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 2013  ottobre 05 Sabato calendario

UN ITALIANO TRA I LINCIATI L’ACCUSA DELLA FOLLA: «TRAFFICAVANO ORGANI»


C’è un italiano tra i morti nel­le vio­lenze delle ore scorse in Ma­dagascar, lo ha confermato ieri la Farnesina. Tre persone giove­dì sono state aggredite, torturate e gettate in un falò su una delle spiagge del­l’isola turisti­ca di Nosy Be, nel Nord. La folla fuori con­trol­lo che ha at­taccato due stranieri e un malgascio ac­cusava i tre d’essere al­l’o­rigine del ra­pimento e del­l’uccisione di un bambino di otto anni, trovato morto mercoledì sen­za occhi, boc­ca, lingua e genitali, secondo i re­sidenti che hanno subito parlato di traffico d’organi. La polizia del­l’isola ha aperto un’inchiesta e fi­nora nessuna delle accuse della folla inferocita è stata provata. Inoltre, secondo il capo della gendarmeria di Nosy Be, Ri­chard Ravalomanana, non ci sa­rebbero ancora prove di mutila­zioni sul bambino, perché il ca­davere sarebbe stato sepolto pri­ma di poter effettuare l’autop­sia.
Intanto un funzionario del mi­nistero degli Esteri italiano ha detto ieri che a causa delle condi­zioni del corpo, carbonizzato, era ancora difficile avere certez­ze sull’identità del connaziona­le ucciso. Secondo fonti di stam­pa locale si chiamerebbe Rober­to Gianfalla, 50enne originario di Palermo ma residente da anni in Francia, in Madagascar con un visto turistico scaduto. L’uo­mo aveva anche passaporto fran­cese.
Secondo la Bbc, il malgascio, ucciso diverse ore dopo le violen­ze contro i due stranieri, sarebbe la persona che la polizia aveva fermato e interrogato mercoledì dopo la scomparsa del bambi­no, poi rilasciato per mancanza di prove. Proprio la sua detenzio­ne avrebbe fatto scattare i tumul­ti. Una folla inferocita ha accer­chiato la caserma di polizia dove si trovava il sospetto. Gli agenti hanno sparato per disperdere la folla e hanno ucciso almeno due persone. I disordini sarebbero stati innescati da voci popolari che si sono gonfiate con le ore.
Il cadavere del bambino sareb­be stato rinvenuto in mare, scri­ve il sito malga­scio l’ Express , vicino alla bar­ca­dei due stra­nieri, additati poi come col­pevoli da una folla ormai fuo­ri controllo. Sotto tortura, i due avrebbero confessato d’es­sere dietro alla morte del bambi­no, hanno detto residenti. Sia la Farnesina sia il Quai d’Orsay hanno invitato i turisti a prende­re precauzioni. Il sito del ministe­ro degli Esteri italiano Viaggiare Sicuri è stato aggiornato: a segui­to dei «gravi disordini e fatti di sangue» di Nosy Be, sconsiglia «al momento» viaggi nell’area, «pur essendo la situazione del­l’ordine pubblico in apparente via di normalizzazione».«A colo­ro che già si trovassero in loco si raccomanda in ogni caso, la do­vuta prudenza nelle ore diurne, e si consiglia di evitare sposta­menti nelle ore notturne».
Le autorità locali hanno arre­stato sei persone per i fatti di gio­vedì. Resta il mistero però sulla dinamica degli eventi e sulle ac­cuse della folla di traffico di orga­ni. In Madagascar linciaggi ed episodi di giustizia sommaria so­no già avvenuti in passato. Gli stessi residenti hanno parlato di «giustizia pub­blica ». Tra la popo­lazione della piccola isola voci su episodi di traffico d’or­gani legato al­la stregoneria circolano da tempo. Quasi impossibile però che siano episodi reali, ha spiegato ie­ri Alessandro Nanni Costa, direttore gene­rale del Cen­tro nazionale trapianti italia­no: «Gli organi per trapianto devono essere prelevati da un medico in condizioni ste­rili in una sala operatoria e immessi in li­quido di perfu­sione, non pre­levati all’aper­to ». Il presi­dente ad inte­rim malga­scio, Andy Rajoelina, ha condannato «in maniera ferma e categorica l’uso della violenza e l’atto barbarico» e inviato sul­l’isola alcuni ministri. Gli scontri e i disordini delle ore scorse arri­vano a­poco meno di tre settima­ne da elezioni, in un Paese politi­camente instabile.