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 2013  ottobre 05 Sabato calendario

L’ATLANTE DEI LUOGHI FANTASTICI


Abbiamo visto come il Graal abbia compiuto tortuosi percorsi trovandosi ora in un luogo ora in un altro, e una delle leggende tra le più recenti, dovuta ai libri di Otto Rahn, lo voleva a Montségur, nella Francia del Sud e ai confini della Spagna, una zona in cui già fiorivano confraternite più o meno esoteriche dedite al culto della favolosa coppa. La zona era dunque propizia a un rinfocolarsi della leggenda: bastava trovare un pretesto. E il pretesto è stato dato dalla vicenda dell’abate Bérenger Saunière di cui, per partire coi piedi per terra, conviene anzitutto fornire tutti i dati storicamente provati.
Dunque, François Bérenger Saunière era stato parroco dal 1885 al 1909 del comune di Rennes-le-Château, un piccolo villaggio a una quarantina di chilometri da Carcassonne. Ai suoi tempi si diceva di una possibile relazione con la sua perpetua, Marie Dénarnaud, ma la cosa non è stata mai provata. Quello che si sa è che Saunière aveva restaurato all’esterno e all’interno la chiesa locale, aveva costruito una Villa Bethania in cui vivere, e una torre sulla collina, la Torre Magdala che richiamava la Torre di Davide a Gerusalemme.
Tutte opere estremamente dispendiose (si è calcolato che il costo fosse stato di 200.000 franchi dell’epoca, corrispondenti a circa 200 anni di stipendio di un prete di provincia) e naturalmente si era iniziato a mormorare, tanto che il vescovo di Carcassonne aveva avviato un’indagine. Saunière non aveva acconsentito a cooperare con l’inchiesta e il vescovo lo aveva trasferito ad altra parrocchia. Ma Saunière aveva rifiutato e si era ritirato a vita privata, vivendo poveramente per il resto dei suoi giorni e morendo poi nel 1917. Se i dati sicuri si fermano qui, di qui in avanti iniziava la ridda delle ipotesi sulla strana vita di quell’eccentrico prete. Si è detto che durante i lavori di ristrutturazione della parrocchia, Saunière si era imbattuto in una serie di reperti di incerta natura; uno dei suoi diari accenna alla scoperta di un sepolcro trovato sotto il pavimento della chiesa, forse l’antico sepolcro dei signori del paese. Altri avevano parlato del ritrovamento di un contenitore di oggetti “preziosi”, ma probabilmente si trattava di qualche oggetto di modesto valore lasciato sul posto dal parroco di Rennes durante la Rivoluzione francese prima di rifugiarsi in Spagna; o forse erano piccole pergamene deposte durante la cerimonia di consacrazione della chiesa. Ma su questi fievoli indizi si era cominciato a favoleggiare che nel corso dei lavori di restauro della chiesa Saunière avesse trovato un favoloso tesoro. In realtà l’astuto parroco, attraverso annunci pubblicitari su giornali e riviste di carattere religioso, sollecitava l’invio di denaro promettendo di dir messa per i defunti dei donatori, e aveva accumulato così denaro per centinaia di messe che in effetti non aveva mai celebrato – e proprio per queste ragioni era stato messo sotto processo dal vescovo di Carcassonne.
Ultimo particolare piccante, Saunière alla sua morte aveva lasciato in eredità tutto quanto aveva costruito alla perpetua, Marie Dénarnaud la quale, forse per conferire qualche valore alle proprietà ereditate, aveva continuato ad alimentare la leggenda dei tesori di Rennesle- Château. Ereditate le proprietà da Marie, tale Noël Corbu aveva poi aperto nel villaggio un ristorante, disseminando sulla stampa locale notizie sul mistero del “Curato dei miliardi”, stimolando l’arrivo di alcuni cacciatori di tesori che avevano fatto scavi nel territorio. Entrava a quel punto in gioco Pierre Plantard. Questo singolare personaggio aveva svolto attività politica in gruppi di estrema destra ispirati alla sinarchia di Yves d’Alveydre, aveva fondato gruppi antisemiti, e all’età di diciassette anni aveva dato vita ad Alpha Galates, un movimento schierato con il regime collaborazionista di Vichy. Questo non gli aveva impedito, dopo la Liberazione, di presentare le sue organizzazioni come gruppi di resistenza partigiana.
Nel dicembre 1953, dopo sei mesi di carcere per abuso di fiducia (e più tardi sarebbe stato condannato a un anno per corruzione di minori), Plantard presentava il suo Priorato di Sion, registrando ufficialmente l’associazione alla sottoprefettura di Saint-Julien-en-Genevois il 7 maggio 1956. Niente di straordinario se non fosse stato per il fatto che Plantard vantava per il suo Priorato quasi due millenni di antichità, sulla base di documenti (poi rivelatisi falsi) che Saunière avrebbe scoperto nel corso della ristrutturazione della propria chiesa. Questi documenti dimostravano la sopravvivenza della linea dei sovrani merovingi, e Plantard asseriva di discendere da Dagoberto II.
Inoltre Plantard aveva depositato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi dei manoscritti su presunti dossier segreti (ovviamente falsi anch’essi) che legavano la vicenda del Priorato a Rennes-le Château.
La truffa di Plantard si era incrociata con un libro di Gérard de Sède, giornalista che aveva aderito a cenacoli surrealisti, il che spiega forse il suo gusto per l’affabulazione paradossale. Nel 1967 de Sède pubblicava L’oro di Rennes (che pare fosse originalmente un manoscritto dello stesso Plantard poi riscritto da de Sède). Con questo libro si impone definitivamente all’attenzione dei media il mito del Priorato di Sion, compresa la riproduzione delle false pergamene che frattanto Plantard era riuscito a disseminare in varie biblioteche, e che in realtà, come poi lo stesso Plantard avrebbe confessato, erano state disegnate da Philippe de Cherisey, umorista della radio francese e attore, che nel 1979 aveva infine dichiarato di essere l’autore dei falsi e di averne copiato la scrittura unciale da documenti trovati presso la Biblioteca Nazionale a Parigi. (...)Un’altra interpretazione fantasiosa riguarda una scritta che appare sulla base di una statua e che recita “Christus A.O.M.P.S. defendit”, e che è stata letta come “Christus Antiquus Ordo Mysticus Prioratus Sionis Defendit” – e cioè come se affermasse che Cristo difende l’antico ordine mistico del Priorato di Sion. In realtà la stessa iscrizione si trova alla base dell’obelisco di papa Sisto V a Roma va letta come “Christus Ab Omni MaloPopulum Suum Defendit” e dunque significa semplicemente che Cristo difende il suo popolo da ogni male.
La leggenda di Rennes-le-Château si sarebbe forse smontata a poco a poco se il libro di de Sède non avesse però colpito un giornalista, Henry Lincoln, che aveva dedicato a Rennesle- Château tre documentari per la Bbc. Nel corso di questo lavoro aveva collaborato con Richard Leigh, altro appassionato di misteri occulti e col giornalista Michael Baigent, sino a che avevano avuto l’idea di pubblicare un libro, Il Santo Graal (1982) che in breve aveva raggiunto altissime tirature. In sintesi il libro riprendeva tutte le notizie diffuse da de Sède e da Plantard, le romanzava ulteriormente e, presentando tutto come indiscussa verità storica, faceva discendere i fondatori del Priorato di Sion da Gesù Cristo, che non sarebbe morto in croce bensì si sarebbe sposato con Maria Maddalena, fuggendo in Francia e dando origine alla dinastia merovingia. Quello che Saunière avrebbe trovato non era affatto un tesoro bensì una serie di documenti che provavano quale fosse stata la discendenza di Gesù, sangue reale, e quindi Sang Real, poi deformato in Santo Graal. Le ricchezze di Saunière sarebbero state originate dall’oro pagato dal Vaticano perché tenesse nascosta questa terribile scoperta. Naturalmente per confezionare una storia che mettesse insieme Gesù, Maria Maddalena, il Priorato di Sion e l’oro di Rennes-le-Château, bisognava inserire nel quadro i templari e i catari. Inoltre già Plantard aveva asserito che non solo il Priorato aveva avuto una origine illustre, ma ne avevano anche fatto parte nel corso dei secoli Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Robert Fludd, Isaac Newton, Victor Hugo, Claude Debussy e Jean Cocteau. Mancava solo Asterix.