Sergio Romano, Corriere della Sera 6/10/2013, 6 ottobre 2013
GRECO-ORTODOSSI E UNIATI A CAVALLO TRA FEDE E POLITICA
Mi riesce difficile comprendere in quali rapporti siano con la Chiesa cattolica e con quella ortodossa gli uniati. Riconoscono l’autorità giurisdizionale del vescovo di Roma e ne condividono la fede e la teologia, ma, pur presentando differenze sostanziali, conservano strutture, disciplina, tradizioni e liturgia proprie del rito bizantino, similmente alla Chiesa ortodossa. Il regime comunista era molto diffidente e ostile nei riguardi degli uniati, che parevano compromettere la compattezza della popolazione soggetta all’URSS. Ricordo che l’ucraino Josyf Slipyj era in carcere quando aveva ricevuto segretamente nel 1949 la nomina di cardinale dal papa Pio XII e fu liberato soltanto il 23 gennaio 1963 da Nikita Kruscev grazie all’intervento di Giovanni XXIII. Può descrivere quali sono i rapporti con le altre fedi e in particolare con la Chiesa cattolica?
Eleuterio Pispoli
eluterio.pispoli@tiscali.it
Caro Pispoli,
L a frontiera fra le due grandi famiglie della cristianità — i cattolici romani e i greco ortodossi è stata spesso modificata nel corso della storia dalle vicende politiche e militari. Nei territori conquistati dall’Impero ottomano dopo la caduta di Costantinopoli e la fine dell’Impero bizantino, l’ortodossia è stata meno soggetta all’influenza del cattolicesimo romano e della riforma luterana; ed è quindi sopravvissuta, paradossalmente, molto meglio di quanto sarebbe accaduto se quelle terre fossero state soggette a una maggiore influenza dell’Occidente. Nella grande area dell’Europa centro-orientale che fu occupata dal regno polacco nel momento della sua maggiore espansione, i due cristianesimi furono estremamente concorrenziali e competitivi. Quando invasero la Russia e s’impadronirono di Mosca, agli inizi del XVII secolo, i polacchi portarono con sé la loro fede e cercarono d’imporla al popolo conquistato. Quando insorsero contro gli occupanti, i moscoviti furono incoraggiati e sostenuti dal clero ortodosso. Quando il pendolo della storia si rovesciò e toccò ai polacchi difendere le province lituane, galiziane e dell’Ucraina occidentale contro le forze russe, i difensori combatterono anche in nome della loro fede.
Gli uniati sono il risultato di questo scontro secolare tra due fratelli divisi dalla stessa religione. Nel 1596, mentre controllavano l’Ucraina, i polacchi tentarono una sorta di conciliazione a loro vantaggio favorendo a Brest-Litovsk la nascita di una Chiesa uniate in cui i fedeli avrebbero conservato la vecchia liturgia greca e usato lo slavo bulgaro come lingua liturgica, ma riconosciuto il primato del vescovo di Roma. La soluzione fu accettata soltanto da una parte della popolazione e provocò nuovi conflitti politico-religiosi. Più tardi, nella prima metà dell’Ottocento, lo zar Nicola I costrinse gli uniati bielorussi, ucraini e lituani a rompere i loro rapporti con Roma e a rientrare nei ranghi della Chiesa ortodossa. In altre parole Nicola era convinto che la lealtà del cittadino allo Stato sarebbe stata più sincera e credibile se il suddito avesse avuto la stessa fede del sovrano.
L’episodio più interessante e paradossale risale alla fine della Seconda guerra mondiale. Stalin era verosimilmente ateo e avrebbe dovuto tenere uno stesso atteggiamento di fronte a tutte le convinzioni religiose dei cittadini sovietici. Ma si comportò di fatto come Nicola I attribuendo alla Chiesa ortodossa ucraina tutti i beni che erano appartenuti agli uniati. Aveva trascorso una parte della sua adolescenza in un seminario, sapeva quanto il sentimento religioso potesse avere effetti politici e si fidava della Chiesa ortodossa russa molto più di quanto si fidasse degli uniati; i quali rientrarono in possesso dei loro beni soltanto quando Michail Gorbaciov ebbe un incontro con Giovanni Paolo II a Roma nel dicembre 1989. Per molti aspetti Gorbaciov fu più laico di Stalin.