Marco Molendini, Il Messaggero - Macro 5/10/2013, 5 ottobre 2013
«ECCO IL MIO CANTO DEL CIGNO»
[Rita Pavone] –
Provarci a 68 anni. Rita Pavone ha deciso di liberarsi dal suo antico successo, un incantesimo che l’ha imprigionata per una vita nel ruolo di eterna ragazzina che canta "perché, perché la domenica mi lasci sempre sola", fino a rinchiuderla nel magazzino dei ricordi. Riparte dopo un ventennio senza un disco e otto anni senza un concerto: «Ma ho sempre continuato a cantare, anche per strada. Tempo fa ero a Londra, un signore mi ha sentito e mi ha detto: lei ha una bella voce» racconta ridendo. E’ piena di entusiasmo, lo stesso che ha riversato in un album che non ha nulla a che fare col passato: «Un sogno che avevo da cinquant’anni» rivela parlando di Masters, doppio cd in uscita (martedì) in cui l’ex Pel di carota rivista un pugno di classici insospettabili per lei, cover che portano nomi di interpreti o autori come Bobby Darin, Hoagy Carmichael, Bacharach, Elvis Presley e via dicendo, passando dal rock allo swing con arrangiamenti che sanno dei fiati di Nelson Riddle (tutto curato da Enrico Cremonesi, il partner musicale di Fiorello). Rita sfodera una voce potente, adulta, quasi irriconoscibile rispetto al passato, almeno quanto le sue nuove immagini fotografiche (coi capelli biondi e il viso levigato).
E’ come un risveglio improvviso.
«E’ il disco della mia vita, con le canzoni che ascoltavo da ragazzina, prima di aver successo. Ci ho pensato da sempre a farlo».
E perché non l’aveva fatto?
«Non me l’hanno fatto fare. Non volevano che tradissi il mio personaggio, per un disco così mi avrebbero dato della matta. E’ il problema di tutti gli artisti che hanno successo da giovanissimi: convincere quelli che ti stanno intorno a non ridurti come un fumetto. Lo stesso problema lo ha avuto Gianni Morandi».
Morandi, poi, è riuscito a risalire la china, invece lei è rimasta legata a Viva la pappa.
«A un certo punto mi sono fermata, non mi piaceva quello che cantavo. Poi ho dovuto mettere un by pass all’aorta, una batosta per me che non ho mai fumato, né bevuto. Allora, mi sono trasferita in Spagna, a Majorca, dove mi sono divertita come non avevo mai fatto da quando avevo 16 anni. Ma sempre col tarlo di questo disco. Una mattina mi sono svegliata e mi son detta: adesso o mai più».
Ci ha messo due anni.
«Avere le autorizzazioni degli americani è complicato. Poi ho cercato tutti numeri uno: Lina Wertmuller, Enrico Ruggeri e Franco Migliacci che hanno tradotto quei pezzi per me, ma nell’album c’è anche la versione in inglese, Cremonesi che ha fatto arrangiamenti splendidi, John Davis, che lavora con gli U2, lo ha masterizzato a Londra».
Che cosa si aspetta?
«Che il disco sia ascoltato da chi non avrebbe mai ascoltato Rita Pavone. Voglio che sappiano che sono una donna cresciuta, anche se è sono sempre alta un metro e 53».
Andrà da Morandi, a Verona, lunedì?
«Mi ha convinto, ma che paura. Canteremo un medley dei nostri successi e io presenterò il mio singolo, I want you with me».
Suo marito, Teddy Reno, che dice?
"Devo ancora fargli ascoltare il disco: gli avevo detto che volevo fare tutto per conto mio».
Farà dei concerti?
«Forse. Intanto farò un giro di radio che non mi avrebbero mai considerato. Questo potrebbe essere il canto del cigno, ma so che è un gran disco».