Carlo Panella, Libero 5/10/2013, 5 ottobre 2013
ASSASSINI, HACKER E SCUDI VIOLATI LA CYBERGUERRA TRA IRAN E ISRAELE
Due pallottole al cuore: così è stato ucciso il 30 settembre scorso a Karaj, città a nord di Teheran il generale Mojtaba Ahmadi, capo di Stato Maggiore della cyber guerra iraniana. I Pasdaran hanno subito negato che si sia trattato di un attentato e parlano di «tragico incidente», ma la loro versione è scarsamente attendibile, sia per la personalità della vittima, che per le modalità della morte. Cinque scienziati con posizioni chiave nell’apparato di produzione della bomba atomica iraniana sono stati infatti uccisi negli ultime anni in Iran con modalità assolutamente simili e in tutti i casi erase non evidentepiù che probabile l’attribuzione della loro morte ad agenti israeliani del Mossad. Decine di migliaia ebrei della comunità persiana, che parlano il farsi come madrelingua, sono infatti fuggiti in Israele con l’avvento di Khomeini nel 1979 e il Paesenonostante il ferreo controllo delle autoritàè molto permeabile alle loro azioni. Il generale Ahmadi ricopriva peraltro un ruolo delicato, efficiente e strategico nell’apparato militare dei Pasdaran.
Il Wall Street Journal nei giorni scorsi, ad esempio ha dato notizia di una cyber intrusione, proveniente probabilmente proprio dall’Iran dalla struttura comandata dal generale Ahmadi, che ha penetrato il sistema informatico della Marina degli Stati Uniti, episodio giudicato «preoccupante » dal Pentagono. D’altronde proprio agli esperti di cyber guerra agli ordini del generale Ahmadi, sono riusciti a modificare nel luglio del 2006 addirittura il decorso della guerra tra Libano e Israele. Sino al momento in cui i carri armati e l’aviazione israeliani hanno attaccato il Paese dei cedri, infatti, i generali di Gerusalemme erano certi di essere in grado decrittare tutte le comunicazioni satellitari e terrestri degli Hezbollah. Ma, appena sono entrati in Libano, gli israeliani si sono accorti che il sistema di criptaggio degli avversari era improvvisamente cambiato e per tutti i 36 giorni del conflitto, i pur bravissimi tecnici della famosa Unità 4200 di Tsahal non sono riusciti a trovare la chiave per portare in chiaro il nuovo codice di copertura delle comunicazioni.
Questo clamoroso trucco era stato organizzato appunto dai cyberguerrieri iraniani «consulenti» degli Hezbollah e ha dato loro un enorme vantaggio sul terreno, non ultima causa della «non vittoria» dell’esercito israeliano in quel conflitto. Non solo, durante quella guerra del 2006, al largo della costa libanese un missile di Hezbollah è riuscito a violare lo scudo spaziale, della corvetta Hadith della Marina di Gerusalemme, che è stata letteralmente sfasciata. «Un evento impossibile», fu il primo commento dei tecnici Usa che avevano fornito le difese spaziali alla corvetta e che lanciarono immediatamente l’allarme al Pentagono. Non basta, gli straordinari progressi degli scienziati iraniani con il supporto di quelli nord coreani sono oggi visibili anche nella guerra civile in Siria. A Damasco, il Sea è una struttura di volontari spesso giovani hacker civili che combatte la sua cyber guerra a favore del regime di al Assad con notevoli exploit. A ridosso delle bombe chimiche lanciate dall’esercito di Assad su Goutha e altri quartieri di Damasco in mano ai ribelli (1400 vittime), il Sea è infatti riuscito a penetrare nei siti dei rivoltosi per fare disinformatja e attribuire loro la responsabilità del massacro.
Ancora, gli hacker del Sea sono riusciti ad entrare nel sistema del New York Times e a bloccarlo per 24 ore, così come sono riusciti a violare il sistema di comunicazione interna ad al Jazeera. Per contro, anche Israele e gli Usa sono riusciti a condurre eccellenti azioni di cyber guerra contro l’Iran. Nel 2010 il virus Stuxnet e nel 2012 il suo sofisticato successore Shamoon sono stati infatti introdotti nei sistemi di comunicazione delle centrali nucleari iraniane in cui si raffina l’uranio provocando danni che hanno prodotto notevoli ritardi nel progetto. Una cyber guerra apparentemente «pulita», in realtà cruentissima e dagli effetti potenzialmente devastanti.