Maria Giovanna Faiella, Corriere della Sera 6/10/2013, 6 ottobre 2013
PUÒ CONVENIRE PAGARE TUTTO DI TASCA PROPRIA
Un cittadino residente nel Lazio: «Sulla ricetta, oltre al superticket di 10 euro, si pagano altri 4 euro, anche se viene prescritto un solo esame di laboratorio: così, può capitare che per controllare la glicemia, con un’analisi che costa 1.70 euro, se ne spendono 15.70; per l’emocromo da 3.31 euro si passa a 17.31; per l’esame delle urine, che costa 1.14 euro, si pagano 15.14». E un paziente che vive in Lombardia: «Devo eseguire un’ecografia all’addome inferiore e la mia Asl mi ha detto che c’è posto tra sei mesi. Ho chiesto allora a un poliambulatorio convenzionato vicino casa che mi ha proposto lo stesso esame tra 2 giorni, a pagamento. La differenza di prezzo è di pochi euro euro: circa 40 euro nel servizio pubblico tra 180 giorni, 50 euro nel privato, tra 2 giorni».
Per alcune prestazioni specialistiche ambulatoriali spesso è diventato più conveniente rivolgersi a strutture private, piuttosto che pagare ticket e superticket con la ricetta rossa della nostra Sanità. L’Agenzia nazionale dei servizi sanitari l’ha definita "fuga dal Servizio sanitario", una fuga verso strutture private che offrono esami e visite a tariffe concorrenziali.
Secondo lo studio dell’Agenas, la diminuzione delle prestazioni specialistiche nel 2012 si è verificata soprattutto per gli esami di laboratorio e per le altre prestazioni meno costose. Il calo, inoltre, è stato più accentuato per le prestazioni offerte da strutture private accreditate: 11,8% in meno rispetto al 7,6% in meno registrato nei centri pubblici.
«È evidente: nei casi in cui avrebbero dovuto pagare ticket maggiori del costo stesso della prestazione, gli utenti hanno preferito "acquistarla" direttamente — commenta il direttore di Agenas, Fulvio Moirano —. Così come è probabile che gli erogatori privati accreditati (anche per avere soldi cash, senza dover aspettare i tempi lunghi dei rimborsi (soprattutto nelle Regioni in difficoltà economiche), abbiano adottato prezzi più convenienti rispetto ai superticket».
«Ci sono Regioni, come la Campania, che, oltre alla quota fissa "nazionale" di 10 euro, hanno introdotto ulteriori ticket regionali — fa notare Silvestro Scotti, vicesegretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) — . Per gli esami di laboratorio, poi, ogni ricetta non può contenere più di 8 prestazioni: oltre questo limite occorre compilarne un’altra, che si paga a parte».
Che ci sia stata una "fuga nel privato", accentuata dall’introduzione dei cosiddetti superticket, lo conferma anche una recente indagine del Censis. L’istituto di ricerca ha stimato che circa 12 milioni di italiani nel 2012 hanno fatto maggior ricorso, rispetto al passato, a prestazioni sanitarie pagate di tasca propria, in particolare per visite ortopediche e ginecologiche, ecografia all’addome e colonscopia. Se il 60% degli intervistati si è rivolto a strutture private (o all’intramoenia) a causa delle lunghe liste di attesa nei centri pubblici, ben 4 italiani su 10 lo hanno fatto perché hanno riscontrato un costo dei ticket superiore, o di poco inferiore, a quello della parcella da pagare nella sanità privata.
«Molti italiani ormai sopportano il carico di costi aggiuntivi gravosi, spesso improcrastinabili, con grande stress psicologico, perché temono di non riuscire a curarsi — afferma Carla Collicelli, vicepresidente del Censis —. E negli ultimi due anni la situazione è peggiorata».
«Non si può inseguire il risparmio negando a chi non può permetterselo l’accesso a prestazioni necessarie alla salute — ammonisce Costantino Troise, segretario dell’Anaao-Assomed, l’Associazione dei medici dirigenti —. Spendiamo per la Sanità meno della media europea. La crisi economica non deve portare allo smantellamento del sistema sanitario universalistico, che è ancora uno dei migliori al mondo».
Maria Giovanna Faiella