Flavio Vanetti, Corriere della Sera 5/10/2013, 5 ottobre 2013
LA NUOVA FORMULA 1 HA GIÀ PROBLEMI DI PESO
DAL NOSTRO INVIATO YEONGAM —
La F1 del futuro, quella che comincerà dal 2014, rischia di diventare una «Formula Weight Watchers». Affidabilità, consumi, gestione delle prestazioni, nell’era che segnerà il ritorno dei motori turbocompressi? Sì certo, questo sarà il cardine di un’evoluzione/rivoluzione che tutti continuano a definire un salto nel buio. Ma poi c’è il contorno, non meno importante e legato ai nuovi schemi. Uno di questi è il peso minimo dell’insieme monoposto-pilota. Dato che le nuove unità motrici saranno formate da un propulsore termico e da due elettrici, la Fia ha elevato la soglia da 642 a 690 chili. Chi ha un pilota leggero e dunque sta al di sotto di quel valore, aggiunge zavorra per quadrare i conti. Ma la zavorra può essere ripartita nella vettura, con evidenti vantaggi in termini di bilanciamento. Il driver ingombrante, invece, inguaia il team: nel suo caso, non si può suddividere un bel nulla; e se poi sfora il tetto di quota 690, è peggio, visto che si stima che ogni chilo in più faccia perdere 35 millesimi al giro. Ed è per questo che il sindacato piloti ha posto ufficialmente la questione ai federales: aumentiamo di una decina di chili il peso minimo.
Difficilmente la richiesta sarà accolta e questo lo sospetta Martin Whitmarsh, team principal della McLaren ma anche presidente di quello che resta della Fota, l’associazione delle scuderie: «Ci sarebbero margini per farlo, ma la F1 non funziona così: prevale l’egoismo e se una squadra ha convenienza a non essere d’accordo, blocca tutto».Intendiamoci: non circolano grassoni, in pista. Ma piloti alti e quindi più pesanti, sì. Robert Kubica, qualche anno fa quando il peso minimo fu abbassato, si era tuffato in una dieta drastica, mentre Mark Webber, ormai in uscita dal circus, giura di «aver fatto la fame per cinque anni». Anche Jenson Button, nonostante non rischi troppo con i suoi 70,5 chili, deve stare attento («Cerco di limitare i carboidrati») e non può nemmeno fidarsi dell’essere ciclista e triathleta. Ed è proprio lui a porre una questione che è ad ampio raggio: «Si rischia non solo di penalizzare certi piloti di oggi, ma anche di tarpare le ali, un domani, ad altri ragazzi di talento» dice JB.
Nell’attualità, e nella realtà del turbo in arrivo, i problemi riguardano soprattutto Di Resta (185 cm x 74 chili) e Nico Hulkenberg. Anzi, il tedesco che piaceva alla Ferrari (e che resta nei radar di Maranello), è già vittima dei centimetri e della bilancia: il contatto con la McLaren, che vorrebbe giubilare Perez, pare si sia arenato di fronte a questo problema. Non solo: Nico potrebbe perdere, proprio per il suo essere alto e non leggero, il duello con il «fantino» Massa per rimpiazzare Kimi Raikkonen alla Lotus. Anche la Red Bull gli ha dato il due di picche: «È bravo, però ci avrebbe inguaiato» spiega Chris Horner, che ha puntato su Daniel Ricciardo, non minuto né patito ma più compatto di Hulk.Insomma, mica facile la vita del pilota, anche se Adrian Sutil ci scherza su: «Facciamo la fame? Ma se vedo in giro tante belle pancette…». La replica è di Lewis Hamilton, che eccepisce pure sulla regola aurea di Webber («Tra 60 e 65 chili, per stare oggi in F1»): «Schumacher pesava 78, credo che Sutil sia arrivato a 82. Io peso 71 e aggiungerò un chilo di muscoli. Non scenderò mai a 65, a meno che non mi leviate le mie care noccioline».