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 2013  ottobre 05 Sabato calendario

DENUNCIATI CINQUE SAGGI “HANNO TRUCCATO I CONCORSI”

BARI È UNA storia antica quanto i baroni. Ma i nomi e i numeri, stavolta, fanno più rumore. Hanno trafficato in cattedre universitarie, sostengono la Procura e la Finanza di Bari. In almeno sette facoltà di diritto, pilotando concorsi per associati e ordinari.
NELLE università di Bari, Trento, Sassari, Milano Bicocca, Lum, Valle d’Aosta, Roma Tre, Europea di Roma. Secondo l’antica regola del “do ut des” (come per altro è stata battezzata l’indagine che, si scopre ora, li ha investiti), un format in ragione del quale in questo Paese si diventa professori per cooptazione e scambio, in un Monopoli del sapere dove i concorsi sono davvero imparziali solo per chi ha voglia di crederci. E lo hanno fatto — documenta ancora l’accusa nelle intercettazioni telefoniche — con la dotta e allusiva circospezione di chi maneggia Shakespeare e i brocardi latini. Consona al prestigio degli interlocutori, denunciati a vario titolo al pm barese Renato Nitti per associazione a delinquere, corruzione, falso, truffa aggravata. Trentacinque professori ordinari, cinque dei quali nell’elenco dei 35 saggi scelti da Enrico Letta per accompagnare il progetto di riforma costituzionale. Parliamo di Augusto Barbera (Università di Bologna), Beniamino Caravita di Toritto (La Sapienza di Roma), Giuseppe De Vergottini (Università di Bologna), Carmela Salazar (Università di Reggio Calabria), Lorenza Violini (Università di Milano).
“LA CUPOLA”
Come spesso accade, è una storia che da palla di neve si fa valanga. Che comincia per caso e, in silenzio, lievita in un’indagine che dura più di due anni. L’incipit è nel 2008, in un angolo lontano del Paese. All’università telematica “Giustino Fortunato” di Benevento, trasformata dal suo rettore, Aldo Loiodice, professore di diritto costituzionale, in una succursale dei baroni baresi. La Finanza comincia a indagare, decide di “attaccare qualche telefono” e i telefoni immediatamente “danno”. Per altro, caso vuole che nel novembre di quell’anno, l’allora ministro Gelmini cambi le regole che governano i concorsi di associato e ordinario. La nuova procedura prevede infatti che i concorsi banditi da tutte le università italiane vengano giudicati da una Commissione unica nazionale, composta da professori ordinari eletti in uno speciale albo e in questo albo sorteggiati.
Sembra un sistema impermeabile al mercato delle baronie. La Finanza si convince di aver scoperto il contrario. Tirando il filo che parte dalla “Giustino Fortunato”, l’indagine si concentra infatti sui concorsi di tre discipline — diritto costituzionale, ecclesiastico, pubblico comparato — accertando che i professori ordinari “eletti nell’albo speciale” e dunque commissari in pectore della Commissione unica nazionale sono spesso in realtà legati da un vincolo di “reciproca lealtà” che, di fatto, li rende garanti di vincitori già altrimenti designati dei concorsi che sono chiamati a giudicare. Non ha insomma alcuna importanza chi viene “sorteggiato” nella Commissione. La partita ha un esito segnato.
L’OMBRA DI BANCO
Ne sarebbero prova — argomenta la Finanza — il tipo di conversazioni telefoniche che accompagnano le vigilie di esame. I professori si fanno tanto frenetici, quanto sospettosi di ascolti indesiderati. Quando possono, parlano in latino, fino ad evocare immagini shakespeariane, che evidentemente ritengono criptiche a sufficienza per l’orecchio del maresciallo. È il caso dell’atto terzo, scena quarta del Macbeth. «Ciao, sono l’ombra di Banco», ammonisce un professore, rivolgendosi ad un collega. Già, Banco: la metafora della cattiva coscienza.
I 5 SAGGI
Si arriva così, ascolto dopo ascolto — annota negli atti di indagine la Finanza — ai nomi di cinque dei 35 saggi di Letta (Barbera, Caravita, De Vergottini, Salazar, Violini) tirati in ballo per due concorsi. Quello da ordinario di diritto costituzionale bandito dall’Università Europea di Roma e quello da associato in quel di Macerata. E accade anche che vengano segnalati nell’indagine l’ex Garante per la privacy Francesco Pizzetti e l’ex ministro per le politiche europee Anna Maria Bernini (concorso da ordinario di diritto pubblico comparato dell’Università europea di Roma). De Vergottini trasecola. «Non ho ricevuto né avvisi di garanzia, né avvisi di proroga delle indagini — spiega — E comunque, l’ultima commissione di cui ho fatto parte è del’99. Sono fuori ruolo dal 2009 e posso serenamente escludere di aver mai pilotato un concorso o aver avuto interesse recente in un mio allievo. Ritengo dunque probabile, che qualcuno abbia fatto il mio nome al telefono». Pizzetti si dice altrettanto sereno. «So bene di quel concorso. Se ne parlava in ambienti accademici. Ma mai sono intervenuto. Né avrei potuto, visto che sono fuori dalle commissioni dal 1998. E poi, essendo un costituzionalista, non votavo per le commissioni di quel settore disciplinare». Tutt’altro che stupito Caravita di Toritto. «Il professore è stato perquisito e ha ricevuto un avviso di proroga — dicono gli avvocati Renato Borzone e Nicola Quaranta — Stiamo però ancora cercando di capire di cosa si parli, visto che il professore è estraneo a ogni accusa».