Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 5/10/2013, 5 ottobre 2013
COTTARELLI COMMISSARIO ALLA SPENDING REVIEW «TAGLI VISIBILI SUBITO»
Ridefinire il perimetro delle amministrazioni pubbliche e aggredire sprechi e duplicazioni, diseconomie e cattiva distribuzione delle risorse: una missione impossibile, almeno finora. La spesa pubblica, con il peso dei suoi 807 miliardi (il 51,9% del Pil) è per definizione da noi un moloch difficilmente aggredibile. Ora toccherà a Carlo Cottarelli, nominato ieri "commissario" per la spending review dal Consiglio dei ministri, pilotare questa ambiziosa operazione per almeno tre anni. «Questo - ha commentato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni - è l’unico sistema per modernizzare davvero il Paese e liberare stabilmente risorse da destinare alla riduzione del carico fiscale e agli investimenti». Il nuovo commissario - precisa il Mef - «d’intesa con le amministrazioni interessate, andrà a incidere direttamente nei processi amministrativi e nei meccanismi di formazione delle decisioni di spesa per eliminare sprechi e migliorare la qualità dei servizi resi ai cittadini».
Si tratta di superare il principio dei tagli lineari per introdurre «criteri permanenti di gestione della spesa basati su costi e fabbisogni standard». Subito dopo la formalizzazione dell’incarico, Cottarelli ha presentato le dimissioni da direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fmi, con effetto dal 22 ottobre. «Occorrerà del tempo per raggiungere gli obiettivi - ha commentato dicendosi onorato per la nomina - ma è importante procedere rapidamente sulla strada già avviata e ottenere risultati visibili fin dall’inizio».
Esperienza consolidata e notevole competenza, Cottarelli gode della piena stima di Saccomanni. Se condotta secondo criteri razionali e selettivi, la spending review può produrre in effetti sensibili economie di spesa nel medio periodo. Per ora si ragiona su una base di partenza di 4-5 miliardi e sarebbe un bel risultato da utilizzare per il taglio del cuneo fiscale.
Cottarelli potrà avvalersi degli studi e delle ricognizioni più recenti, dai risultati cui era giunta nel 2007 la Commissione presieduta da Gilberto Muraro ai dossier messi a punto da Piero Giarda nel 2012, poi consegnati al vaglio del commissario Enrico Bondi. Vi si ipotizzava una spesa «potenzialmente aggredibile nel medio periodo» pari a 80-100 miliardi, in gran parte concentrata sui consumi intermedi (129,5 miliardi). Per il resto, 164,1 miliardi se ne vanno per gli stipendi dei dipendenti pubblici, 320,5 miliardi per prestazioni sociali (di cui 255,2 miliardi per pensioni). La vera anomalia sono gli 80-90 miliardi che occorre stanziare ogni anno sotto forma di interessi passivi per sostenere il nostro debito pubblico.