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 2013  ottobre 03 Giovedì calendario

PERISCOPIO


Grillo non conosce l’uso delle posate ma ben sa il prezzo dell’argenteria. Umberto Silva, psicanalista. Il Foglio.

Alla cena a casa Scalfari mancava solo Papa Francesco. Lo aspettavano per il caffè ma poi ha dato buca. Tutti gli altri erano lì. Il signor Presidente della Repubblica, il Signor Presidente del Consiglio dei ministri, il Signor Presidente della Banca centrale europea. Ora, uno può invitare a casa sua chi vuole e chiunque è padrone di accettare qualsiasi invito. Tuttavia qualsiasi cosa sia accaduta, qualsiasi cosa sia stata detta in quella cena, per il solo fatto che si sia svolta nella casa privata di un campione politico, oltre che giornalistico, impone uno stato d’allarme. Il capo dello Stato, il capo del Governo, il capo della Bce hanno accettato di riunirsi sotto la tenda del canuto maresciallo di uno dei due eserciti in battaglia per brindare e fare piani. Paolo Guzzanti. Il Giornale.

I direttori dei grandi quotidiani italiani erano tutti riuniti con le mani giunte al Tempio di Adriano a Roma, su invito del cardinal Ravasi, insigne biblista, trombato eccellente all’ultimo conclave ma popolarissimo su Twitter. Formazione: Roberto Napoletano del Sole 24 Ore, Mario Calabresi de La Stampa, Ferruccio de Bortoli del Corriere, Emilio Carrelli di Sky, Virman Cuzenza del Messaggero e, per Repubblica, Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari (la Santissima Duità secondo il nuovo modello vaticano con Papa ed ex Papa). Ravasi era molto cool, ha spiegato che Gesù era un twittatore perfetto: scandiva frasi di 140 caratteri o anche meno ed era anche un ottimo sceneggiatore (solo che le fiction le chiamava parabole). Ma il cardinale Scalfari, abituato ad abbattere ogni domenica i lettori con encicliche da mezzo milione di caratteri, spazi esclusi, non raccoglie. E ricorda quando faceva gli «esercizi spirituali» probabilmente nel casinò di cui era croupier da giovane. Poi aggiunge: «Devo molto ai gesuiti, ma sono innamorato dei francescani». Specie dopo aver venduto la sua quota di Repubblica-Espresso a De Benedetti con una novantina di miliardi di lire. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.

Sogno un Pd che non ha paura di prendersi i voti dei 5Stelle, che va a prendersi i voti dell’altra parte. Con chi ha votato Berlusconi, un partito non può avere la puzza sotto il naso, perché poi, al governo, c’è Alfano. E io preferisco prendere quei voti anziché avere il voto di Brunetta. Matteo Renzi. Festa Dem di Modena.

Io e Mastella fummo tra i pochi che andarono a sostenere Andreotti subito dopo la prima condanna. In certe vicende si dà la cifra di se stessi. E non per convenienza. È lo stesso motivo per cui, dopo molto tempo che non lo sentivo, recentemente ho chiamato Berlusconi. Il calcio dell’asino è uno sport molto praticato in Italia, ma lo lascio ai tanti beneficati che improvvisamente vorrebbero sbranare Silvio. Pier Ferdinando Casini. Sette.

Dopo il ’68 l’umorismo puro, quello che si concede generosamente senza sentirsi al servizio di una seriosissima Causa, perde il suo prestigio e viene bollato come superficiale «qualunquismo» o vile «disimpegno». Dopo il ’68, quindi, passato il tumulto rigenerante della liberazione anarchica e antiautoritaria, cala plumbeo sulla cultura italiana il grande gelo del dogmatismo, delle disciplina militare, dell’ideologismo fanatico. Come un rullo compressore che schiaccia tutto ciò che è tagliente, arguto, sapido, smagliante (in due parole: «intelligente» e «ironico») i funzionari della dottrina dichiararono superata l’epoca dell’umorismo. Pierluigi Battista. Corsera.

Ciò che fa correre un giornalista è il senso di svolgere una missione di interesse pubblico. I peggiori estorsori di confidenze o di foto della vittima al momento della comunione ne sono convinti. Il pubblico ha il diritto di sapere, il giornalista ha la missione di farglielo sapere. Françoise Giroud, Leçons particulières. Fayard.

Si allarga la forbice retributiva tra i manager e i dipendenti. Giusto ma, per fortuna, ci sono ancora operai che vanno in crociera. Giusto, ma l’80% degli italiani possiede una casa. Giusto, ma nel nostro paese si spendono 1.600 milioni di euro l’anno per nutrire gli animali domestici. E i giocattoli elettronici sono «beni di cittadinanza» anche per le colf esotiche. È vero: siamo tutti impoveriti, rispetto alle nostre abitudini e alle nostre aspettative. Ma da dove veniamo? Qualche volta, al bar, qualcuno domanda: in quale epoca avresti voluto vivere? E le risposte variano dall’antica Roma al Rinascimento, al Settecento. Sì, però in quei tempi dovevi essere console, vescovo o, almeno, marchese, ma è probabile che il tuo antenato sarebbe stato servo o contadino poverissimo. Giuliano Zincone. Il Foglio.

Sapete voi che differenza c’è fra «Aah!» e Oooooh...»? Risposta: circa cinque centimetri. Coluche, Pensèes et anecdotes. Le Cherche Midi.

Ho avuto la fortuna di non essere educato dalle donne. E per questo che, per me, molti uomini sono deludenti. L’unica pastiglia che puoi vedere in casa mia è l’Aspirina. Il Viagra non so manco com’è fatto. Enrì Gianpaolo, 72 anni, genovese, sbandato per scelta. il venerdì.

Mia madre, ambiziosetta, mi mandò, prima dalle suore inglesi e poi al liceo Visconti: otto anni tra ginnasio e liceo. Frequentato da gente chic. Ero il solo a evidenziare un certo complesso di inferiorità. Vestivo male, portavo i maglioni dismessi da mio padre. Devo dire che i compagni di classe non avevano atteggiamenti di superiorità, erano i professori a discriminarmi un po’. Cercavo il riscatto negli studi. Mi mostrai bravo in latino e greco. Un professore di storia dell’arte (che è poi morto combattendo contro i tedeschi sotto le mura di San Paolo) ci aprì la testa leggendoci I fiori del male di Baudelaire e Le elegie duinesi di Rilke. Cominciai così ad amare la letteratura. A 16 anni scrissi le mie prime poesie che Ungaretti, con mia sorpresa, pubblicò sulla Fiera letteraria. A giugno, quando finiva la scuola, con i compagni andavamo a fare il bagno nel Tevere. Luca Canali, latinista. Repubblica.

Umberto Eco: la pietra di Pappagone della cultura italiana. Marcello Marchesi, Il Dottor Divago. Bompiani.

Dio non esiste e noi siamo il suo popolo eletto! Woody Allen.