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 2013  ottobre 06 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA DEBOLEZZA DI BERLUSCONI


ROMA - "Mercoledì scorso si è chiuso un ventennio con un confronto politico molto forte". Lo dice il premier Enrico Letta, durante l’Intervista di Maria Latella su Skytg24, a proposito del voto di fiducia incassato dall’esecutivo. "E’ una pagina voltata in modo definitivo", aggiunge Letta, "io spingo perché ciò sia chiaro a tutti e non si torni indietro". "Berlusconi ha cercato di far cadere il governo - continua il presidente del Consiglio - e non ci è riuscito perché il Parlamento in sintonia con il Paese ha voluto che si continuasse. Ho preso un rischio perché non ho accettato mediazioni".
Loda poi il coraggio del vicepremier: "Alfano ha assunto una leadership molto forte e molto marcata, è stato sfidato ed ha vinto la partita". Ammette di "fidarsi molto dei cinque ministri del Pdl" che "hanno dimostrato saggezza". E spiega la sua esclamazione "Grande!" pronunciata quando Silvio Berlusconi ha annunciato in Senato che avrebbe votato la fiducia: "Era una battuta ironica, tutto mi sarei aspettato tranne quella giravolta".
Ma per Alfano, schiacciato in queste ore dalle pressioni dei "falchi" perché si vada subito a un Congresso, quello di Letta è un’uscita da respingere: "Non accettiamo e non accetteremo ingerenze nel libero confronto del nostro movimento politico. E questo vale anche per il presidente del Consiglio e per il segretario del Partito democratico", riferendosi anche alle parole di Guglielmo Epifani. "Dentro questo governo - sostiene Alfano - noi stiamo per difendere le nostre idee e i nostri programmi in primo luogo su tasse e giustizia e difendiamo così tutti i cittadini. E se una collaborazione c’è oggi è perché nessuno ha vinto pienamente le elezioni e Silvio Berlusconi ha intuito per primo l’importanza di una grande coalizione".
I temi economici. "Abbiamo conquistato la stabilità - dice ancora Letta - ora dobbiamo coglierne i frutti". E il discorso si sposta sui temi economici e del lavoro. "Ora c’è bisogno di fare le cose - spiega - . L’Iva è stata aumentata nel 2011 dal governo Berlusconi, era già nel bilancio dello Stato, adesso nelle prossime settimane presenteremo la legge di stabilità e attorno a quello lavoreremo per mettere ordine nelle aliquote dell’Iva".
Accenna poi alla riduzione del cuneo fiscale, che per Letta sarà il cuore della legge di stabilità. "Nel 2014 i lavoratori italiani avranno un beneficio in busta paga - annuncia - .Ne discuteremo con le parti sociali e ci saranno vantaggi anche per le imprese".
Finanziamento ai partiti. Letta conferma poi l’intenzione di andare fino in fondo sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, anche a costo di varare un decreto legge ad hoc. "L’autunno finisce il 21 dicembre - chiarisce- ed entro quella data se il Parlamento non avrà varato l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti il governo varerà un decreto legge".
Barroso a Lampedusa. In merito al naufragio di Lampedusa, Letta annuncia che "mercoledì mattina il presidente della Commissione Ue sarà nell’isola accompagnato dal ministro Alfano per rendersi conto di persona". Il problema, per il premier, nasce dal fatto che sono saltate le entità statuali sull’altra sponda. "Il nostro impegno - esplicita- oggi si chiama Libia, abbiamo intenzione di andare la’ e di fare assumere impegni stringenti a quel Paese".
Le dimissioni della Biancofiore. Letta ha chiarito la questione delle dimissioni di Micaela Biancofiore. Conferma di aver accettato le dimissioni presentate dal sottosegretario alla Semplificazione e allo Sport "perché dopo che i ministri le avevano ritirate lei le ha mantenute". La Biancofiore, da parte sua, replica chiedendo ad Alfano di intervenire "affinché renda noto se si tratta di una epurazione frutto di una precisa scelta politica o di mobbing".
Il congresso Pd. In chiusura, il premier ribadisce la sua equidistanza dalle posizioni dei candidati alla segreteria del Pd. "Non parteggerò per nessuno", torna a dire, ma ammette che Matteo Renzi ha dimostrato buon senso nei giorni della crisi di governo: "Renzi ed io abbiamo caratteristiche diverse - conclude - ,ma abbiamo imparato che abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità che va oltre le differenze caratteriali".
Le reazioni. Non si fanno attendere in casa Pdl le reazioni all’intervista del premier. Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, dice: "Non condivido affatto i giudizi espressi oggi dal premier. Anzi li trovo ingenerosi nei confronti di Berlusconi". Gli fa eco il senatore Altero Matteoli: "Trovo le parole del presidente del Consiglio molto gravi. Avrà pure le sue certezze sulla presunta chiusura dell’epoca berlusconiana e le sue convenienze a pensare ciò che ha detto. A me pare che corra troppo"."Condivido e sottoscrivo le parole del segretario Alfano. Letta ed Epifani farebbero bene a guardare in casa propria, anziché pontificare e sentenziare in quella altrui", incalza il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani. Mariastella Gelmini giudica invece "autolesionistiche" le dichiarazioni di Letta. Di toni "liquidatori", parla invece Maurizio Gasparri, mentre per Daniele Capezzone le parole "sprezzanti di Letta sono avvilenti".
Dal Pd si fa sentire Rosy Bindi che, intervistata da Sky, ammette riferendosi alla rafforzata alleanza tra Alfano e Letta: "’Alfetta’ è una buona macchina, ma ci vuole qualcosa di più forte per sostenere l’azione di governo". E a proposito del voto del Senato sulla decadenza del Cavaliere aggiunge: "Non temo il voto segreto per il comportamento del mio partito, ma capisco che in questo momento forzare il regolamento non sarebbe una mossa conveniente".

FITTO VUOLE IL CONGRESSO (REPUBBLICA.IT)
ROMA - Azzerare i vertici del Pdl e ripartire da un congresso nazionale. E’ la proposta di Raffaele Fitto che, in un’intervista al Corriere della Sera, introduce un nuovo tema di riflessione nella crisi di un partito ormai spaccato in due correnti, dopo lo "strappo" del voto sulla fiducia: i governisti alfaniani e i fedelissimi di Berlusconi. L’ex governatore della Puglia rivendica con forza una legittimazione democratica di colui che sarà il nuovo leader del Pdl-Forza Italia. L’eterno rivale di Angelino Alfano esce allo scoperto, si mette alla testa dei "lealisti" e tenta di evitare l’abdicazione della leadership al vicepremier.
La proposta di Fitto accende immediatamente il dibattito all’interno del partito. E scatena reazioni contrastanti sulla possibile introduzione di una forma decisionale inedita nel modus operandi berlusconiano, da sempre connotato in senso "padronale". Una forma, oltretutto, perennemente rifiutata anche dai falchi, che invece adesso provano a impugnarla contro Alfano, a suo tempo sostenitore delle primarie.
Da una parte, dunque, le "colombe" alfaniane, come Fabrizio Cicchitto, criticano l’uscita del "lealista", bollandola come "inopportuna", perché acuisce le divisioni: "Reputo che l’onorevole Raffaele Fitto vuole giocare d’anticipo e interrompere i colloqui e i tentativi di intesa unitaria", dice Cicchitto e aggiunge: "Infatti la sua proposta di azzerare tutte le cariche e di andare ad un congresso, del quale peraltro non esistono neanche le precondizioni materiali, se raccolta, rinchiuderebbe il Pdl in una sorta di sfida all’Ok Corral interna, del tutto autoreferenziale che assorbirebbe tutte le energie del partito in una sorta di permanente duello interno". Anche per la senatrice Simona Vicari la proposta dell’ex governatore pugliese nasconde la "volontà di accelerare ed esasperare quella frattura che Berlusconi sta tentando faticosamente di ricucire".
Ma molti altri accolgono invece di buon grado la provocazione di Fitto. Mariastella Gelmini gli riconosce il merito di "aprire una riflessione seria sulla linea del partito", perchè, nel segno dell’unità, "deve riaprirsi il circuito della selezione della classe dirigente attraverso la valorizzazione del merito e l’elezione dal basso". Ne è convinto anche il coordinatore Sandro Bondi, che auspica un "confronto approfondito e democratico" alla luce del sole. Per Gianfranco Rotondi le parole dell’ex governatore della Puglia fotografano la realtà di un partito spaccato: "Per evitare la scissione l’unica strada è azzerare ogni responsabilità". Gli fanno eco Giancarlo Galan, che sottolinea la necessità di "trovare una sintesi" e Daniele Capezzone, che parla di soluzione "intelligente e lungimirante". Sulla stessa linea anche Renata Polverini, Deborah Bergamini, Anna Maria Bernini, Alessandra Mussolini e Nitto Francesco Palma, che definisce il percorso suggerito da Fitto come "una strada di buon senso".