VARIE 5/10/2013, 5 ottobre 2013
ARTICOLI CHE IL CORRIERE DELLA SERA DEDICO’ ALL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE BOSSI-FINI IL 12 LUGLIO 2002
ALESSANDRA ARACHI
ROMA - Il Senato ieri a mezzogiorno ha detto sì: 146 volte sì, 89 volte no e tre senatori di Rifondazione comunista che per astenersi sono usciti proprio dall’ aula di Palazzo Madama e che subito dopo hanno rivolto un appello al capo dello Stato perché non metta la sua firma sotto quella legge che da ieri in Italia è la nuova legge sull’ immigrazione, con la gioia della maggioranza e l’ opposizione che minaccia battaglia e cerca tutti i mezzi possibili per fermarla, invocando la Costituzione o, come hanno fatto i Verdi, aggrappandosi all’ ipotesi di indire un referendum abrogativo. Da ieri la più severa legge Bossi-Fini ha preso il posto della Turco-Napolitano, approvata appena quattro anni fa. Prevede che a tutti gli immigrati che chiedono un permesso di soggiorno in Italia siano prese le impronte digitali, assegna più poteri alla Marina Militare per evitare sbarchi, mantiene strettamente legati i permessi di soggiorno ai contratti di lavoro, eleva di un anno il periodo necessario ad ottenere una carta di soggiorno. E non è servito a placare gli animi dell’ opposizione nemmeno quel decreto di «sanatoria» per gli stranieri che già lavorano, in nero, nel nostro Paese, quello che recepisce il famoso emendamento del centrista Bruno Tabacci approvato ieri mattina in Senato con un ordine del giorno assieme alla legge. Dopo poche ore è stato lo stesso premier a garantire su quel decreto. Non ha esitato Silvio Berlusconi alle domande dei cronisti nel Transatlantico di Montecitorio: «Abbiamo parlato di questo decreto proprio nel Consiglio dei ministri e si è trovato un accordo tra Bossi e Buttiglione. Ho la certezza che questo decreto si farà. Ritengo che succederà nelle prossime settimane, prima della pausa estiva». Ma l’ annuncio ha rinfocolato le ire della minoranza. E’ la voce della diessina Livia Turco, la «mamma» della precedente legge, quella che si leva per prima e per la protesta più forte: «Hanno fatto una legge dannosa e anche molto grave. E per cercare di riparare ricorrono alla sanatoria. Alla faccia della coerenza, proprio loro che sono andati al governo ingannando gli italiani e promettendo che avrebbero cancellato non solo l’ immigrazione clandestina, ma anche la sanatoria». Affila le armi Livia Turco, promettendo che sarà lei a ricorrere alla Corte Costituzionale per sottoporre questa legge a giudizio e assicurando che si darà da fare per coinvolgere tutte le forze democratiche per dimostrarne il contrasto con la nostra Carta. Ci prova Alfredo Mantovano a placare gli animi con le spiegazioni. Il sottosegretario agli Interni ha seguito passo passo la nascita e la crescita di questa legge alla Camera e ieri cercava di chiarire meglio anche il decreto di regolarizzazione per i lavoratori in nero: «Non è una sanatoria come quella che fu prevista con la legge Turco-Napolitano, bensì una regolarizzazione con tempi strettissimi che non si baserà sulla data di presenza dell’ immigrato sul territorio nazionale». Ma anche dalla Margherita le proteste arrivano forti e chiare. Patrizia Toia, senatrice ex-ministro per i Rapporti con il Parlamento, si chiede polemica. «Ma qual è la vera linea della maggioranza sull’ immigrazione? Quella sprezzante e poco rispettosa dei diritti delle persone che trova espressione nella Bossi-Fini? Oppure quella vergognosamente furba espressa dall’ ordine del giorno che attua una mega sanatoria per i lavoratori non in regola?» Quella «sanatoria», in realtà, è il frutto di un accordo faticosissimo trovato all’ interno della maggioranza. La soluzione di uno scontro tra la Lega di Umberto Bossi e i centristi di Carlo Giovanardi, un braccio di ferro tra linea dura e linea morbida che aveva portato il Governo sull’ orlo di una crisi di nervi, se non proprio istituzionale. E non è un caso che sia stato proprio il ministro Giovanardi ieri a prendere la parola sul decreto. «Governo e maggioranza hanno dato dimostrazione di grande equilibrio nell’ affrontare il delicato tema dell’ immigrazione», ha detto infatti. E ha aggiunto: «In questo quadro verrà data una positiva risposta anche al problema della regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari che hanno un rapporto di lavoro in essere». Tante le proteste arrivate dalle organizzazioni umanitarie (Amnesty International e Medici Senza Frontiere), e anche dall’ Alto Commissariato dell’ Onu per i rifugiati, principalmente legate al problema del diritto di asilo per il quale la legge, secondo loro, non garantisce gli standard necessari. Anche in questo caso è stato il sottosegretario Mantovano a replicare: «Il diritto di asilo non c’ entra con la legge sull’ immigrazione. E’ un problema delicato che verrà regolamentato con un decreto ad hoc». Alessandra Arachi HANNO DETTO LIVIA TURCO Legge dannosa e molto grave. Per riparare ricorrono alla sanatoria ALFREDO MANTOVANO Non sarà come nella Turco-Napolitano, la regolarizzazione avrà tempi strettissimi PATRIZIA TOIA È una linea sprezzante e poco rispettosa dei diritti delle persone
LE NUOVE NORME
ALESSANDRA ARACHI
ROMA - Non è soltanto un giro di vite per contrastare la clandestinità degli stranieri in Italia, grazie ad espulsioni più facili e alla Marina Militare che presidierà i mari per tenere lontane le «carrette» cariche di extracomunitari. La nuova legge sull’ immigrazione approvata ieri in via definitiva al Senato, ribattezzata Bossi-Fini, in realtà stravolge la filosofia delle precedenti norme, firmate Turco-Napolitano. Per capire: adesso gli immigrati che vogliono entrare in Italia dovranno avere pronto un contratto di lavoro. Prima no. Adesso, però, non potranno più fare affidamento sullo sponsor, quella figura che nella Turco-Napolitano si faceva carico di garantire per l’ ingresso dell’ extracomunitario grazie alla chiamata nominale. Ancora. Adesso per conquistare (o per rinnovare) il permesso di soggiorno gli immigrati dovranno lasciare le loro impronte digitali agli uffici di polizia. Il permesso di soggiorno durerà due anni e diventerà una sorta di «contratto di soggiorno», rimanendo legato ancora più strettamente al lavoro dell’ immigrato. Diventa più lungo il periodo per ottenere la carta di soggiorno, quella che non ha termine di scadenza: prima bastavano cinque anni di soggiorno regolari, ora ne servono sei. C’ è anche la sanatoria per le colf e per le cosiddette badanti nella nuova legge ma, al tempo stesso, in qualche modo viene bloccato il flusso di ingresso annuale degli extracomunitari. Ovvero: fino ad oggi ogni anno c’ era un decreto del presidente del Consiglio che decideva quanti immigrati potevano entrare nel nostro Paese. Adesso non più, il decreto diventa facoltativo e in linea teorica il premier può decidere che il numero degli immigrati sia uguale a zero. Più severe anche le regole per i ricongiungimenti familiari. Prima un immigrato poteva chiedere il ricongiungimento per i parenti fino al terzo grado. Da ora in poi potrà chiedere di essere raggiunto soltanto dal coniuge e dal figlio minore. Per far arrivare in Italia anche i figli maggiorenni dovrà dimostrare che siano a proprio carico, ma anche non in condizione di provvedere al proprio sostentamento. Per farsi raggiungere dai genitori, invece, dovrà dimostrare che in patria non ci sia nessun altro figlio in grado di mantenerli e, comunque, potranno arrivare qui da noi soltanto se ultrasessantacinquenni. Inasprimenti anche sulle espulsioni, oltre a una vigilanza molto più severa su tutti i «trucchi» usati per mascherare la clandestinità, a cominciare dal «falso» matrimonio messo in piedi solo per avere il permesso di soggiorno: una volta scoperto viene subito revocato. Come nella precedente legge lo straniero senza permesso di soggiorno verrà espulso per via amministrativa. Adesso potrà rimanere sessanta giorni nel centro di permanenza per essere identificato (prima soltanto trenta), con la differenza che al termine di questo periodo gli verrà «intimato» di andare via e avrà tre giorni di tempo per farlo, contro i quindici precedenti. Se torna in Italia commetterà un reato. Al. Ar.
IMMIGRAZIONE LA NUOVA LEGGE
COSA CAMBIA
IMPRONTE DIGITALI A tutti gli immigrati che chiedono il permesso di soggiorno o il suo rinnovo vengono prese le impronte digitali. La misura è in vigore da tempo in Belgio. Germania, Gran Bretagna e Austria contano di introdurla tra breve. In Europa esiste Eurodac, banca dati delle impronte digitali degli extracomunitari che vogliono entrare nei Paesi Ue. ENTRARE IN ITALIA Potranno entrare in Italia solo gli extracomunitari con la fedina penale pulita. Il visto d’ ingresso verrà rifiutato a chi potrebbe costituire un «pericolo per l’ ordine pubblico», come chi è stato condannato per traffico di stupefacenti, favoreggiamento dell’ immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione o dei minori. RESTARE IN ITALIA Solo chi possiede un contratto di lavoro può ottenere il permesso di soggiorno, di durata variabile (fino a 2 anni). Chi perde il lavoro può restare in Italia fino alla scadenza del suo permesso o per 6 mesi se il permesso scade prima. Il tempo di residenza necessario per avere la carta di soggiorno passa da 5 a 6 anni. La carta non ha scadenza L’ ALLOGGIO Spetta al datore di lavoro fornire un alloggio agli extracomunitari che assume. Devono inoltre essere assicurati gli standard minimi previsti per l’ edilizia popolare. La casa è stata finora un problema centrale: il 72 per cento degli extracomunitari vive in strutture sovraffollate. Oltre 600.000 sono oggi gli stranieri senza casa. QUOTE E SPONSOR La figura dello sponsor, prevista nella precedente legge Turco-Napolitano, non esiste più. Il decreto del presidente del Consiglio che fissa le quote di extracomunitari che possono entrare nel Paese diventa facoltativo e non ha una scadenza fissa. Per le richieste d’ asilo, gli enti locali che le accolgono vengono sostenuti dal ministero dell’ Interno. MARINA E SCAFISTI La Marina Militare ottiene più potere d’ intervento e più mezzi a disposizione per bloccare già in mare aperto le imbarcazioni che trasportano clandestini. Gli scafisti condannati possono avere riduzioni delle pene fino alla metà, se collaborano all’ incriminazione e alla cattura di organizzatori ed esecutori del traffico di clandestini. ESPULSIONI L’ extracomunitario sorpreso in Italia senza permesso di soggiorno viene espulso. Chi è privo di documenti viene portato in un centro di accoglienza dove per 60 giorni si tenta di identificarlo. Se questo non risulta possibile, l’ espulsione scatta entro tre giorni. Nell’ ultimo anno sono stati espulsi oltre 82.000 irregolari. L’ anno precedente erano 62.000. DATORI DI LAVORO S’ inaspriscono le sanzioni per i datori di lavoro in caso di irregolarità. Far lavorare extracomunitari privi del permesso di soggiorno, o con il permesso scaduto, può significare l’ arresto e la reclusione da tre mesi a un anno. Raddoppiano le multe, che per ogni lavoratore non in regola possono arrivare fino a 5.000 euro. COLF E BADANTI Ogni famiglia può regolarizzare una sola colf, mentre non è stato fissato alcun limite per le badanti, cioè per le persone che assistono handicappati o anziani. La dichiarazione di emersione, cioè la denuncia, va presentata entro due mesi dall’ entrata in vigore della legge, presso la Prefettura-Ufficio del governo per il territorio. RICONGIUNGIMENTI Possibilità di venire in Italia per il coniuge, il figlio minore, i figli maggiorenni o i genitori oltre i 65 anni dell’ extracomunitario in regola che non possano sostentarsi. Devono però essere a suo carico. I minorenni ammessi almeno per tre anni a progetti d’ integrazione ottengono il permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni.
LA REAZIONE (NEGATIVA) DEI VESCOVI
ELVIRA SERRA
«Ora temo la reazione di chi si sentirà sospettato, quasi d’ impaccio». Il cardinale Ersilio Tonini guarda avanti. Lui, come gran parte dei vescovi italiani, ha criticato in ogni modo la nuova legge. E ieri la Conferenza episcopale italiana si è limitata a ribadire quanto detto mentre era in corso la discussione parlamentare. Il suo presidente, il cardinale Camillo Ruini, in apertura dei lavori del Consiglio episcopale permanente, nel marzo scorso, aveva definito «discutibile sia il collegare in modo troppo stretto e automatico il permesso di soggiorno con il contratto di lavoro sia il limitare severamente le possibilità dei ricongiungimenti familiari». E aveva sollecitato un «approccio solidale e personalistico, per il quale, pur senza ignorare i pericoli, l’ altro, anche quando viene da lontano, è in primo luogo "prossimo", e non avversario minaccioso». Due mesi dopo, a maggio, durante l’ assemblea generale della Cei, il cardinale Ruini ancora una volta aveva sottolineato «le effettive possibilità di una dignitosa integrazione nel nostro tessuto sociale e civile» degli immigrati. Adesso, dopo l’ approvazione finale, le aspettative dei vescovi sembrano disattese. Lo dice con amarezza monsignor Alfredo Garsia, vescovo di Caltanissetta e presidente della Fondazione Migrantes, che evidenzia i punti deboli della legge approvata ieri dal Senato. «È opportunistica - spiega - basti pensare al tempo ridotto tra la perdita del lavoro e l’ espulsione: l’ immigrato non è nelle condizioni di trovarsi una nuova occupazione. E poi la questione delle impronte digitali è davvero discriminante, e lo sarà finché riguarderà soltanto gli immigrati». Il vescovo è critico anche verso i ricongiungimenti familiari, «troppo difficili». E prosegue: «Noi non ci illudiamo che le cose siano facili. Ma l’ immigrazione riguarda tutta l’ Europa e tutto il mondo. L’ Italia non può pensare di farcela da sola. Ormai la legge c’ è e dobbiamo sperimentarla. Questa, però, come tutte le leggi, è perfettibile: la nostra speranza, dunque, è che si possa perfezionare. La cosa certa è che la carità può scavalcarla». Più duro l’ intervento di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, che nell’ editoriale della rivista Mosaico di pace, a proposito della legge Bossi-Fini, scrive che «mette tra parentesi la persona: quello che interessa è che l’ immigrato lavori, non che esista come essere umano con una propria cultura o come cittadino. Avalla una mentalità secondo la quale l’ immigrato deve essere una merce da utilizzare. L’ immigrato è legalmente riconosciuto finché serve al capitale e poi può essere respinto al mittente». Di qui la speranza che «la Chiesa ufficiale italiana possa esprimere il proprio rifiuto sdegnato per questo pezzo di legislazione». Neppure il cardinale Tonini riesce a nascondere la preoccupazione. «Mi fa paura una cosa, come potrebbero reagire gli immigrati sentendosi diffidati? Per vivere insieme non basta l’ osservanza delle leggi, né una sorta di sufficienza economica. Bisogna che ci sia un’ intesa, che ci sia l’ integrazione, che uno si senta cittadino a pieno diritto e non "tollerato"». Elvira Serra
Serra Elvira
Pagina 3
(12 luglio 2002) - Corriere della Sera
MARIO PORQUEDDU
LE OPPORTUNITA’ Così colf e lavoratori potranno «emergere» La procedura per «chiamare» mano d’ opera dall’ estero Alcune norme approvate ieri regolano i rapporti di lavoro tra immigrati e datori di lavoro italiani. Imprenditori alla ricerca di mano d’ opera o famiglie che hanno bisogno di una colf. Ecco che cosa prevedono. IL CONTRATTO - «Contratto di soggiorno»: si chiama così il vecchio permesso. Sarà concesso solo a chi ha un lavoro e durerà 1 o 2 anni a seconda del contratto (a tempo determinato o indeterminato). Poi, se l’ immigrato avrà mantenuto l’ occupazione, inizierà la partita per il rinnovo. Se invece resterà disoccupato, potrà rimanere in Italia o fino alla data di scadenza del suo permesso o, se questa è inferiore a 6 mesi, per sei mesi a partire dal giorno in cui ha perso il lavoro (prima era un anno). CASA E VIAGGIO - All’ immigrato i datori di lavoro dovranno garantire la disponibilità di un alloggio. Ma era previsto anche dalle vecchie norme; la sola novità in questo caso è che il «padrone» si impegna a pagare l’ eventuale viaggio di ritorno del lavoratore nel suo Paese di provenienza. IL FUTURO - Con un ordine del giorno aggiunto al ddl il Senato ha impegnato il governo ad emanare un provvedimento per sanare la posizione degli extracomunitari irregolari che prestano lavoro subordinato in Italia. Per farlo, il datore di lavoro dovrà andare in posta e dichiarare che negli ultimi 3 mesi il lavoratore in questione ha prestato la sua opera presso di lui. Poi dovrà pagare i contributi relativi ai 3 mesi (circa 300 euro). Quindi spedire tutto alla Prefettura che esaminerà la pratica, valuterà se il lavoratore è «regolarizzabile» e, nel caso, convocherà entrambi per la stipula del contratto e il rilascio del permesso di soggiorno. Per i casi di emersione dal nero non saranno applicate le sanzioni previste dalla Bossi-Fini contro i «clandestini» e chi li impiega. Dopo la «sanatoria» chi farà lavorare persone prive di permesso di soggiorno, rischierà l’ arresto da 3 mesi a 1 anno e multe fino a 5.000 euro per ogni dipendente non in regola. REGOLARIZZARE LE COLF - Ogni famiglia potrà regolarizzare una sola colf, mentre non c’ è limite per le «badanti», e cioè per chi assiste handicappati o anziani. La denuncia dovrà essere presentata in prefettura entro 2 mesi dall’ entrata in vigore della legge. Che impedisce la regolarizzazione di chi in passato sia stato espulso per aver commesso reati o per soggiorno irregolare. CHIAMATE DALL’ ESTERO - E’ forse l’ elemento che complica di più la ricerca di mano d’ opera straniera. Per avere un lavoro regolare, infatti, l’ extracomunitario deve attendere nel suo Paese la chiamata di un imprenditore. Il quale, ammesso che ci sia un «decreto flussi» e il tetto di ingressi non sia esaurito, dovrà chiedere allo sportello unico per l’ immigrazione presso la Prefettura (o, finché non ci saranno, alle direzioni provinciali del lavoro) l’ autorizzazione all’ entrata del lavoratore. Se ne conosce qualcuno. In caso contrario, chiederà di assumere persone iscritte alle (poche) liste di lavoratori in attesa: ce ne sono, frutto di accordi bilaterali con Roma, solo in Albania, Tunisia e Marocco. Se dimostrerà di avere reddito sufficiente (per una colf, circa 90 milioni l’ anno) e garantirà un alloggio, lo sportello incaricherà la Questura di accertamenti sulla persona richiesta. Dopo l’ ok sarà rilasciata l’ autorizzazione al lavoro, l’ extracomunitario chiederà un visto alle sedi diplomatiche italiane nel suo Paese, verrà qui e avrà un permesso di soggiorno per lavoro. FORMAZIONE - Prima si poteva cercare lavoro in Italia anche con la sponsorizzazione, prevista dall’ articolo 23 della Turco-Napolitano, attuata solo a livello di esperimento e cancellata dalla nuova legge. Lo «sponsor» (anche uno straniero) pagava per un anno vitto, alloggio e assistenza all’ immigrato in cerca d’ impiego. Così sono entrate in Italia 15 mila persone nel 2000 e altrettante nel 2001 (gli aspiranti sponsor erano 10 volte tanti). Il nuovo articolo 23 prevede la possibilità di istituire «corsi di formazione» nei Paesi da cui partono gli immigrati. Chi li frequenta potrebbe entrare nelle liste da cui pescare operai all’ estero. A meno che non decida di entrare in Italia e cercare lavoro da solo. Mario Porqueddu I numeri QUANTI SONO Sono 1.236.355 gli extracomunitari regolari in Italia. Il Marocco è il Paese più rappresentato, con circa 160.000 persone. Seguono Albania e Romania. Numerosi anche i cinesi, i tunisini e gli slavi DOVE VIVONO Meta privilegiata il centro-nord. La Lombardia è la regione più ricettiva, con 308.408 stranieri. Segue il Lazio con 245.666 presenze. Poi vengono Veneto, Emilia Romagna e Toscana IL LAVORO Il 34 per cento lavora a tempo pieno, il 13 per cento a giornata e il 15 per cento part time. Uno su dieci è lavoratore stagionale. Il resto è in Italia per motivi di studio. Solo uno su venti è un piccolo imprenditore. La maggioranza svolge lavori manuali non qualificati o impieghi di basso livello
ROBERTO ZUCCOLINI IL GIORNO DOPO (13 LUGLIO 2002)
ROMA - Il giorno dopo l’ approvazione della Bossi-Fini sull’ immigrazione emergono alcuni dettagli su come verrà attuata la nuova legge. Dettagli non di poco conto che potrebbero diventare ufficiali a fine agosto insieme all’ atteso decreto sulla regolarizzazione degli extracomunitari che lavorano in nero. E così si viene a sapere che sull’ obbligo delle impronte potranno esserci alcune eccezioni. In altre parole si sta pensando di non rendere obbligatorio il rilievo dattiloscopico a categorie «speciali» come ad esempio quella dei non pochi religiosi (preti, seminaristi, appartenenti a congregazioni) presenti in Italia. O come quella dei calciatori e professionisti dello sport in generale. Si tratta solo di ipotesi allo studio che saranno messe a punto nei prossimi giorni, ma con il passare del tempo, spiegano al Viminale, si stanno rafforzando: «Ci sono categorie per le quali la certezza dell’ identità è resa più forte dalle circostanze». L’ altra soluzione di cui si parlava un mese fa e cioè quella dell’ esenzione per Paese (ad esempio per americani e giapponesi che pure sono extracomunitari) sarebbe invece scartata perché ritenuta «discriminatoria». Il sottosegretario all’ Interno Alfredo Mantovano continua a difendere la necessità delle impronte e annuncia che il governo sta pensando ad un’ accelerazione dello stesso provvedimento anche per gli italiani: «Entro la fine della legislatura sarà una realtà per tutti cittadini insieme alla carta di identità elettronica». Si tratta di una misura già prevista dalla legge Bassanini, ma che ora la maggioranza di centrodestra vuole attuare con decisione: «Si comincerà presto con un periodo sperimentale, poi il provvedimento sarà esteso a tutti al rinnovo dei documenti». Per l’ obbligo del rilievo dattiloscopico agli extracomunitari ci vorrà comunque del tempo prima che sia «a regime». Non solo perché le questure dovranno essere dotate di nuovi macchinari, ma anche per la concomitante regolarizzazione di colf, badanti e altri lavoratori in nero che porterà via non poche energie. Per questi ultimi ad esempio le impronte potrebbero essere prese solo fra un anno, vale a dire alla scadenza della verifica prevista dalla Bossi-Fini. Per i due tipi di regolarizzazione - colf e badanti da una parte, lavoratori in nero dall’ altra - le previsioni sono per un totale di 200 mila nuovi permessi di soggiorno, cifra nella media delle sanatorie anni Novanta che non hanno mai superato le 250 mila unità. Il decreto per gli immigrati che lavorano in nero nelle aziende, per il quale si è battuto con tenacia il ccd Bruno Tabacci, sarà varato all’ entrata in vigore della Bossi-Fini che potrebbe però slittare a fine agosto. Al Viminale si fa presente che dopo l’ approvazione del Parlamento i passaggi sono tanti (dal Quirinale alla pubblicazione nella gazzetta ufficiale) e comunque sarebbe arduo fare scattare una sanatoria in piena estate. Il testo del decreto si ispirerà all’ ordine del giorno approvato giovedì dal Senato e ricalcherà il sistema previsto per le colf (con i tre mesi di contributi arretrati a carico del datore di lavoro). Riguarderà tutti gli extracomunitari presenti in Italia al momento dell’ entrata in vigore della Bossi-Fini. Alla fine regolarizzarsi sarà quindi possibile a ogni categoria di lavoratori dipendenti. Non potranno invece farlo gli immigrati che lavorano in autonomia (come gli ambulanti), fattispecie che era prevista dalla vecchia Turco-Napolitano. Roberto Zuccolini I NUMERI E I CRITERI NUOVI PERMESSI Saranno 200.000 Per i due tipi di regolarizzazione previsti, (colf/badanti e lavoratori in nero) si prevedono circa 200.000 nuovi permessi di soggiorno: nella media delle sanatorie anni ’ 90 ECCEZIONI Religiosi e sportivi Si sta pensando di non rendere obbligatorio il rilievo delle impronte a categorie «speciali», come i religiosi (preti, seminaristi, appartenenti a congregazioni) e gli atleti professionisti USA E GIAPPONE Niente facilitazioni Un’ altra soluzione presa in considerazione era quella dell’ esenzione per Paese, ad esempio per cittadini americani e giapponesi, che pure sono extracomunitari. L’ ipotesi verrebbe però scartata in quanto ritenuta «discriminatoria». L’ APPLICAZIONE Tempi non brevi Prima che l’ obbligo del rilievo delle impronte agli extracomunitari sia «a regime» le questure dovranno essere attrezzate e dovranno ottenere anche la concomitante regolarizzazione di colf e badanti e altri lavoratori in nero. E per quest’ ultimi le impronte potrebbero essere prese solo fra un anno, alla scadenza della verifica prevista dalla Bossi-Fini
Zuccolini Roberto
DATI SUGLI IMMIGRATI - PEZZO USCITO IL 6 LUGLIO
RAFFAELLA CAMUCINI
Il loro numero sembrerebbe essersi ridotto. Gli immigrati in possesso di un regolare permesso di soggiorno, nel nostro Paese sono passati da un milione 388 mila del 2000 a un milione 362 mila alla fine dello scorso anno, secondo l’ anticipazione del dossier statistico della Caritas. Come se, per un anno, nessuno avesse varcato le nostre frontiere. La realt… preoccupante Š che molti sono diventati irregolari per l’ impossibilit… di raggiungere le condizioni minime di reddito necessarie per il rinnovo del permesso di soggiorno. Secondo il rapporto Ismu sulle migrazioni, che Š stato presentato nei giorni scorsi a Milano, considerando le varie fonti ufficiali (Inps, Commissione per l’ integrazione degli immigrati, Caritas), l’ occupazione regolare interessa dai 600 ai 700 mila stranieri in Italia, oltre al nutrito numero che svolge lavori a tempo parziale, determinato o stagionale. La distribuzione sul territorio Š squilibrata verso le regioni settentrionali: il 32,9 per cento dei lavoratori regolari si trova a Nord Ovest, il 26,1 per cento a Nord Est, mentre il 27,3 per cento vive al Centro e soltanto il 13,6 per cento ha scelto il Sud. La collocazione lavorativa degli stranieri in Italia Š atipica. Si tratta infatti, nella maggioranza dei casi, di occupazioni in aziende piccole, che risolvono in questo modo carenze di personale che bloccherebbero l’ attivit… produttiva. Non bisogna dimenticare inoltre la larga percentuale di immigrati che ha trovato un’ occupazione all’ interno delle famiglie, come collaboratori domestici e per l’ assistenza degli anziani. Ma il fenomeno pi— nuovo Š l’ aumento del lavoro autonomo, spia di una nuova volont… di crescita professionale e di dinamismo economico. Basti pensare che solamente a Milano a marzo 2001 erano pi— di 6 mila 200 gli stranieri che svolgevano un’ attivit… indipendente, con una forte predominanza di cinesi, egiziani e marocchini. Secondo la Caritas, considerando le nascite e i ricongiungimenti familiari, la presenza straniera regolare ammonterebbe a circa un milione 600 mila persone, circa il 2,8 per cento della popolazione, dato che dovrebbe servire a far superare certe paure da assediamento. N el corso della presentazione del rapporto Ismu, sono state premiate, con il patrocinio di ®Corriere Lavoro¯, due esperienze che riguardano il mondo dell’ immigrazione. Il primo riconoscimento Š andato all’ esperienza imprenditoriale di Muna Mohanna (nella foto a sinistra), una giovane donna libanese, in Italia dal 1989 che, dopo aver studiato e lavorato in un piccolo atelier, Š riuscita a realizzare a Milano il suo sogno di creare e distribuire una sua linea di moda, che porta il suo marchio. Ed Š riuscita a mantenere anche un forte rapporto con la sua terra d’ origine, dove fa confezionare i suoi modelli, dando cos impulso all’ artigianato locale. L’ altro premio Š stato assegnato al progetto ®Ali d’ aquila¯ realizzato dall’ associazione di volontariato e ®ong¯ Dokita, attiva sin dal 1970 intorno all’ opera di Fratel Clemente Maino. L’ organizzazione, costituita a Roma nell’ 88, si occupa in particolare di minori di strada di nazionalit… albanese, inserendoli in comunit… di recupero e offrendo una formazione professionale che possa aiutarli a inserirsi nel mondo del lavoro e nella societ…. ISMU/2Riconoscimenti e patrocinio ®Corriere Lavoro¯ Muna e la sua griffe, Ali d’ aquila vola alto
Camocini Raffaella
Pagina 9
(5 luglio 2002) - Corriere Lavoro