Laura Della Pasqua, Il Tempo 3/10/2013, 3 ottobre 2013
ORA IL GOVERNO È A CACCIA DI 14 MILIARDI
Incassata la fiducia, il premier Enrico Letta vuole procedere spedito per il varo della legge di Stabilità. Entro il 15 ottobre il documento va presentato a Bruxelles. Nel discorso per la fiducia, Letta ha già indicato le priorità: calo della pressione fiscale e misure per rilanciare l’occupazione.
Due sono gli appuntamenti che attendono il governo: la manovrina di aggiustamento dei conti pubblici per far rientrare il deficit sotto il 3% del pil dal 3,1% attuale e la legge di Stabilità con le misure per il 2014.
I lavori sono a buon punto. Se Berlusconi non avesse aperto la crisi di governo, la manovrina sarebbe stata varata al rientro di Letta dagli Stati Uniti. Ora, saldo in sella, il governo può procedere spedito. La manovrina vale 1,5-1,6 miliardi e servono quasi 270 milioni necessari per l’operatività dei militari impegnati all’estero. Altrettanto rapidamente dovrebbero arrivare il rifinaziamento delle missioni internazionali di pace (la dote è ferma alle risorse stanziate fino al 30 settembre), i fondi per l’emergenza emigrazione (circa 200 milioni), già previsti dal decreto Iva poi bloccato dalla crisi che si è abbattuta sul Consiglio dei ministri della scorsa settimana. Così come quelli per rafforzare la Cig in deroga per gli ultimi tre mesi del 2013 (400 milioni). Anche in quest’ultimo caso l’intervento potrebbe essere varato a breve. Complessivamente si tratta di misure per circa 3,5 miliardi se si considera anche la seconda rata dell’Imu.
Queste misure potrebbero essere varate a ridosso della legge di Stabilità. Il forte consenso ottenuto da Letta con il voto di fiducia nelle Camere, può consentire al governo di mettere a punto misure strutturali e di sviluppo. Lo ha anticipato lui stesso nei discorsi al Senato, prima e poi alla Camera. Il presidente ha lasciato intendere che per la legge di Stabilità, il Parlamento avrà un ruolo importante. «Il tempo che abbiamo perso in queste settimane purtroppo pesa, arriviamo con il fiatone alla scadenza del 15 ottobre» per la legge di stabilità e perciò «il Parlamento dovrà aggiungere ciò che non riusciremo a mettere nella prima versione».
Tra manovrina e ex Finanziaria il governo deve trovare circa 10 miliardi. La Service Tax che servirà a mettere a punto una nuova Imu incorporata alla Tares vale circa 2 miliardi. Il che significa che il peso della nuova imposta sugli immobili unita a quella per i servizi, sarà inferiore alla somma delle due ora vigenti. Il governo poi intende anche allentare il patto di stabilità dei Comuni per un valore di circa un miliardo. Altri 3 miliardi serviranno per il pacchetto fisco; ovvero l’aumento delle detrazioni fiscali e la riduzione del cuneo fiscale. Per abbassare il costo del lavoro, l’ipotesi allo studio è di una riduzione dei versamenti delle imprese all’Inail. A questi capitoli si aggiunge la voce delle spese indifferibili, quelle che il governo non può evitare come per grandi opere già avviate o per il trasporto pubblico. Il costo è di circa 4 miliardi.
Il punto interrogativo che ancora non ha trovato una risposta è quello delle coperture. Il rincaro delle accise non piace a nessuno perchè si trascinerebbe dietro una serie di aumenti a catena che vanificherebbero di fatto il minor peso fiscale che si vorrebbe ottenere con la Service Tax e l’aumento dei salari per il taglio del cuneo fiscale.
Sul tavolo dei tecnici del ministero del’Economia ci sono una serie di ipotesi alternative ancora da approfondire. A cominciare dalla fissazione di fabbisogni standard per i Comuni. Poi una sfoltita drastica alle agevolazioni fiscali unita a una severa spending review. Non solo tagli alle spese dei ministeri ma anche, tra le ipotesi, un ridimensionamento del numero dei tribunali e delle università con un accorpamento nei grandi centri urbani.
Una partita a parte è quella della seconda rata dell’Imu sulla prima casa prevista per metà dicembre. L’intenzione del ministero dell’Economia sarebbe di farla pagare assicurandosi così un gettito di 2,4 miliardi. In alternativa l’imposta verrebbe circoscritta solo alle case di pregio, con un gettito di circa 1,6 miliardi.
Nessuna possibilità di un passo indietro per l’aumento dell’Iva. Il ministro Saccomanni è stato chiaro: «È già legge, è il decreto legge del 2011 che portava l’Iva a questo livello. Non c’è niente da fare».
Laura Della Pasqua