Il Giornale dell’Arte 10/2013, 7 ottobre 2013
L’AMERICA ESPORTA NEL MONDO LO SCANDALO DEI FALSI KNOEDLER AMMUTOLITI GLI ESPERTI: COINVOLTI O TRAVOLTI
Dalla nostra redazione di New York il caso dei falsi dipinti di artisti dell’Espressionismo astratto venduti nella Grande Mela negli ultimi anni, in particolare dalla ormai defunta Knoedler Gallery, rischia di provocare un enorme contraccolpo sul mercato, in particolare in tema di autentiche da parte degli esperti. La vicenda è emblematica del rischio, divenuto troppo alto, di problemi legali, e quindi economici e di immagine, legati alle expertise. Nello specifico, l’ex direttrice della galleria, Ann Freedman, nel tentativo di provare la propria estraneità ai fatti contestati ha depositato un proprio documento in cui elenca gli studiosi interpellati a proposito delle opere poi rivelatesi false.
Gli interessi in gioco
Tra i vari esperti, il mercante Ernst Beyder (il celebre collezionista svizzero, morto a 88 anni nel 2010), alcuni curatori (o ex) del Guggenheim Museum di New York. della Fondation Beyeler di Basilea e della National Gallery di Washington. David Anfam, autore del catalogo ragionato delle opere di Rothko, oltre ad accademici di chiara fama, quali Thomas Crow della New York University. La prima cosa da capire è la natura dell’intervento di tali personalità: e cioè se si è trattato di vere e proprie dichiarazioni di autenticità o solo di pareri «amichevoli». Resta il fatto che, nella categoria, è cresciuta molto la riluttanza nell’esprimere una qualsivoglia opinione personale, per lo meno a titolo gratuito. La situazione, secondo Jack Flam, presidente della Dedalus Foundation, che rappresenta il patrimonio di Robert Motherwell, non può che incoraggiare i falsari: se le persone potessero confrontarsi liberamente e apertamente, casi come questi verrebbero alla luce molto più in fretta.
Le cifre di certo sono attraenti per chi opera nel mondo delle truffe d’arte. Lo scandalo newyorkese ha generato un giro d’affari di oltre 80 milioni di dollari per quadri attribuiti a Mark Rothko, Jackson Pollock, Lee Krasner, Robert Motherwell, Willem de Kooning.
Clyfford Still, Franz Kline e Barnett Newman. Regista dell’operazione è stata Glafira Rosales, mercante di Long Island, che davanti alla Corte distrettuale di Manhattan ha ammesso la propria colpevolezza ed è stata condannata per vari reati, tra cui frode, riciclaggio e truffa ai danni del fisco. La Rosales aveva spacciato come autentici diversi quadri, in realtà realizzati, pare, da un pittore cinese di New York, sostenendo che appartenevano a un uomo d’affari che operava in Messico e Svizzera, il quale le aveva ottenute da un collezionista che a sua volta le aveva comperate da un intermediario in contatto con gli stessi artisti. Ovviamente non si tratta del primo ne dell’ultimo caso di contraffazione nel mondo dell’arte, dagli ormai celebri falsi di Wolfgang Beltracchi (condannato nel 2011 a sei anni per la falsificazione di opere di Max Ernst, Heinrich Campendonk, Fernand Léger and Kees van Dongen) a numerosi dipinti delle avanguardie russe che hanno invaso il mercato dopo il 1990 (fino alle centinaia di contraffazioni dell’arte italiana del Novecento, Ndr): «Le opere false som nate molto prima delle pratiche di attribuzione e non c’è più da stupirsi», sostiene Maxwell Anderson, direttore del Dallas Museum of Art.
Tuttavia la vicenda di New York pare aver colpito al cuore il mondo dell’arte a livello internazionale. Tra le vittime, infatti, si contano anche il Guggenheim Bilbao e la Fondation Beyeler, acquirenti, rispettivamente, di un falso Barnett Newman e di un falso Rothko.
Tornando agli esperti, il timore di esporsi si concretizza anche nella paura che i pareri vengano in qualche modo strumentalizzati, per esempio riportandoli in modo parziale. Molti degli specialisti interpellati hanno voluto mantenere l’anonimato, ma ci hanno fatto questo esempio: «Se dico che un’attribuzione appare plausibile, ma che la provenienza dell’opera è invece piuttosto strana, solo la prima parte della mia opinione viene presa in considerazione. «Ecco perché gli studiosi più accreditati diventano sempre più reticenti (e secondo molti, anche nella vicenda della Knoedler Gallery di «veri» esperti non c’è traccia).
Per Samuel Sachs, presidente della Pollock-Krasner Foundation, è necessaria una seria modifica all’apparato normativo che dovrebbe tutelare gli storici dell’arte e le loro opinioni, come succede per i media, altrimenti «sarà sempre più un azzardo rilasciare dichiarazioni» sulla bontà di un quadro. In questo senso sta lavorando la New York State Bar Association, che ha costituito un apposito comitato. David Anfani, esperto di Rothko, Clyfford Still e dell’Espressionismo astratto, vorrebbe anche una vera e propria organizzazione per «permettere n coloro che sono realmente delle autorità in materia di contestare un’attribuzione o di effettuare un’autentica senza correre rischi».
L’impatto sul mercato
D’altra parte, nonostante l’eco di casi come questo, la smania dei collezionisti per l’arte moderna non sembra risentirne più di tanto, anche se ogni soggetto coinvolto nel mercato dell’arte sarà spinto a cercare di tutelarsi legalmente in modo sempre più forte. Nel mirino degli speculatori c’è anche l’arte contemporanea con la sua famigerata «riproducibilità», facilitata dall’uso da parte di molti artisti giovani dei media più moderni. «Loro non sono abituati a fornire certificazioni di autenticità», afferma Lisa Schiff, consulente, «e noi a chiederle. Ma dovremmo». Una maggiore assunzione di responsabilità è, invece, il punto nodale per Eugenio Lopez, collezionista messicano che inaugurerà il proprio museo Jumex a novembre a Città del Messico: «Ci vogliono un collezionista e un consulente da una parte, e una galleria o un mercante dall’altra per concludere un affare, anche se si tratta di falsi. E se manca la dovuta attenzione, il rischio sale».
TIMETABLE DEL CASO KNOEDLER –
Febbraio 2011 Killala Fine Art intenta una causa contro il mercante Julian Weissman e la Dedalus Foundation in merito alla vendita di un presunto falso di Robert Motherwell.
Maggio 2011 La Dedalus Foundation avvia la propria causa contro Weissman. Dai documenti presentati emerge che questi aveva acquistato l’opera da Glafira Rosales, mercante anche lei.
Ottobre 2011 Killala Fine Art accetta un accordo. La Dedalus Foundation ottiene il diritto di certificare il dipinto come falso.
Novembre 2011 La Knoedler Gallery chiude improvvisamente dopo 165 anni di attività,
Dicembre 2011 Pierre Lagrange, finanziere a capo di un hedge fund, fa causa alla Knoedler Gallery e alla sua ex direttrice, Ann Freedman, per un Pollock acquistato nel 2007 per 17 milioni di dollari (12,5 milioni di euro ca) e ora ritenuto un falso. Rosales è oggetto di indagine da parte dell’Fbi.
Marzo 2012 Domenico De Sole, presidente di Tom Ford International, cita in giudizio la Knoedler e la Freedman per gli 8,3 milioni di dollari (6 milioni di euro ca) sborsati nel 2004 per assicurarsi un Rothko poi rivelatosi falso.
Luglio 2012 John Howard, dirigente a Wall Street, cita Knoedler, Freedman, Rosales, il partner della Rosales Jose Carlos Bergantinos Diaz, l’ex presidente della Knoedler Michael Hammer e altre persone per il presunto coinvolgimento nell’affare da 4 milioni di dollari (3 milioni di euro ca) con cui nel 2007 aveva acquistato un falso De Kooning.
Ottobre 2012 La causa di Lagrange giunge a un accordo. Weissman e la sua galleria vengono citati per aver consapevolmente venduto un falso di Motherwell alla sceicca del Kuwait Paula AI-Sabah.
Gennaio 20l3 Il Martin Hilti Family Trust fa causa alla Knoedler, alla consociata 8-31 Holdings, a Freedman, Rosales, Hammer e Diaz per il coinvolgimento a vario titolo nella vendita di un falso Rothko per 5.5 milioni di dollari (4 milioni di euro ca) nel 2002.
Febbraio 2013 L’impresario teatrale David Mirvish e il filantropo Frances Hamilton White avviano cause separate per i dipinti attribuiti a Pollock acquistati presso la Knoedler Gallery.
Maggio 2013 L’ex ambasciatore in Romania, Nicholas Taubman, cita la Knoedler, Hammer, Rosales e Freedman per un falso Clyfford Still.
Luglio 2013 Rosales viene accusata da una Corte federale di frode e riciclaggio di denaro, e di aver intenzionalmente venduto più di 60 dipinti falsi a due gallerie di New York.
Agosto 2013 Il «New York Times» identifica l’autore dei falsi: è Pei-Shen Qian, un immigrato cinese di 73 anni che vive nel Queens, a New York, il quale finisce sotto indagine ma non viene arrestato.
Settembre 2013 L’11 del mese scorso Freedman denuncia per diffamazione Marco Grassi, ex collaboratore, a seguito delle dichiarazioni di quest’ultimo riportate dal «New York Magazine», nelle quali la accusa di scarsa scrupolosità nell’autenticare le opere fornite da Rosales. Cinque giorni dopo Rosales ammette tutti i reati di cui è accusata. Rischia 99 anni di carcere oltre alla restituzione del denaro alle vittime dei suoi raggiri, circa 81 milioni di dollari (oltre 60 milioni di euro).