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 2013  ottobre 04 Venerdì calendario

BERNABE’, UN ADDIO DA 6,6 MILIONI


Il titolo Telecom Italia è tornato a salire nel giorno dell’addio del presidente di Telecom, ma la società avrà ora una bella matassa da sbrogliare in poco tempo e la partita sulla successione del manager resta ancora aperta. Poco dopo le 16 le dimissioni del presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, sono diventate effettive e il manager ha lasciato la sede di Telecom mentre i lavori del cda sono stati diretti dal vicepresidente Aldo Minucci, che ha assunto l’incarico di presidente ad interim anche se tutte le deleghe di Bernabè sono passate all’attuale ad, Marco Patuano. Quanto al successore, il cda «ha avviato il processo volto all’individuazione del nuovo presidente», poltrona per la quale resta in pole position il numero uno di Poste Italiane Massimo Sarmi, ma che probabilmente non sarà assegnato prima di gennaio, quando sarà chiaro anche cosa farà Telefonica in Telco. Bernabè riceverà dall’azienda 6,6 milioni per il suo passo indietro, 2,9 dei quali derivanti da un accordo di non concorrenza, e prima di lasciare ha inviato una lettera per ringraziare i dipendenti e per spiegare che la scelta delle dimissioni è stata presa per evitare «la spaccatura del cda» e «una paralisi dell’azienda». L’ex presidente ha poi sottolineato che «non c’è stata sufficiente attenzione da parte delle istituzioni per la salvaguardia di un patrimonio della collettività» e ha ribadito di aver rappresentato al cda «la necessità di dotare la società dei necessari mezzi finanziari a sostenere una strategia di rilancio». Problematiche che adesso dovranno in ogni caso essere affrontate («Il clima in consiglio non era allegro», ha commentato il consigliere indipendente Massimo Egidi), perchè di fatto adesso si aprirà per la società una fase delicatissima sia dal punto di vista industriale sia da quello della governance. Chi si è lanciato a testa bassa nella vicenda è Corrado Passera, secondo cui sul caso Telefonica «è stato fatto un pasticcio totale». L’ex numero uno di Intesa Sanpaolo ed ex ministro dello Sviluppo Economico, ha invitato a non fare «ulteriori pasticci» come il ricorso alla golden share e invece piuttosto «di fare con la rete Telecom quello che è stato tatto con Terna e poi con Snam», ossia la separazione. In particolare, se dovesse completarsi l’operazione Telco-Telefonica, secondo Passera la società iberica «difficilmente considererà l’Italia come una sua priorità». Diversa la posizione del presidente di Vodafone Italia, Pietro Guindani secondo cui «la nazionalità dell’azionariato non è un elemento discriminante», mentre Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind, ha affermato che lo scorporo della rete Telecom «sarebbe un progetto di buon senso e potrebbe creare valore per il sistema Paese», aggiungendo che Wind «potrebbe partecipare conferendo i suoi asset e prendendo una quota di minoranza». Tutto questo mentre prosegue l’attività di governo e Parlamento con l’obiettivo di un intervento della politica sui temi più caldi per Telecom. Sulla possibilità dell’abbassamento della soglia sopra la quale diventa obbligatoria l’opa il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Barena, ha risposto che «sarebbe sbagliato dire che non ci si sta pensando, ma anche dire che abbiamo un orientamento definito». Al di là delle questioni riguardanti azionariato e rete, resta la necessità ancora più stringente di immettere liquidità. La posizione di Bernabè, forse persino un po’ tardiva, riguardava l’inevitabilità di un aumento di capitale, pensiero che è stato tra i motivi di frizione con l’attuale azionariato ma che ieri ha ricevuto il plauso del presidente della Cdp, Franco Bassanini, che ha giudicato la proposta di Bernabè «molto comprensibile» perché «l’azienda ha bisogno di un aumento di capitale», aggiungendo che la missione di Cdp «e quella di finanziare le infrastrutture» e non quella di «ridurre l’indebitamento di società che hanno un problema di ricapitalizzazione». A Telecom servono quindi capitali, ma non si capisce cosa succederà della rete («sulla separazione è calata una cappa misteriosa perché non se ne parla più», ha detto Cardani) nè è chiaro se il governo interverrà nella vicenda e, nel caso, con che modalità, motivo per cui non è nemmeno facile scommettere sul fatto che Telefonica rileverà il 100% di Telco a gennaio. Una situazione complessa che secondo il consigliere Gaetano Miccichè (dg e responsabile del corporate di Intesa Sanpaolo,) resta però gestibile. «L’azienda ha un potenziale e ci sono i presupposti perché il rilancio possa avvenire» e confido «che il management attuale sia in grado di sviluppare tutto questo». Una fiducia che non sembra avere il magnate egiziano Naguib Sawiris, che a novembre aveva bussato alla porta di Telecom manifestando l’interesse di sottoscrivere azioni di nuova emissione ma che il primo ottobre ha acceso una posizione corta sullo 0,6% del capitale di Telecom. In pratica il magnate scommette su un ribasso del titolo, perché trarrebbe profitto dal suo investimento solo in caso di calo delle quotazioni. Cosa che ieri non è avvenuta, visto che Telecom ha chiuso in rialzo dell’ 1,66%, a 0,644 euro.