Giampaolo Visetti, la Repubblica 4/10/2013, 4 ottobre 2013
BOLT, IL PICCIONE SUPERVELOCE CHE FA LITIGARE EUROPA E CINA
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO
Bolt è stato liberato dopo quasi tre mesi, ma i suoi compagni restano dietro le sbarre. Pechino non vuole sentire ragione: o qualcuno paga la cauzione dall’Europa, oppure le celle non si aprono. Gli arrestati però sono 1200 e la retata, scattata in luglio, diventa ora un caso internazionale che imbarazza ambasciate e ministeri. In ballo ci sono campioni di velocità che valgono un patrimonio: l’inattività forzata può escluderli dalle competizioni, troncare carriere, far crollare quotazioni. L’ira della Cina questa volta non investe gli esseri umani, meglio se aspiranti ad una certa idea della libertà, ma creature che godono di un mercato assai più florido. Sotto chiave c’è un esercito di piccioni viaggiatori, a buon diritto considerati pennuti dalle uova d’oro.
Bolt, la star rilasciata dopo un estenuante braccio di ferro con Bruxelles, era stato battuto all’asta per 310 mila euro. Un buon investimento, altro che il fulmine giamaicano: vola a una velocità di crociera di 100 chilometri all’ora e in un giorno taglia traguardi posti a mille miglia dalla colombaia. Anche i suoi colleghi, ancora imprigionati, non sono propriamente volatili da brodo. Blue Prince vanta un prezzo di listino di 156 mila euro, Euro Diamonds tocca i 170 mila. Il resto è uno stormo tutto oltre quota 50 mila, intesi come renminbi.
Dietro lo scandalo delle “penne di platino” che oppone la Cina all’Europa, millenni di tradizione in Occidente e qualche anno di rinnovata follia dell’Oriente. I piccioni viaggiatori, dall’Atene di Socrate alla Roma di Giulio Cesare, come messaggeri di guerra hanno mietuto onori e scritto la storia. Ancora nell’Ottocento, Julius Reuter, inventore delle agenzie di stampa, li assumeva per accelerare la metamorfosi di un fatto in una notizia. In Cina, dove giocare resta sinonimo di vivere, sono arte dalla dinastia Ming. I cinesi sanno che tutto appartiene al cielo e trascorrono anni a curare il canto e il volo degli uccelli. Il colombo è l’imperatore e 300 mila appassionati non badano a spese, per testare la misteriosa capacità delle loro cellule di orientarsi seguendo il campo magnetico terrestre. Ritorno di fiamma riservato a post-rivoluzionari milionari. Mao Zedong, durante il “Grande Balzo in Avanti”, dichiarò i colombi fuorilegge, vizio capitalista, e la strage si estese fino ai passeri. Oggi però anche i compagni rossi sfrecciano al volante della “Rossa”, esibire è glorioso, e farsi il colombo da gran premio è un’ossessione condivisa con i rivali di Giappone e Taiwan.
Lo scontro sui bolidi dell’aria, orfani della posta, abbandona dunque i campi di battaglia e ruota tutto attorno al business.
Tre mesi fa, quando i 1200 piccioni europei, lasciato il Belgio natìo, hanno tentato di oltrepassare la Grande Muraglia, gli acquirenti cinesi hanno dichiarato un valore medio di 99 euro a becco. Una miseria, se per una colombina da riproduzione l’armatore Hu Zhen ha scucito 328 mila dollari. Espedienti suggeriti dai dazi, dalle tasse sulle importazioni e dai “regali” pretesi da doganieri, sempre più esigenti in tempi di influenza aviaria. Bolt e le altre frecce, dalle scatole in velluto confezionate ad Anversa, sono precipitati così nelle meno confortevoli gabbie per polli made in China e stuoli di diplomatici e prìncipi rossi, nonostante gli affanni, ancora non riescono a restituirli alle nuvole.
A Pechino è volato Nikolaas Gyselbrecht in persona, magnate della “Pipa”, la Pygeon Paradise, super-potenza delle case d’aste per piccioni, capace di vendere 217 pezzi in una seduta, alla modica cifra di 1,4 milioni di euro. Sul piatto, gli interessi del mercato, libero e illegale: safari transcontinentali e gare d’orientamento, tornei di volo con premi da 1,7 milioni di euro, sprint su tre distanze, scommesse clandestine e fiere di allevatori di pulcini pagati più di allenatori di calcio. Per ora è uscito solo Bolt, 400 turbo-uccelli risultano in via di rilascio, per gli altri resta un fine pena mai. Cina ed Europa mai così lontane: ci vorrebbe un buon piccione per aiutarle a dialogare.