Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 06 Domenica calendario

“SONO IO IL GUARDIANO DELL’EDEN NON CACCIARMI DA BUDELLI”


«Vorrei incontrare il nuovo padrone al più presto per raccontargli chi sono e spiegargli che nessun altro potrebbe resistere su quest’isola 12 mesi all’anno». Soffia lo scirocco, il mare fa sentire la sua voce e la pioggia cade su Budelli: ma in questi giorni la vera burrasca è dentro l’anima di Mauro Morandi, il Robinson Crusoe della Maddalena, l’uomo che da 24 anni convive con la solitudine per vigilare sulla spiaggia rosa più famosa del Mediterraneo. E il cui destino ora è appeso alle decisioni di Michael Harte, il banchiere neozelandese che per quasi 3 milioni di euro si è aggiudicato all’asta quest’angolo di paradiso.
«Dicono che sia un convinto ambientalista e spero sia la verità - racconta con un filo di malinconia Morandi -. Se la decisione è quella di mandarmi via non posso oppormi: se però il suo intento è mantenere incontaminato questo territorio, posso aiutarlo, altrimenti mi inventerò qualcosa per ripartire da zero in un altro angolo di mondo». Pelle bruciata dal sole, fisico asciutto e barba incolta: Mauro, modenese d’origine, ha 74 anni e lo sbarco sull’isola risale al 1989. Ex professore ribelle di educazione fisica, stanco dei litigi con le istituzioni scolastiche per i suoi metodi innovativi di insegnamento, a 50 anni cambia vita. Si imbarca su un catamarano, destinazione Polinesia: il sogno è trovare un atollo su cui ridisegnarsi un futuro. Ma il vento è orientato dal fato e dopo poche miglia prevede una deviazione fuori programma verso Budelli: ed è un colpo di fulmine. «Neppure sapevo che esistesse - ricorda Mauro -. Ero arrivato sull’unica isola che aveva la spiaggia uguale a quelle tropicali che stavo cercando. E le sorprese non erano finite: era abitata da un custode che aveva appena dato le dimissioni perché non ce la faceva più a sopportare l’inverno. Ho colto l’occasione: ho presentato le mie credenziali alla società “Nuova Gallura”, proprietaria del tutto, e il 1° luglio di quell’anno sono stato assunto».
Una costruzione militare della Seconda guerra mondiale diventa la sua nuova casa: 80 metri in pietra, con una cisterna per l’acqua, un pannello solare e un impianto fotovoltaico per avere la corrente elettrica qualche ora al giorno. «Ultimamente va un po’ meglio, perché ho aumentato i pannelli e quindi posso permettermi il frigo: in inverno si rimane isolati per settimane. E’ quindi impossibile andare con il gommone sulla terra ferma a fare la spesa e per lunghi periodi sono stato costretto ad accontentarmi delle scatolette: ora grazie al surgelatore posso mangiare meglio. La solitudine invece non è mai stata un problema, anzi è la mia dimensione privilegiata, perché posso accogliere i miei migliori amici: i libri».
Quello che per Mauro era un lavoro si trasforma in una sorta di missione. Il crack finanziario della società «Nuova Gallura», ovviamente, ha ripercussioni anche su di lui. Per 18 anni non riceve lo stipendio e ora è uno dei creditori al quale il giudice fallimentare dovrebbe garantire il saldo degli arretrati, ma nonostante ciò chiede di poter continuare la sua mansione. E da quando il Parco, con un’ordinanza del 1999, vieta il transito, l’ancoraggio e la balneazione nei pressi della caletta, proibendo il calpestio dell’arenile, il custode diventa l’ultimo baluardo in difesa della pregiata sabbia. «C’è sempre qualcuno che vuole fare il furbo e bisogna tenere gli occhi aperti. Per i tanti turisti sono diventato un punto di riferimento: vogliono sapere tutto del luogo, del perché del colore rosa, della mia storia. E si affezionano a me. Sarebbe bello fare un sondaggio con loro sul mio operato e poi dare le risposte al nuovo padrone: sono sicuro che si convincerebbe che sono l’uomo giusto per questo posto».
Il falco Pellegrino che per tre giorni entra nella sua veranda quasi in segno di ringraziamento, le ore spese a costruire frangivento naturali sulla spiaggia per evitare che il libeccio disperda la sabbia, la pulizia della battigia, bruciando poi la legna nella stufa di ghisa: sono queste le cose che Mauro vorrebbe narrare al milionario australiano, guardandolo negli occhi, in una sorta di poetico curriculum capace di dimostrare l’amore verso Budelli. Per continuare ad essere il solitario guardiano, dell’isola e di stesso.