Nicol Degli Innocenti, PLUS - Il Sole 24 Ore 5/10/2013, 5 ottobre 2013
«TOD’S È BEN GESTITA E DÀ OTTIMI RISULTATI»
[ANN STEEL THREADNEEDLE – Senior fund manager – Dopo la laurea e la specializzazione all’Università di Glasgow, Ann Steel ha iniziato a lavorare nel campo della gestione fondi prima con Henderson, dove è diventata responsabile per l’Europa, e poi nel 1993 con Gartmore, dove è stata promossa Principal. Nel 2003 è poi passata a Pictet Asset Management, dove ha gestito diversi fondi istituzionali con il ruolo di Director e Head of Europe. Nel 2009 Steele è passata a Threadneedle con il ruolo di senior fund manager nello european equity team, dove ha la responsabilità di gestire sia i portafogli retail che quelli istituzionali e gli investimenti in titoli azionari europei.]
La politica di sostegno della Bce ha riportato fiducia nell’Eurozona e gli ultimi dati economici fanno sperare in una ripresa. I titoli europei potranno sfruttare queste dinamiche ascendenti?
Sicuramente sì. Tutti gli indicatori sono positivi, in Germania ma non solo, l’inflazione è bassa al contrario del 1994, l’unico vero problema è la disoccupazione. Direi che l’Eurozona si è allontanata dall’orlo del baratro ed è entrata in una fase di normalizzazione. C’è un gran bisogno di un periodo di stabilità. Per quanto riguarda il mercato azionario non credo ci sarà un’accelerazione improvvisa o una bull run, ma sono convinta che i titoli europei continueranno a salire gradualmente. Sono decisamente sottovalutati adesso, soprattutto rispetto ai titoli americani, e hanno quindi grandi possibilità di salire. Con il rafforzarsi della fiducia investiranno di più sia il retail che le istituzioni che i fondi sovrani. Aumenterà sia il numero, sia la gamma di azionisti. Credo ad esempio che torneranno i grandi fondi pensione americani. Prima della crisi erano arrivati a investire il 22% in Europa, nel pieno della crisi erano scesi al 4 per cento.Ora sono al 6%, quindi c’è ampio spazio di crescita e il clima é favorevole.
Quali sono i rischi maggiori per i titoli europei?
L’unione bancaria che potrebbe avere tempi troppo lunghi o essere gestita in modo insoddisfacente. I rischi politici, shock esterni in Medio Oriente o altrove. Ci sono sempre rischi, ma siamo molto ottimisti. Ci sono 23 persone nel nostro team europeo, e nelle nostre riunioni vengono fuori molte più proposte di acquisto di titoli che di vendita. Questo è un segnale chiaro che vediamo piú elementi positivi che negativi.
In Europa i titoli di imprese telecom, utility pubbliche e settore finanziario vengono scambiati molto al di sotto del loro rapporto storico prezzo/utili. Quali settori considerate più promettenti?
Ci piacciono i beni di consumo, le auto e i beni di lusso. Siamo appena passati a essere overweight sul settore finanziario e lo siamo da tempo sul settore industriale. Siamo positivi anche sulle compagnie aeree, in particolare Ryanair e Iag e su alcuni titoli nel settore media, come Reed Elsevier e Publicis. Siamo underweight invece su utility, sanitario, petrolio e gas.
Facendo stock picking, quali sono le società sulle quali siete pronti a puntare?
Ho appena avuto un incontro con Tod’s e sono rimasta colpita in positivo dalla qualità del management e da come stanno gestendo l’azienda. Hanno presentato ottimi risultati, ma oltre a questo hanno razionalizzato i loro punti vendita e sono molto attenti con gli ordini per evitare la creazione di grandi scorte di magazzino. La loro brand Roger Vivier, ad esempio, sta avendo un successo fenomenale, le vendite raddoppiano ogni anno. In generale riteniamo che il mercato del lusso continuerà a crescere, spinto non più solo dall’Asia ma anche dagli Stati Uniti e in parte dall’Europa. Guardando ad altri titoli sono sempre stata una sostenitrice di Brunello Cucinelli, un titolo che ora costa caro perché è andato molto bene; il titolo Ferragamo resta molto solido, grazie alle vendite negli Stati Uniti e in Asia; Luxottica resta una delle migliori società in Italia, e cambiando settore anche De Longhi è un titolo che ha buone prospettive di crescita.
E fuori dall’Italia quali titoli ritenete promettenti?
Noi non pensiamo in termini di nazionalità o di settore ma guardiamo alla singola azienda. La nostra strategia è bottom up, costruiamo il nostro portafoglio visitando 1.500 aziende all’anno, per vedere di persona come lavorano, come gestiscono il business e che progetti hanno. Detto questo, nel settore finanziario favoriamo Ubs, perché l’investment bank sta andando molto bene, sono molto attivi nelle Ipo e non hanno più il freno del fixed income, e in seconda battuta Lloyds Banking Group. Nel settore industriale ci piacciono Eads e Rolls-Royce, perché hanno una lunga lista di ordini, mentre nel lusso preferiamo Richemont e Swatch.
In Gran Bretagna c’è un nuovo ottimismo sulla ripresa economica, trainata dal settore immobiliare. Qual è la vostra posizione sui titoli britannici?
L’ottimismo è cresciuto progressivamente con l’uscita dei dati positivi, che hanno sorpreso molti. C’è molta fiducia nel settore immobiliare, ma non solo: le aziende stanno tornando ad investire e si rafforza la convinzione che sia una ripresa sostenibile. Negli ultimi mesi abbiamo visto il rilancio delle Ipo e la quotazione a breve di Royal Mail andrà molto bene. Circa il 30% del nostro portafoglio è investito in imprese britanniche. Bisogna però guardare di caso in caso: ad esempio Bp costa poco ma non è un titolo nel quale investirei perché è una società che ha dei seri problemi di gestione che vanno ben oltre il disastro del Golfo del Messico. Non mi sorprende quindi che ci siano voci ricorrenti di un takeover di Bp, è inevitabile che succeda quando una società perde un po’ la bussola. Nel clima attuale, i forti si rafforzano e i deboli vengono fatti fuori.
Il rallentamento dei mercati emergenti è un’opportunità per i titoli europei o un rischio per le aziende europee?
Ritengo che i timori di un rallentamento siano esagerati. Guardando ad esempio alla Cina, dopo anni di crescita fenomenale siamo ora al 7,5%, che va benissimo. Le opportunità ci sono per le aziende che sanno coglierle. Un esempio per tutti: Kone, società finlandese che è uno dei leader mondiali nella produzione di ascensori. La domanda è in forte crescita in Paesi come la Cina dove si costruisce molto. Kone trae immensi benefici non solo dalla vendita di ascensori, ma dai redditizi contratti di manutenzione sul lungo termine. I mercati emergenti continuano quindi a essere una grande opportunità per le aziende europee che hanno una buona gestione, hanno contanti da spendere ma li investono saggiamente e sanno premiare gli azionisti.