varie, 7 ottobre 2013
PALLINATO SU BARILLA E I GAY PER IL FOGLIO DEI FOGLI DEL 7 OTTOBRE 2013
«Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Per noi, la famiglia è quella classica dove la donna ha un ruolo fondamentale. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale: se a loro (gli omosessuali, ndr) non va bene la nostra pasta e la nostra comunicazione, possono scegliere un altro marchio di pasta, non si può piacere a tutti» (Guido Barilla, presidente dell’omonimo gruppo, ospite della Zanzara il 25/9). [1]
Gaffe globale. In pochi minuti monta una polemica incandescente, che trova nei social network colossali amplificatori. L’associazionismo gay lancia il boicottaggio dei prodotti della multinazionale alimentare (Barilla, Mulino Bianco, Voiello, Pavesi). «È un povero cretino» (Roberto Vecchioni). Per il ministro Cécile Kyenge «Barilla si commenta da solo». La commissaria Ue, Neelie Kroes: «Alcuni dei miei amici compravano la sua pasta...». [2]
Volantinaggi davanti ai supermercati, montagne di rilanci, parodie e sfottò a iosa. Il caso finisce pure nella campagna elettorale per il sindaco di New York: Chirlane McCray, moglie del candidato democratico Bill De Blasio, si fa fotografare al supermercato mentre sceglie un’altra marca. Esempio seguito sia dal marito che dal candidato repubblicano, Joe Lhota. [3]
I competitor gongolano. Misura, Buitoni e Garofalo prendono le distanze sui social network con messaggi del tipo: «Tutte le famiglie sono diverse... e a noi piacciono proprio per questo» (Misura). Oppure: «A casa Buitoni c’è posto per tutti». Etichettati però da Francesco Divella, secondo produttore italiano con il suo 10% di quota di mercato, così: «Operazioni di marketing. Io non azzanno un concorrente in difficoltà». [4]
Più conciliante Giuseppe Di Martino, titolare del pastificio dei Campi di Gragnano, che pure ha diffuso sul web il messaggio («L’amore non ha confini di genere»): «Massimo rispetto per Barilla, che ci rappresenta nel mondo. Abbiamo scelto di fare lo spot perché ci è stato chiesto da almeno 16 clienti, di cui sei esteri. Volevano sapere come la pensavamo sulla questione. Sa, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna è un tema molto sentito». [3]
Guido Barilla, 55 anni, primo di quattro fratelli (tutti in azienda), cinque figli, due dalla prima moglie, Federica Marchini (sorella di Alfio), e tre dalla seconda, Nicoletta Marassi. Presidente dal 1993, quando morì il padre Pietro. [1]
I numeri della Barilla nel 2012: 13 mila dipendenti nel mondo, 3,9 miliardi di euro di fatturato, 41 siti produttivi (13 in Italia), 2,5 milioni di tonnellate di beni alimentari prodotti, esportazioni in 100 Paesi. Solo a Parma, nello stabilimento di pasta più grande al mondo, vengono prodotti ogni anno 170 mila chilometri di spaghetti, pari a quattro volte il giro della terra. [5]
Luca Barilla:«Per noi della Barilla sono momenti drammatici, le dichiarazioni di Guido sono state riportate in tutto il mondo. Decine di nostri clienti internazionali ci hanno chiesto quale fosse il pensiero aziendale sulla questione e quali atteggiamenti avremmo tenuto con i consumatori appartenenti ad “altri mondi”. Il rischio è stato quello di essere buttati fuori dai loro negozi. Questa situazione avrebbe potuto rappresentare un danno molto grave all’azienda e alle migliaia di dipendenti, mentre l’azienda è incolpevole e le responsabilità sono individuali». [6]
Quello della comunità arcobaleno (oltre ai gay ci rientrano anche lesbiche, bisex, transessuali e transgender, comunemente nota con la sigla Lgbt) «non è un mercato “normale” né tanto meno “tradizionale”, visto che resiste agli urti della recessione ed è in continua espansione». [7]
Nel 1998 la «pink money» era pari a 560 miliardi di dollari. Oggi gli Stati Uniti, da soli, superano gli 800 miliardi (stime di Witek Communications). In poche parole significa che, nel mondo, i gay spendono almeno un triliardo di dollari. In Italia le ultime stime, che risalgono a qualche anno fa, parlano di un mercato da 25 miliardi di euro. [7]
Barilla sarà costretto a una parziale retromarcia già il giorno dopo, con un comunicato: «Mi scuso se le mie parole hanno urtato sensibilità: ho il massimo rispetto per tutti, volevo solo sottolineare la centralità del ruolo della donna nella famiglia». [8]
Alla fine chiederà platealmente scusa a tutti con un video, mettendoci la faccia (molto addolorata): «È chiaro che ho molto da imparare dal dibattito in corso sull’evoluzione della famiglia: ho sentito le numerose reazioni in tutto il mondo alle mie parole che mi hanno rattristato e depresso». [9]
Vladimir Luxuria inviterà alla pace: «Dopo l’ennesima dichiarazione dell’imprenditore, invito la comunità lesbo-gay-trans ad accettare le scuse. Credo che perdonare e sperare in un mondo migliore sia il modo per non guastarci l’appetito». [6]
Massimo Gramellini: «La logica sacrosanta del politicamente corretto impone di scagliarsi contro ogni offesa alla sensibilità delle minoranze. È che stavolta non si riesce a scorgere tanto bene l’offesa. Soltanto la scelta di un’azienda di concentrarsi sul “targe” – la famiglia tradizionale – a cui immagina di vendere i propri spaghetti». [10]
Sergio Romano: «Vi piacerebbe vivere in un Paese in cui chiunque osi dire in questa materia ciò che pensa è costretto a fare pubblica ammenda per le sue parole? A me no». [11]
Camillo Langone: «Guido Barilla è semplicemente un omosessualista moderato». [12]
(a cura di Francesco Billi)
Note: [1] La Zanzara, Radio24 25/9; [2] Francesco Alberti, Corriere della Sera 27/9; [3] Fabio Tonacci, la Repubblica 28/9; [4] Fabio Savelli, Corriere della Sera 29/9]; [5] Teodoro Chiarelli, La Stampa 9/10/2012; [6] Irene Maria Scalise, la Repubblica 29/9; [7] Cinzia Meoni, economiaweb.it 27/9; [8] La Stampa 28/9; [9] il Fatto Quotidiano 28/9; [10] Massimo Gramellini, La Stampa 27/9; [11] Sergio Romano, Corriere della Sera 2/10; [12] Il Foglio 28/9.