondi sono drasticamente ridotti e la fedeltà a questa regola rischia di aprire buchi enormi nei conti. In queste settimane i tecnici del Campidoglio hanno messo sul tavolo un pacchetto di strumenti che naturalmente, accanto a tagli e ristrutturazioni di spesa, non possono ignorare alcuna medicina fiscale. Tra le opzioni c’è l’aumento dal 5 al 6 per mille dell’aliquota Imu sull’abitazione principale (l’aliquota ordinaria è già al massimo), in attesa di capire la sorte dell’imposta e delle compensazioni in caso di stop anche alla seconda rata, e il salto record dell’addizionale Irpef, che potrebbe arrivare fino all’1,2 per cento. A Roma oggi si applica lo 0,9%, ma quattro punti base sono girati allo Stato per il rientro dal vecchio debito, e l’ipotesi è di applicare il tetto massimo imposto ai Comuni (0,8%) come secondo scalino, da aggiungere alla quota "statale". Ignazio Marino, però, nei giorni scorsi ha dichiarato di non voler essere il «sindaco delle tasse», e la quadra politica è ancora tutta da trovare.
Il Fisco è protagonista anche a Milano, dove lo squilibrio vale 500 milioni su un bilancio che vale quasi il 30% in meno di quello della Capitale. La proposta è in discussione in consiglio comunale, e agita la maggioranza l’aumento generalizzato dell’addizionale Irpef e la spinta fino al tetto massimo per l’Imu sull’abitazione principale. Come a Roma, ovviamente, la manovra sull’Imu rimane un’incognita perché, se anche la seconda rata sarà cancellata, bisognerà capire se i rimborsi statali saranno misurati sulle aliquote 2013 (come chiedono i sindaci) o su quelle dell’anno scorso (come avvenuto per la prima rata): a Palazzo Marino, solo questo bivio vale più di 100 milioni di euro.
A Napoli il preventivo è stato approvato in pareggio, ma la realtà è gonfiata da quasi 900 milioni di aiuti ottenuti nell’ultimo anno con il fondo anti-dissesto e l’anticipazione di liquidità, la più pesante d’Italia, ricevuta dalla Cassa depositi e prestiti per pagare i vecchi debiti. Un aiuto che va restituito, mentre i costi della macchina amministrativa continuano a viaggiare a livelli record (il tetto degli stipendi, che non possono assorbire più del 50% della spesa corrente totale, è rispettato per pochi decimali solo grazie all’esclusione dal calcolo dell’azienda di mobilità) e gli obiettivi ambiziosi del piano di rientro impegnano Palazzo San Giacomo in una durissima cura decennale per recuperare 3,2 miliardi. La stessa cura che ora attende Catania, a cui è destinato un aiuto statale da oltre 70 milioni senza il quale il Comune sarebbe finito in default: un altro aiuto da restituire, con una ristrutturazione chiamata a ripianare 528 milioni di euro.
gianni.trovati@ilsole24ore.com



I GRANDI CENTRI–

• MILANO
Le incognite del Fisco
Il progetto della Giunta aumenta l’addizionale Irpef e porta al massimo l’aliquota Imu sull’abitazione principale, con una mossa che vale intorno ai 110 milioni di euro. Una parte della stessa maggioranza ha però sollevato critiche alla cura fiscale, su cui grava anche l’incognita sulle modalità di rimborso se Governo e Parlamento aboliranno la seconda rata Imu
Le cifre in gioco:
500 milioni
Lo squilibrio da recuperare nei conti 2013 per raggiungere il pareggio di bilancio

• ROMA
La montagna da scalare
Al Campidoglio la cifra da recuperare per far quadrare i conti è di 864 milioni. I tecnici lavorano a un pacchetto di tagli e di incrementi fiscali (su cui però la politica è “fredda”), oltre che alle dismissioni immobiliari che però non possono portare risorse in tre mesi. Maggioranza e opposizione chiedono un aiuto statale
Le cifre in gioco:
864 milioni
Il deficit da recuperare nel 2013, causato anche dalla gestione provvisoria senza bilancio

• NAPOLI
Casse in piedi grazie agli aiuti statali
Il Comunedi Napoli ha ricevuto 593 milioni di anticipazioni dalla Cassa depositi e prestiti per saldarci vecchi debiti, e 268 milioni dallo Stato per evitare il dissesto. Entrambi gli aiuti vanno restituiti, e va attuato il piano di rientro per riportare in equilibrio i conti. La spesa di personale assorbe il 49,2% delle uscite correnti
Le cifre in gioco:
861 milioni
Gli aiuti da restituire alla Cassa depositi e prestiti e al fondo statale anti-dissesto

• CATANIA
Il fondo statale salva il Comune
La Corte dei conti ha dato il via libera al piano di riequilibrio varato dal Comune di Catania, che può così ricevere circa 71 milioni di euro per evitare il default e avviare la riorganizzazione. L’obiettivo è ambizioso, perché è chiamato a ripianare 528 milioni di euro con 33 «azioni» divise fra tagli di spesa e aumenti di entrata
Le cifre in gioco:
528 milioni
La somma da ripianare con il piano di rientro per riportare i conti in equilibrio

• GENOVA
Società partecipate a rischio
A Genova il problema non sono i conti comunali in sé, ma quelli delle società partecipate. In particolare Amt, l’azienda di trasporti, ha vacillato dopo l’addio del partner francese Ratp a fine 2011 e 500 dipendenti sono finiti in cassa integrazione in deroga. Problemi anche alla Fiera di Genova (del 33% del Comune), dove ci sono circa 30 persone da ricollocare
Le cifre in gioco:
35,2 milioni
La perdita d’esercizio stimata nel piano di risanamento Amt 2012 per l’avvio del riequilibrio

• PALERMO
Allarme occupazione
Circa 1.700 dipendenti della Gesip, la multiservizi del Comune, sono in cassa integrazione grazie a un protocollo ad hoc firmato da Regione, Inps e Comune di Palermo, ma il protocollo si chiude il 31 dicembre. L’Amia, l’azienda di igiene urbana (quasi 2.400 dipendenti) è fallita e ora si è trasformata in una nuova municipalizzata (Rap)
Le cifre in gioco:
2,5 milioni
La perdita media mensile negli ultimi 10 anni di Amia, fallita con un debito da 180 milioni